Serie A
Tre giornate alla fine, sei squadre ancora in lotta (il Monza è già matematicamente retrocesso) accomunate da un unico grande obiettivo: la salvezza in serie A. Dal Cagliari all'Empoli, racchiuse in otto punti ci sono anche Verona, Parma, Lecce e Venezia, tutte con almeno uno scontro diretto a disposizione per archiviare o, al contrario, riaprire i giochi in fondo alla classifica.
Andamento lento
Ma la particolarità emersa in questa stagione è che la quota necessaria a garantirsi la permanenza nel massimo campionato italiano rischia seriamente di essere la più bassa degli ultimi dieci anni. Mai, infatti, dal 2015 ad oggi, la terzultima (il Venezia a 26) partiva così indietro in vista dello sprint finale che spesso in passato ha regalato risultati sorprendenti e inattesi alla vigilia. L'attuale media di 0,74 punti a partita, calata drasticamente nel girone di ritorno (al giro di boa Lecce e Cagliari, che inauguravano la zona rossa, si trovavano appaiati a 17), indica che basterebbe arrivare a 29-30 anche se, calcoli alla mano, volendo essere più pessimisti e scaramantici, a 33 si possono dormire sonni tranquilli, alla luce dei numerosi intrecci nei bassifondi e, soprattutto, del ritmo da lumaca mantenuto finora dalle pericolanti (l'Empoli non vince dall'8 dicembre, il Lecce dal 31 gennaio proprio contro il Parma al Tardini).
Come nel 2022
Solo un'altra volta, quattro squadre si presentarono sotto la fatidica quota 30 prima del terzultimo turno: era la primavera del 2022, in una situazione, per certi versi, simile a quella odierna, e allora fu il Cagliari a salutare inopinatamente la categoria, consentendo alla Salernitana, data già spacciata a gennaio, di salvarsi con la miseria di 31 punti, record negativo, dopo aver incassato un poker interno dall'Udinese. Il finale al rallentatore è una costante che riguardò anche la stagione successiva, quando Spezia e Verona raccolsero un pareggio a testa nelle ultime tre partite e si guadagnarono, senza eccessivi sforzi, lo spareggio che premiò gli scaligeri.
Beffa Frosinone
In soccorso del Parma ma anche di Cagliari, Verona e Lecce, interviene un'ulteriore statistica rassicurante. Se si considerano gli ultimi sei anni, quasi mai la classifica è stata stravolta nelle battute conclusive: chi si trovava in zona retrocessione alla trentacinquesima giornata non ha poi evitato la condanna alla serie B. La sola eccezione è costituita lo scorso anno dal Frosinone, che venne scavalcato dall'Udinese, corsara allo Stirpe nella sfida da dentro o fuori, e beffato dall'Empoli al fotofinish tanto da essere l'unica retrocessa, dal 2021 in avanti, avendo accumulato 32 punti, gli stessi del Parma, a tre settimane dal termine del torneo. Prima un'analoga sorte aveva toccato Lecce ed Empoli, in due occasioni tra il 2017 e il 2019, entrambe già al terzultimo posto a 270' dalla fine, mentre in precedenza andò peggio a Crotone e Carpi, risucchiate rispettivamente da quota 34 e 35, complici, però, le accelerazioni improvvise di Chievo, Spal, Cagliari, nel caso dei pitagorici, e Palermo.
Altri tempi
E pensare che nel 2005 il Parma giocò lo spareggio col Bologna, pur chiudendo a 42 punti assieme alla Fiorentina salva direttamente tramite la classifica avulsa. L'esempio agli antipodi fa capire in che misura la forbice tra le «big» e le squadre di seconda-terza fascia si è via via allargata progressivamente, rendendo anche più improbabili i «biscotti» di fine stagione. Ora, però, la truppa di Chivu sa di avere il destino nelle proprie mani e di non dover dipendere dai risultati delle dirette concorrenti: ancora l'ultimo sforzo e poi si potrà festeggiare la salvezza. Come vent'anni fa.
Marco Bernardini
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