LA TRAGEDIA DI SAN SECONDO
I quattro uomini all'angolo di piazza Garibaldi si sono scambiati uno sguardo, quasi a rimpallarsi il peso di trovare le parole davanti alle telecamere. Poi, dopo una pausa, uno ha scosso la testa: «Non sappiamo cosa dire. Per noi sono brave persone. Adesso possiamo solo sperare che lei se la cavi, Inshallah».
Poi silenzio, come se fosse inutile aggiungere altro in questa piazza tramortita dallo sgomento e da un sole quasi d'estate: Safwa lotta per la vita in un letto della Rianimazione, suo marito Abdelhakim è morto straziato nelle lamiere della sua auto. E i loro figli sono stati portati via sul sedile di una auto dei carabinieri. I vetri oscurati della berlina con il lampeggiante non basteranno certo a proteggerli da tutto il dolore che li attende.
Una pena immensa nata da un gesto che, come sempre in casi come questi, si può provare a raccontare. Ma di certo non a spiegare. Intorno alle 8.30 di ieri mattina, infatti, Abdelhakim Dhahri, 58enne escavatorista in una ditta di Roccabianca ha colpito nella loro casa di borgo Bertani con sette coltellate al collo, al torace e all'addome la moglie 48enne Safwa Felhi. Impossibile stabilire il motivo dell'aggressione, inutile fare ipotesi: la sola certezza è che i due figli della coppia di origine tunisina, due bambini di 7 e 10 anni, hanno suonato alla porta di un vicino e con voce rotta hanno mormorato: «La mamma è caduta, sta male». La donna è andata a vedere, ha trovato Safwa a terra, in un lago di sangue, e ha chiamato una altra residente del piano di sotto: insieme hanno composto il 118 e chiesto aiuto.
Il dispositivo di soccorso è scattato ma, quasi in contemporanea, altre telefonate sono arrivate alle centrali d'emergenza: «Correte, appena fuori San Secondo c'è stato un incidente. E' grave». Verso il paese, allora, sono arrivati tutti: elisoccorso e ambulanze, carabinieri e vigili del fuoco, le strade si sono riempite di sirene e di divise mentre un raggelante sospetto ha iniziato a passare di bocca in bocca. «Il marito della donna accoltellata non si trova. E potrebbe essere lui coinvolto nello scontro». Sono stati attimi frenetici e concitati ma nel giro di pochi minuti tutto si è svelato. E lo spavento ha lasciato il posto all'incredulità.
Alla guida di quell'Opel Zafira accartocciata c'era proprio Abdelhakim che dopo l'accoltellamento è stato visto partire sgommando in direzione Parma. Dopo poche centinaia di metri, sulla provinciale tra il paese e il ponte Faraboli, la macchina ha centrato in pieno un autocarro di una ditta edile di Busseto. Ed è stato uno di quegli schianti che non perdonano.
Il tunisino è morto sul colpo, i due uomini a bordo del furgone hanno riportato ferite non gravi ma per sempre dovranno convivere con lo choc. E gli agenti della polizia locale hanno iniziato rilievi che non sono solo tecnici: perché questo non è solo l'ennesimo tragico incidente.
«Quella macchina correva nella nostra corsia, ci è venuta incontro», avrebbe raccontato l'autista del furgone che in effetti è stato centrato nel suo senso di marcia. Ma per ora nessuno è in grado di affermare se si sia trattato di un atto volontario, di un gesto deliberato di Abdelhakim dopo quelle coltellate, o piuttosto di una sbandata, di una perdita di controllo. Di certo per il 58enne tunisino non c'è stato nulla da fare. E mentre la provinciale era bloccata da quella barricata di rottami, spavento e mezzi di emergenza un elicottero l'ha sorvolata: a bordo c'era la moglie diretta al Maggiore dove è stata ricoverata in Rianimazione. Le sue condizioni sono molto gravi, la prognosi è riservata: i fendenti sono stati tanti, profondi, le emorragie copiose. E se i tagli che meno preoccupano sono quelli alle braccia resta il senso di quelle ferite: lei ha cercato di proteggersi, di difendersi dalla furia dell'uomo con cui ha diviso la vita.
In borgo Bertani sono arrivati i carabinieri di San Secondo e di Fidenza, del Nucleo investigativo di Parma e della Scientifica che hanno setacciato la casa, recuperato il coltello usato per l'aggressione, raccolto indizi. Ma nella sua drammaticità tutto pare chiaro. Nella dinamica, almeno. Non in quello che sta dietro. Nessuno parlando di quella coppia, infatti, ha fatto cenno a violenze o disagio, nessuno tra i vicini ha raccontato di liti o scoppi d'ira. Come se la violenza di ieri mattina avesse covata nascosta per chissà quanto tempo. E fosse esplosa di colpo.
I due figli piccoli, quelli che hanno lanciato l'allarme, sono stati portati via dai militari mentre le due sorelle più grandi, di 14 e 17 anni, sono state prelevate a scuola: per tutti loro scatterà un provvedimento dei servizi sociali, saranno affidati in attesa di capire se qualcuno se ne possa fare carico, se la loro mamma potrà tornare presto ad abbracciarli.
Intanto, San Secondo smarrita si è immobilizzata. Sotto i portici e nella piazza molti hanno accelerato il passo, dribblato l'invadente assedio delle telecamere. Troppo sole e troppo dolore in questa giornata. L'unica possibile risposta è il silenzio.
Luca Pelagatti
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