la testimonianza
«Cosa volete che dica, ho fatto solo il mio dovere. E poi vedere quella ragazza sconvolta mi ha davvero molto ferito». L'autista della Tep che l'altro giorno ha fatto intervenire le volanti dopo che una giovane era stata molestata sul bus ricostruisce quei momenti. E con il tono partecipe di chi ha dei figli («sono un padre anche io, figuriamoci se potevo restare indifferente») rimette in fila i ricordi. Per una brutta esperienza durata pochi minuti. Ma in questi casi, si sa, il tempo sembra dilatarsi.
«Ero sulla linea 4, stavo guidando verso il centro e all'altezza di piazzale Santa Croce sono stato avvicinato dalla ragazza». E dal tono terrorizzato il conducente («no, lascia stare, il mio nome sul giornale non serve»), ha subito capito che era qualcosa di grave. «Stava quasi piangendo, mi ha chiesto aiuto, era molto scossa. Mi ha subito detto che quell'uomo l'aveva toccata, le aveva messo le mani addosso. E si capiva che non sapeva come reagire, cosa fare».
Per fortuna l'autista invece ha subito intuito come intervenire. E si è mosso rapidamente. «Ho attivato il tasto che mette in funzione le telecamere a bordo e ho composto il numero d'emergenza».
Dall'altra parte ha risposto un poliziotto della centrale operativa: sono bastate poche parole per capire che occorreva fare presto. «Mi ha suggerito di proseguire lentamente, senza fermarmi. “Arriviamo subito”, ha aggiunto».
Così il filobus ha proseguito lungo via D'Azeglio mentre, a bordo, qualcun altro ha iniziato a capire che c'era qualcosa che non andava. «Si sono avvicinati un'altra ragazza e un ragazzo, hanno cercato di tranquillizzare la vittima. Lei era molto giovane, al massimo avrà avuto 18 anni e loro le parlavano con calma, le sono stati vicini». Il conducente, intanto, con la coda dell'occhio controllava il molestatore che dal fondo del bus si era portato al centro, vicino alla porta. «Era calmo, non pareva agitato, se non avessi saputo cosa aveva fatto non avrebbe attirato la mia attenzione. Era un nordafricano sulla cinquantina, con una giacca smanicata. E come se nulla fosse ha suonato per prenotare la fermata».
Ma anche, è evidente, per scappare. E così l'autista ha fatto la sola cosa sensata: ha tirato diritto, «saltando» lo stop previsto a metà di via D'Azeglio. E sempre a passo d'uomo ha proseguito verso il centro.
«Il poliziotto mi ha detto che la pattuglia stava arrivando. E anche l'altra ragazza a sua volta, ha telefonato al 113 per dire “fate presto”».
Non è servito: dalla parte del Lungoparma è sbucata una volante a cui, pochi istanti dopo, si è affiancata una seconda vettura. E solo allora l'autista ha aperto la porta anteriore.
«La ragazza è scesa ed è andata dai poliziotti spiegando cosa era accaduto mentre la seconda pattuglia si è avvicinata all'uomo che l'aveva molestata. Gli hanno chiesto i documenti e lo hanno caricato sulla volante per portarlo in questura».
Lui è stato poi denunciato, la ragazza ha ricostruito tutti i momenti di quel pomeriggio da dimenticare mentre l'autista ha ripreso il servizio.
«Ho fatto solo il mio dovere. Ma vederla così sconvolta, con la voce rotta mi ha davvero lasciato sgomento. A chi fa il nostro mestiere spesso succedono cose assurde, c'è tanta violenza e aggressività in giro. Ma questo è davvero troppo».
Luca Pelagatti
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