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Ippica

Gocciadoro, l'uomo che «incanta» i cavalli

Gocciadoro, l'uomo che «incanta» i cavalli

di Vincenzo Pincolini

06 Maggio 2025, 03:01

Ha vinto più di 3mila corse in 25 anni correndo per oltre 12mila volte. Già più di 80 vittorie nei primi mesi del 2025 in Italia.

Questo è Alessandro Gocciadoro, driver di trotto salsese considerato nel suo mondo un’autentica stella per aver vinto su tutte le piste italiane, in Francia, in tutto il Nord Europa, in Germania, in Belgio, in Olanda, in Serbia e per finire anche a New York. 50 anni, nato e cresciuto in mezzo ai cavalli, Alessandro è un perfetto mix di passione, conoscenze, talento e organizzazione attualmente a capo della Scuderia Gocciadoro che allena e porta alle gare qualcosa come circa 150 cavalli distribuiti fra la base di Noceto e la sede svedese di Stoccolma.

Con il padre Enrico, anch’esso grande appassionato, ottimo preparatore di puledri, con il nonno Vittorio ed il bisnonno Arnaldo proprietari di cavalli da corsa, per Alessandro la scelta dell’ippica è risultata facile. Fin da bambino in mezzo ai cavalli da trotto «Ale» ha iniziato come allievo driver a 18 anni dimostrando fin da subito talento. A 23 anni la prima vittoria importante con Bordeaux AS nel Gran Premio di Vinovo e da li iniziano tutta una serie di successi. E di quei momenti Gocciadoro parla volentieri: «Nei primi anni di carriera persona fondamentale per me fu Guido Guareschi, Patron della Lampogas. Avevo qualche cavallo mio, 15 cavalli di Guareschi e con quel gruppo iniziai ad allenare, correre e creare le basi per quello che sarebbe stato il futuro».

Un futuro che non è stato solo successi ma che ha visto Alessandro Gocciadoro ed il suo staff dover prendere decisioni difficilissime proprio nei primi anni del 2000 (nel 2011/2012 circa) dove accanto a successi e consensi per la scuderia iniziavano anni difficili per affrontare una crisi del trotto italiano.

«Ad un certo punto in Italia il trotto italiano cadde in crisi. Ci fu’ un buco dove pareva che non riuscissero più a pagare una fetta dei premi al traguardo e con la Scuderia dovemmo spostarci prima in Danimarca e seguire in Svezia. Due anni duri - racconta Goccia – perché lavorare fuori dal proprio paese non è cosa facile».

Quegli anni duri, però, diventano un'opportunità per imparare cose nuove, di confronto sui sistemi di allenamento e di progetti su come si sarebbe dovuta impostare la scuderia del futuro. Alessandro corre in Svezia insieme ad Ake Swanstead un vero innovatore in fatto di allenamenti e ne intuisce le qualità.

«Non c’era nulla da fare - ricorda Goccia - i cavalli di Ake avevano quel qualcosa di più. Più forza, più agilità e capisco che quella è la nuova strada. Lunghi allenamenti non intensi su superfici faticose e sabbiose. Nei puledri, poi, capiamo che non bisogna accelerare l’addestramento alle corse aspettandoli con calma (questa è la mentalità del Nord Europa)». Alessandro vuole andare in quella direzione. Quindi si decide di tornare in Italia. «Lo staff della Scuderia si era sciolto, avevo nel 2014 solo sei cavalli, avevo idee che non riuscivo a mettere in pratica come volevo io e vedevo tutto nero. Mi trovavo a 40 anni in crisi. Conoscevo solo questo mestiere che mi piaceva ancora molto ma ero bloccato ... poi - e qui il disarmante sorriso di Ale si apre – riusciamo a ripartire come dopo una tempesta».

Prima alla Quercia Verde nel piacentino poi a Noceto. Ale ritrova il sorriso incontrando Sinead, inizialmente allieva/driver romana, poi moglie e madre di due maschi, ad oggi manager della scuderia con Alessandro che deve stare solo in mezzo ai cavalli. E si riparte. Il Centro del Mariano diventa sempre più vivo e splendido. Il famoso «sabbione» (lungo rettilineo con circa 20 cm di sabbia) arriva ad essere al centro del progetto e vede decine di cavalli allenarsi insieme. In pratica a Noceto ci sono le scuole elementari, medie ed il liceo per i trottatori, e i cavalli rimangono lì fino alla fine della loro carriera di corse. Piano piano Alessandro riesce a recuperare tutti i vecchi collaboratori e così negli ultimi 10 anni la Scuderia Gocciadoro continua a crescere mescolando professionisti che arrivano da tutto il mondo, ragazzi provenienti dalla Romania, Albania, Marocco, Tunisia e tutta Italia per aiutare il «driver giallo» (Ale ha voluto mantenere i colori della vecchia Lampogas) a correre e vincere in tutta Europa.

Contemporaneamente, tantissimi proprietari di trottatori di tutta Europa vogliono affidare i propri cavalli alla Scuderia Gocciadoro e fra questi arriva anche Nicola Jokic, uno dei più polari giocatori di basket Nba, grande appassionato di trotto, che proprio grazie a questa passione ogni tanto arriva fra Salsomaggiore (paese dove vive Alessandro) e Noceto suscitando grande curiosità.

Attualmente la Scuderia Gocciadoro è sicuramente la più importante d’Italia e nel mondo del trotto di tutta Europa i cavalli condotti direttamente da Ale o allenati sotto la sua regia sono sempre fra i favoriti.

Una mattinata a Noceto in mezzo a quel mondo è una esperienza fantastica. Si possono vedere una trentina di addetti ai cavalli interagire con quattro maniscalchi, cinque o sei veterinari, fornitori vari di fieno, mangime, prodotti per l’alimentazione e finimenti vari. E così si può capire quanto complesso sia il trotto.

E i viaggi? Oggi Bologna, domani Torino poi fra due giorni Napoli, un giorno a Parigi e tra qualche giorno a Stoccolma. È la normalità. Alessandro si muove fra aerei, auto e Frecciarossa. E il Nord Europa con Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia? Anche quest’anno Pasqua e Pasquetta tra Finlandia e Svezia. Ed ancora più complessi i trasferimenti per i cavalli con comodi van gestiti direttamente dalla scuderia che attraversano l’Italia e l’Europa intera per far arrivare alle varie sedi di gara i «campioni». E per finire: a Noceto un centinaio di cavalli ma con la succursale di Stoccolma che ne ha altri 50 con personale controllato da Goccia per programmi di allenamento e gare.

Ed il finale lo lasciamo volentieri ad Alessandro: «Sì, abbiamo costruito qualcosa di davvero grande. Ma io da solo, a parte le intuizioni, non ce l’avrei fatta. A papà Enrico devo molto, senza i miei collaboratori non sarei nessuno e chi ha saputo dare struttura alla società è stata mia moglie Sinead. Lei organizza e io, così, riesco ad occuparmi e dedicarmi ai cavalli». E «dalla crisi personale del 2012 sono uscito con il lavoro e l’equilibro che Sinead ed i figli mi hanno dato». Non può esserci una chiusura migliore.

Vincenzo Pincolini

© Riproduzione riservata

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