ENERGIA
Meno petrolio, meno carbone e più sole. La svolta verde per la produzione di energia elettrica è stata benedetta dall'Unione europea che ha messo a disposizione incentivi e regolamenti a favore dell'installazione dei pannelli fotovoltaici. Risultato: i tetti delle case e dei capannoni, sempre più di frequente, vengono ricoperti dai pannelli. Ma a crescere sono anche e soprattutto i cosiddetti parchi fotovoltaici, impianti ben più potenti di quelli sopra gli edifici. Impianti che occupano campi interi.
I cantieri spuntano ovunque e anche Parma e la sua provincia non fanno eccezione, come dimostrano i progetti di sei parchi fotovoltaici che presto diventeranno realtà. Cinque sono in provincia (due a Noceto, uno a Medesano, uno tra Montechiarugolo e Traversetolo e un altro a Polesine Zibello), mentre una delle ultime iniziative riguarda la zona nord della città. Tutti contenti? Non proprio, perché anche questa energia verde scatena dubbi e preoccupazioni, in particolare tra chi abita davanti ai futuri impianti
Il caso di Parma
Una società di Milano, la Chiron Energy, a ottobre 2024 ha comprato il terreno di quasi 12 ettari, mentre a febbraio ha presentato il progetto per realizzare un parco fotovoltaico da 11 MW in un'ex area agricola tra via Rocchi, via Setti, via Benedetta e la ferrovia. Si tratta di un'area di 117mila metri quadrati che verrà ricoperta di pannelli in grado di trasformare i raggi solari in energia elettrica.
L'elettricità sarà ceduta alla rete, attraverso un elettrodotto interrato lungo una trentina di metri, che si allaccerà alla dorsale di Ireti, che corre proprio sotto via Benedetta.
Per ridurre l'impatto visivo dei pannelli sul paesaggio è stata prevista la posa di una siepe dell'altezza di 1 metro e 20 centimetri, che dovrebbe crescere fino a sfiorare i tre metri.
Verso metà mese si riunirà la Conferenza dei servizi, che avrà 90 giorni di tempo per esaminare il progetto. Questo significa che verso fine luglio verrà dato il parere definitivo sul nuovo parco fotovoltaico.
Residenti preoccupati
Tra i residenti però cresce la preoccupazione. «Non siamo contrari a prescindere al parco fotovoltaico ma, facciamo notare che solitamente questo tipo di impianto è lontano dalle abitazioni, mentre qui sarà a pochi metri dalle case», spiega Jacopo Aliani, portavoce dei residenti di via Setti e via Rocchi insieme a Duilio Benecchi, memoria storica della zona. «Come residenti ci sarebbe piaciuto essere coinvolti – continua – perché al momento non sappiamo nulla. Sono previste opere di mitigazione? Quali ripercussioni avrà il nuovo impianto sul quartiere? Il campo non potrebbe restare terreno agricolo?». Aliani, nato e cresciuto in quartiere, va indietro con la memoria. «Il 19 ottobre scorso, dopo le abbondanti piogge via Setti si allagò. In casa c'era un metro d'acqua, perché i fossi di laminazione verso la ferrovia non riuscivano a scolare l'acqua piovana».
Impianti sotto esame
«Per quanto riguarda i possibili impatti ambientali, Arpae valuta tutti i tipi di rischio», premette Maurizio Poli, responsabile del Servizio sistemi ambientali, dedito ai monitoraggi nelle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. A Parma, oltre alla normativa nazionale e regionale, esiste un documento approvato a maggio 2010, a cui lavorarono Arpa, Ausl e Provincia: si tratta di linee guida che individuano i campi da monitorare (suolo, rumore, paesaggio, acqua e biofauna), le iniziative di prevenzione e le eventuali opere di mitigazione. «Ad esempio - spiega Poli - in campagna possono essere previste recinzioni degli impianti leggermente rialzate, per permettere il passaggio degli animali». Di piccola taglia, ovviamente.
«Per quanto riguarda i campi elettromagnetici - aggiunge - si tratta di impianti che per la maggior parte si allacciano alla rete elettrica esistente con cavi interrati. Si tratta poi di impianti sollevati da terra, per cui il suolo non viene impermeabilizzato». Anche durante il cantiere sono previste regole da rispettare - come innaffiare il terreno - per abbattere le polveri. «Viene affrontato anche l'aspetto dell'illuminazione. Solitamente sono impianti che restano al buio, ma ugualmente la legge regionale impone l'utilizzo di determinate lampade con specifiche temperature di colore. Questo per far capire che non si fanno sconti e che ogni aspetto progettuale viene valutato».
Cosa dice il decreto
I quattro binari delle autorizzazioni
Semplificando al massimo, si può dire che gli impianti più potenti e più impattanti seguono il binario della competenza statale o regionale, mentre quelli di dimensioni (e potenza) più contenute imboccano la strada dell'attività libera e della procedura autorizzativa semplificata. Un punto di riferimento è il decreto legislativo 190 del 2024, che stabilisce che sono soggetti ad autorizzazione statale gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di potenza superiore ai 300 MW. Per quanto riguarda invece gli impianti fotovoltaici di potenza compresa fra 1 e 300 MW, sono soggetti ad autorizzazione unica delle Regioni o della Provincia delegata dalla Regione stessa. Seguono la procedura autorizzativa semplificata una lunga serie di impianti fotovoltaici, tra cui quelli fino a 10 MW realizzati su coperture da cui è stato totalmente rimosso l'amianto. Sono infine soggetti ad attività libera una serie di impianti fotovoltaici, tra cui quelli di potenza inferiore ai 12 MW integrati sulle coperture degli edifici o fino a 1 MW se realizzati a terra, al servizio di edifici esistenti.
Pierluigi Dallapina
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