Fraore
Nei prati incolti, le larghe strisce di erba abbattuta; sotto, il «marchio» a lisca di pesce degli pneumatici del bestione sprofondati nella terra umida. La pista era netta e si fermava sulla sponda destra del Taro, a valle di Madregolo. All'agricoltore è bastato seguirla, per ritrovare il trattore che gli era stato rubato poche ore prima nella propria azienda di Fraore. Il Landini blu semi sommerso ormai era quasi sull'altra sponda del fiume e sembrava volesse tornare indietro, il muso rivolto verso Parma. Non era certo intenzione di chi lo guidava: a voltarlo così, era stata la corrente del Taro impetuosa in quel tratto. Difficile calcolarla di giorno, figuriamoci di notte, quando i razziatori hanno compiuto l'ennesimo raid e poi, sopravvalutando la potenza e le dimensioni del mezzo, hanno pensato di guadare. Calcoli sbagliati.
Ma per l'agricoltore è stato un successo parziale (e bisognerà vedere quanto gli costerà rimettere in funzione il suo trattore, ammesso sia possibile). Il Landini Legend 130 fermato dal Taro qualche centinaio di metri a monte del ponte di Maria Luigia è solo uno dei tre trattori che gli sono stati rubati. Gli altri, un Landini Powerfarm e un New Holland T6, sono chissà dove. Le loro ultime presumibili tracce si fermerebbero sulla sponda parmigiana del fiume. Chi li guidava - vedendo la sorte toccata al complice costretto ad abbandonare il Legend e ad affrontare in qualche modo la corrente, per uscire da quella scomoda situazione - ha pensato bene di improvvisare un'altra via di fuga.
«È facile che poi i due trattori siano stati nascosti in qualche casolare abbandonato - spiega un poliziotto in quiescenza che, volendo mantenere un “profilo basso”, preferisce non comparire con il proprio nome -. In genere, è questo il modus operandi di chi è specializzato in questo genere di furti: “parcheggiare” nell'ombra nelle vicinanze i mezzi rubati, bottino tutt'altro che maneggevole, per poi farli sparire in un secondo tempo, magari smontandoli pezzo a pezzo». È stato lo stesso ex poliziotto (dopo 42 anni di servizio a Parma, città dalla quale è stato adottato e di cui è «innamorato», a modo suo si sente tutt'altro che «ex») a consigliare all'amico agricoltore di controllare nei campi non lontani da casa, in cerca di tracce sospette, permettendogli di ritrovare il proprio Landini.
Recuperare il trattore, poi, è stata un'operazione tutt'altro che semplice. A tentare di raggiungerlo dalla sponda più vicina c'era il rischio di impantanarsi. Alla fine, è stato un amico della stessa vittima del furto ad affrontare la questione di petto, attraversando il Taro con un escavatore (e alla luce del sole). Ha proceduto a «tastoni»: con la benna ha sondato il fiume davanti a sé, per evitare di affondare nella larga buca al bordo della quale si era fermato il Landini da recuperare. Quindi, agganciato il mezzo sprofondato fino alla base della cabina, l'ha trascinato a riva.
I furti di trattori si sono moltiplicati negli ultimi giorni. «E spesso - sottolinea il poliziotto in quiescenza - sembra che i ladri non si lascino condizionare dai Gps che possono trovarsi sui mezzi presi di mira». Pare che ci siano apparecchi in grado di individuare gli emettitori di segnale: disattivarli, a quel punto, è un gioco da ragazzi. «Molto più efficace può essere l'elettrovalvola di interruzione del flusso del gasolio. Si preme un minuscolo interruttore nascosto, a fine giornata, e chi tenta di rubare il trattore riesce sì a metterlo in moto, ma a fargli percorrere la distanza consentita dalle poche gocce di carburante che possono arrivare alla pompa del gasolio. Un rimedio meno sofisticato, ma forse proprio per questo più sicuro».
Roberto Longoni
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata