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Parma Calcio

Cambi azzeccati e rimonte: così Chivu ha conquistato il Tardini

Cambi azzeccati e rimonte: così Chivu ha conquistato il Tardini

di Marco Bernardini

07 Aprile 2025, 03:01

Nell'anno dell'ultima retrocessione, fu il Parma, avanti di due reti a San Siro, a farsi rimontare dall'Inter che strappò a fatica il 2-2 in pieno recupero. Sabato al Tardini i ruoli si sono invertiti ma per dare l'esatta portata dell'impresa compiuta da Delprato e compagni basti pensare che, se si esclude il derby in finale di Supercoppa Italiana in gennaio, nelle ultime sei stagioni in serie A la corazzata nerazzurra, in testa alla classifica e campione d'Italia in carica, aveva scialacquato un doppio vantaggio soltanto due volte, sempre in casa: il 7 ottobre 2023 contro il Bologna (anche allora da 2-0 a 2-2) e, più recentemente, lo scorso 27 ottobre di fronte alla Juve (da 4-2 a 4-4) e in ambedue i casi l'allenatore avversario era Thiago Motta.

Direttore d'orchestra

Ora è toccato a un altro eroe del Triplete replicare lo scherzetto: Cristian Chivu, ancora imbattuto al Tardini, non solo ha rallentato la marcia scudetto dell'Inter ma si è conquistato la fiducia di tutto l'ambiente gialloblù. La spinta del pubblico è stata determinante ma il tecnico rumeno, che a bordo campo si sbracciava e guidava la squadra come un direttore d'orchestra, ci ha messo molto del suo tra novità tattiche, sostituzioni azzeccate e coraggio di osare.

La svolta tattica

Se nelle precedenti partite era emersa, principalmente, una maggior solidità difensiva, a cui, però, facevano da contraltare i pochi pericoli creati in attacco, di fronte all'Inter il piano di battaglia ha funzionato alla perfezione. Il passaggio dal 4-3-3 al 5-3-2, al di là della prova sottotono di alcuni interpreti, è sembrata la mossa migliore per attendere l'avversario e provare a stanarlo in ripartenza, ma l'errore di Bonny in avvio (e la super parata di Sommer su Man) e un paio di situazioni sfortunate avevano fatto apparire il primo tempo, chiuso sotto 0-2, peggiore di quanto, in realtà, non fosse stato.

Scacco matto

Ma il capolavoro si è concretizzato nella ripresa: dentro subito Leoni ma, soprattutto, Bernabé e Pellegrino e ulteriori aggiustamenti tattici (dal 5-3-2 al 3-4-2-1) completati dall'ingresso di Ondrejka. E, nel giro di appena nove minuti, proprio due dei neoentrati, Bernabé e Ondrejka, con lo zampino di Pellegrino, hanno premiato la rivoluzione di Chivu, che nelle ultime settimane aveva già rimontato Torino e Monza, grazie ai sigilli dei «jolly» Pellegrino e Bonny, pescati dalla panchina. Ma, al netto di una lettura impeccabile della gara, ciò che spicca, in primis, sono il carattere, la convinzione e lo spirito battagliero di una squadra unita che lotta su ogni pallone e vuole raggiungere l'obiettivo salvezza.

Le scuse ad Almqvist

A suggellare un successo totale dentro e fuori dal campo anche le dichiarazioni post partita, mai banali: Chivu, che si sarebbe potuto tranquillamente prendere i meriti di aver bloccato l'Inter, ha preferito chiedere scusa pubblicamente ad Almqvist, impiegato fuori ruolo da esterno a tutta fascia, per aver messo in difficoltà lui e la squadra. Un gesto da grande uomo perché in pochi hanno l'umiltà di ammettere e correggere i propri errori. Ora lo aspetta la missione più difficile: mantenere il gruppo coi piedi per terra, concetto ribadito in conferenza, e incanalare nei prossimi impegni la dose d'autostima che deve costituire un punto di partenza nel tortuoso percorso verso la salvezza.

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