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Radioterapia

D'Abbiero: «Parma è lanciata verso il futuro»

D'Abbiero: «Parma è lanciata verso il futuro»

di Claudia Olimpia Rossi

29 Marzo 2025, 03:01

Il convegno nazionale «Stati Generali della Radioterapia oncologica», ieri a Roma, ha acceso i riflettori sull’importanza della branca medica che offre trattamenti efficaci e spesso risolutivi nella cura dei tumori. Ne abbiamo parlato con Nunziata D’Abbiero, direttrice di Radioterapia oncologica e del dipartimento Oncoematologico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Quali sono i dati emersi, su scala nazionale, dagli Stati Generali?

«A causa della carenza di specialisti e per difficoltà d’accesso alla terapia, il 50% dei pazienti resta senza cura. Nonostante il 60% dei malati oncologici necessiti di trattamenti radioterapici, solo il 30% ne beneficia. Occorre valorizzare la radioterapia oncologica, con la quale arriviamo anche a sconfiggere la malattia senza bisogno di ricorrere alla chirurgia. In Italia, rispetto ad altri Paesi Ocse, abbiamo ancora molta strada da fare. L’accesso alla radioterapia è limitato da molte barriere: disponibilità tecnologica e di personale, ostacoli culturali. Non sempre c’è una discussione multidisciplinare delle situazioni cliniche, per indirizzare il paziente al percorso corretto secondo linee guida internazionali. La radioterapia, poi, comporta una riduzione della spesa farmacologica».

Qual è la situazione della Radioterapia oncologica all’Ospedale di Parma?
«Dal 2014, anno in cui entrai nell’Aou di Parma, è stato compiuto un notevole upgrade. Partivamo con un solo acceleratore lineare (il macchinario usato per la radioterapia): oggi siamo a tre. Questo ha reso possibile accorciare i tempi di attesa, passando da alcuni mesi ad una ventina di giorni. L’incremento dei cicli di trattamento annui è stato notevole: da 700 agli attuali 2200. Le nostre macchine lavorano 12 ore al giorno. Da 4 medici oggi ne abbiamo 10, i tecnici sono 17, con dieci unità in più. In questi anni abbiamo implementato la ricerca, driver importantissimo di crescita. Su alcune metodiche abbiamo i numeri più alti in regione. Ci posizioniamo tra i Centri che fanno più Radioterapia Stereotassica. Impiegata a scopo ablativo, quasi come un bisturi, agisce su alcune patologie come trattamento risolutivo, mentre in altre situazioni cliniche permette di ablare lesioni metastatiche, migliorando anche l’efficacia farmacologica e la qualità di vita. Ci stiamo confrontando con gruppi europei di ricerca. Credo da sempre nella mia specialità, perché ho visto che può fare la differenza nel percorso di cura oncologica. Parma ha colmato il gap ed è lanciata verso il futuro».

Cos’ha reso possibile questo miglioramento?
«Dobbiamo dire grazie alla nostra città. E’ importante sottolineare che il terzo acceleratore lineare è stato acquisito con fondi di Cariparma, fondi di Munus, lasciti testamentari privati e il contributo dell’Azienda ospedaliera di Parma. I progressi non si fanno da soli. Ringrazio tutto il mio team, i colleghi e il sistema Ospedale. Auspichiamo il sostegno delle istituzioni, in primo luogo di Regione e Stato, perché una branca come la Radioterapia Oncologica deve mantenere il passo con l’innovazione».

Dagli Stati Generali è emersa la carenza d’iscritti alle scuole di specializzazione in Radioterapia. Come incoraggiare l’accesso dei giovani medici?
«La Rto in Italia soffre ancora di uno stereotipo che la ritiene limitata a scopi palliativi. I percorsi formativi verranno migliorati. Io consiglio ai laureandi in Medicina di venire a trovarci per capire quanto è affascinante questa disciplina e quanto bene può fare ai malati oncologici».

Claudia Olimpia Rossi

© Riproduzione riservata

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