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Missione francescana

Alla mensa di Padre Lino si cucina insieme

Alla mensa di Padre Lino si cucina insieme

di Laura Ruggiero

31 Marzo 2025, 03:01

L’odore di spezie e sughi si mescola nell’aria della mensa di Padre Lino, trasformandola in un crocevia di culture e tradizioni.

Tra i tavoli imbanditi, lingue diverse si intrecciano in un’unica grande conversazione, fatta di sorrisi, gesti e racconti di vita. Ognuno dei partecipanti ha cucinato qualcosa, mentre i primi sono stati offerti dalla mensa. Un momento per riscoprire il valore autentico della convivialità, che si inserisce in un progetto più ampio: la missione francescana, iniziata il 27 marzo e destinata a proseguire per 12 giorni.

«La giornata di oggi - spiega Fra Andrea, guardiano e parroco dell’Annunziata - rientra nei 12 giorni di proposta della missione francescana. Un annuncio del Vangelo alle persone, nello stile di Gesù. Una proposta nella massima libertà, che lascia a ognuno la possibilità di accoglierla come meglio crede. In particolare oggi c’è un pranzo delle famiglie, un momento in cui ognuno ha portato qualcosa, mentre noi frati ci siamo occupati dei primi piatti».

E proprio alle famiglie è rivolto il cuore della missione. «Gli obiettivi della missione sono due – sottolinea il parroco –. Da un lato continuare ad annunciare il Vangelo, perché diventi una proposta liberante per la vita. Dall’altro, rivolgerci in particolare alle coppie, affinché possano ritrovare determinati valori e riscoprire il senso profondo della loro unione, anche solo a livello umano e relazionale».

Ma l’insegnamento di Padre Lino non si ferma alla sfera spirituale: le porte della mensa rimangono sempre aperte per chi è in difficoltà. Come ogni giorno, accanto alle famiglie e ai volontari siedono anche coloro che più di tutti hanno bisogno di un pasto caldo e di un gesto di vicinanza. «Certamente il discorso dei bisognosi è una realtà quotidiana – prosegue – sulla quale fondiamo il nostro essere qui. La mensa non è solo un luogo dove si mangia, ma dove si incontra qualcuno che ascolta, che offre una parola di conforto, che aiuta a sentirsi meno soli».

Un gesto semplice, ma denso di significato, soprattutto in un quartiere come l’Oltretorrente, dove la presenza di cittadini stranieri è una realtà sempre più marcata. «In Oltretorrente la popolazione di persone migrate è intorno al 27-30% – racconta Fra Guido Ravaglia – abbiamo pensato, nel contesto della missione popolare, di dare spazio anche a loro e offrire opportunità nelle quali presentarsi alla comunità e incontrarsi. Io auguravo un tavolo che guardasse anche a questo aspetto, un’occasione per scoprire e condividere percorsi di fede».

E mentre il pranzo si conclude, la missione continua. Alle 15, alcuni frati, nei panni di prestigiatori, hanno incantato i più piccoli con trucchi e illusioni, scoprendo il Vangelo in un modo sorprendente.

Laura Ruggiero

© Riproduzione riservata

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