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Sul nuovo stadio avanza l'ipotesi del cantiere a stralci

Tardini, concessione prorogata per due anni al Parma

Tardini, concessione prorogata per due anni al Parma

di Giuseppe Milano

25 Marzo 2025, 03:01

Sulla scrivania dell'amministratore delegato del Parma Federico Cherubini il fascicolo più in vista resta logicamente quello della permanenza in serie A, ma negli ultimi giorni si è lavorato, e non poco, anche sui dossier dedicati allo stadio Tardini e a Collecchio.

La delibera di Giunta
Nel fascicolo sull'«Ennio» c'è una prima novità importante. La Giunta ha infatti deliberato di prolungare di altri due anni la gestione dell'impianto al Parma calcio. L'attuale concessione (anzi subconcessione visto che l'impianto è in primis affidato a Parma Infrastrutture Spa) scadeva infatti a giugno di quest'anno e si è deciso di prorogarla sino a giugno del 2027. La scelta, si legge nel documento licenziato dall'amministrazione Guerra, nasce dalla necessità di consentire al club crociato, «nelle more della conclusione del procedimento autorizzativo di ammodernamento, costruzione e riqualificazione dell'impianto sportivo, di continuare a svolgere al suo interno l'attività sportiva e tutte le attività accessorie complementari così come individuate nella concessione del 2018». La delibera era necessaria per permettere al club di iscriversi al prossimo campionato. Per poter disputare un torneo una squadra deve avere, come è ovvio, la disponibilità di uno stadio a norma per i match casalinghi. Avere in concessione il Tardini (che, va ricordato, al momento non ha bisogno di lavori di adeguamento e tanto meno deroghe) era quindi fondamentale.

Il progetto a stralci
Ma nel fascicolo stadio ci sarebbe un'altra nota ugualmente importante per il futuro dell'impianto, richiesta per prima avanzata dal Comune di Parma. Si potrebbe immaginare come una sorta di appunto a margine con la scritta «a stralci». Il nuovo Tardini potrebbe infatti non essere più realizzato con un unico cantiere ma «per parti». Anche se per ora è un'ipotesi, è sempre valida quella del cantiere unico, si fa avanti l'idea di una costruzione «pezzo per pezzo» per permettere così di poter continuare l'attività senza dover fare affidamento per due anni, o forse più, ad un impianto alternativo. A dare la propria disponibilità alla proposta municipale sarebbe stato il nuovo amministratore delegato. A Cherubini infatti non è mai piaciuta l'idea di trasferirsi a Piacenza, l'ultima ipotesi rimasta sul tavolo in caso di cantiere unico, dopo quella già accantonata di uno stadio temporaneo in provincia. Fidenza, Noceto, Sorbolo, Mezzani e Monticelli sono tutte location che il club ha preso in considerazione, e tutte sono state valutate dai tecnici, ma nessuna ha superato l'esame, oltre all'importante esborso economico.

Nei prossimi giorni, con il ritorno del presidente Krause in Italia (è atteso a Parma nella settimana compresa fra il 31 marzo ed il 6 aprile) ci potrebbe essere così il summit con il sindaco Guerra e l'assessore Bosi dove potrebbe essere esplicitata la possibile nuova modalità di esecuzione del progetto, con anche gli eventuali tempi di consegna delle modifiche alla costruzione del nuovo Tardini.

La conferenza dei servizi
Un diverso «modus operandi» che (è probabilmente quanto si auspicano Comune e Parma calcio) potrebbe anche non comportare la necessità di dover convocare una nuova Conferenza dei servizi. Se infatti le novità apportate alla documentazione già depositata saranno considerate solo di natura procedurale, cioè su come realizzare il progetto e non sul progetto stesso, allora la normativa potrebbe anche permettere all'attuale Conferenza di esplicitare il proprio parere. E questo ovviamente ha un peso sui tempi di realizzazione del nuovo Tardini. Se infatti l'iter dovesse ricominciare da capo per veder partire il cantiere si dovrebbe attendere almeno un anno in più.

Ma di tempistiche è prematuro parlare. Saranno fondamentali le modifiche che presenterà il Parma calcio. Sapere insomma se sarà davvero «frazionata», mese per mese, la costruzione dei nuovi spalti, proprio come successo a Bergamo con la squadra di casa costretta a «emigrare» solo per poche partite. Per la gioia dei suoi tifosi.

Giuseppe Milano

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