Libro
Quando leggi le prime pagine di questo libro pensi subito a Don Lorenzo Milani, al ruolo dell'educatore, alle uguali opportunità per tutti, all'ascensore sociale (oggi troppo spesso guasto, fermo al piano terra). Ma quando arrivi all'ultima riga, pur con tanto rispetto per il prete di Barbiana, capisci che c'è molto di più. Perché accanto a un educatore, un educatore vero, ci sono anche una società sportiva, un imprenditore illuminato, una comunità solidale che sa far crescere i propri figli. È tutto questo «Una mamma, un sogno. Un giorno andrò alle Olimpiadi» di Filippo Cattabiani, in libreria per Kriss editore.
Protagonista di questa storia, bella e preziosa, Henry Owusu Asare, judoka parmigiano di origini ghanesi. Oggi ha 21 anni ma ha già alle spalle un bottino di medaglie decisamente importante. Nel 2015 ha vinto il titolo italiano esordienti, nel 2022 è terzo agli assoluti di Torino e, l'anno seguente, si è piazzato secondo agli juniores. Poi un magico 2024. Il primo aprile è campione italiano Under 21 nella categoria 100 chili, pochi giorni dopo vola al quinto posto al torneo internazionale di Lignano, a luglio è bronzo nella European cup juniores di Praga per poi chiudere quest'anno da favola settimo in Estonia agli Europei juniores e quattordicesimo ai mondiali giovanili nel lontano Tagikistan.
Ma attenzione, questa non è solo una storia di sport. O meglio, è la storia di un campione, con un grande futuro di fronte a sé, che ha lottato per questi obiettivi non solo grazie alle sue grandi doti atletiche ma anche perché ha avuto al fianco una squadra che lo ha sempre sostenuto. Soprattutto nei momenti più difficili che ha dovuto vivere nella sua ancor giovane età.
Henry, nel gennaio del 2019, ha dovuto infatti dire addio alla sua amatissima mamma Georgina. Un colpo terribile. «In quel momento il mio mondo crollò: scoprire che la persona che era stata al mio fianco da sempre non c'era più, che non avrei più studiato con lei, che non ci avrei più litigato oppure gioito, ma specialmente che non mi avrebbe visto realizzare i miei sogni e che non mi avrebbe visto sull'altare». Racconta nel libro lo stesso Henry. «Ero distrutto, non riuscivo ad andare a scuola, l'unica cosa che riuscivo a fare era andare in palestra, era l'unica cosa che mi faceva stare bene, stare con i miei compagni di squadra». Ma il dolore per la perdita della madre diventa troppo forte. «Andai in depressione, non uscivo di casa, smisi di andare a scuola e smisi di fare judo. Mi isolai da tutto e tutti. A giugno venni bocciato. Ingrassai molto, presi oltre venti chili. A complicare la situazione arrivò il Covid». Henry sembra finito, perso per sempre, come atleta e come giovane vita. E non è solo un modo di dire.
Ma questa, come detto, è una bella storia, a lieto fine. Nel momento più buio ecco gli amici, Fede e Luca, il ritorno in palestra, le gare. Per «ripartire» davvero serve però qualcosa di più. Lo capiscono i suoi allenatori e la presidente della sua società sportiva, Lucia Rubini della Kyu Shin Do Kai. Sono loro a convincere Henry a cambiare scuola. «A settembre 2022 iniziai a frequentare l'Istituto superiore “Rondani”, mi sono ritrovato nella 3B con compagni e compagne nuovi», ma soprattutto incontra Filippo Cattabiani, il suo «prof di mate» che insegna da 35 anni e ha una passione smodata per i numeri ma anche, ed è ora quello che serve ad Henry, una naturale inclinazione a cogliere ogni sfumatura dell'animo umano. La vita del «prof» e del campione di judo «si intersecano, come rette, in un punto. Sono le 7,49 quel giorno. Dalle finestre raggi di luce si allungano su lunghissimi corridoi. Un suono rompe il silenzio: è quello della campanella, a scandire l'avvio del nuovo anno scolastico», che è poi, questa volta, anche «l'inizio di un'avventura e di un dialogo». Un dialogo fra professore e studente, che poi è il succo del libro, che trasforma la vita di Henry. Il ragazzo inizia a scrivere, costantemente, al suo professore, si racconta, si svela e Filippo Cattabiani scommette su di lui. «Lavoro alla redazione del “Piano formativo personale”, lo approviamo in consiglio di classe, quindi decido di prendere appuntamento con la sua tutor», Lucia Rubini, la presidente della società di judo in cui milita Henry. Così Cattabiani scopre che il ragazzo non si è mai potuto permettere di pagare le quote per fare attività sportiva ed è sempre stata la palestra a farsi carico di valorizzarlo e sostenerlo. Henry insomma non ha aiuti e «se la “rete” non esiste è facile smarrirsi».
Ecco allora l'idea di un prof illuminato, «costruiamo questa “rete” attorno a Henry» con una palestra, una società sportiva, una scuola, un sostegno economico, in sintesi «una famiglia allargata». Tutto messo nero su bianco in un «patto» dove Henry non è solo il protagonista ma anche primo responsabile. Un «patto» che deve sottoscrivere come fanno tutti coloro che hanno deciso di sostenerlo.
L'atto viene firmato il 15 maggio del 2023 di fronte ad un «notaio» speciale, l'assessore allo sport del Comune di Parma Marco Bosi. Con Henry ci sono la presidente della Kyu Shin Di Kai Lucia Rubini, Filippo Cattabiani per l'Istituto Rondani, Cristina Adravanti per la Fondazione Ceis e Giulio Schiaretti per l'azienda Salvatore Robuschi &C. Henry, c'è scritto, si impegna «a seguire le indicazioni della mia società sportiva» ma anche, e sopratutto, «dedicare allo studio tutte le energie necessarie per ottenere l'ammissione alla classe quarta», poi «alla quinta» e, infine, «conseguire il diploma nell'estate 2025». E non finisce qui: «Dichiaro altresì che se entro l'estate 2025 mi venisse offerta dal territorio di Parma una proposta di lavoro part-time che mi permetta di prepararmi nel quadriennio olimpico 2025-2028, valuterò con grande serietà la possibilità di restare a Parma». È forse la promessa più importante, quella che gli permetterà di non perdere quella rete che lo ha risollevato dopo l'addio alla sua amata mamma Giorgina.
Ecco perché in «Una mamma, un sogno. Un giorno andrò alle Olimpiadi» c'è molto di più di un singolo maestro, di un moderno Don Milani. Il «prof» Cattabiani ha il grande merito di avere alimentato questo avventura e, oggi, di avercela regalata in questo prezioso volume, ma, come ha scritto l'assessore Marco Bosi, sono tante «le persone che sono andate oltre l'ordinario del loro ruolo, che hanno costruito un progetto di crescita e di vita». Sempre con Giorgina nell'anima e sul cuore, come quella foto della mamma che Henry non toglie mai dalla sua tuta. E allora sì che, finita questa storia, serve citare Don Milani: «Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati». E Filippo Cattabiani, da buon dottore (anche se in matematica) ha dimostrato di saperlo molto bene.
Giuseppe Milano
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