Tragedia della strada
È Sara ad avere il duro compito di fare la prima battuta, ma quando la palla tocca il campo avversario nessuna esultanza, nessun grido di gioia. Al centro del campo c’è la foto di Anna Bazzali, accanto alla sua maglietta. Le sue compagne hanno deciso di scendere in campo, quando sarebbe stato più facile fermarsi. Hanno scelto di restare unite, anche se una di loro non c’era più. Ieri sera, nella palestra del Liceo Romagnosi, l’Energy Volley Under 18 ha giocato la sua partita più difficile. Senza Anna. Ma per lei.
Diciassette anni, una moto acquistata da poco, l’amore per la pallavolo e i sogni ancora in tasca. A portarla via, lunedì scorso, è stato uno schianto terribile sulla Pedemontana, all’altezza di Mamiano. Da allora, tutto si è fermato, tranne il cuore di una squadra che ha scelto di continuare. «Le ragazze – spiegano le allenatrici – erano inizialmente indecise se proseguire o meno il campionato. Poi abbiamo parlato con i genitori di Anna e anche loro ci hanno detto che sarebbero stati molto felici se avessimo deciso di andare avanti. Oggi sarà un po’ difficile e lo sarà anche per le prossime partite. Noi saremo sempre al loro fianco, anche perché Anna non avrebbe mai voluto che tutto si fermasse. Siamo molto orgogliose della loro scelta».
Quella giocata ieri, più che una partita, è stata un abbraccio collettivo. Un gesto coraggioso di chi ha scelto di non lasciarsi sopraffare dal dolore, ma di trasformarlo in forza. Solo qualche giorno fa, l’ipotesi del ritiro sembrava concreta. Troppo difficile, troppo presto. Poi è arrivata la decisione più dura e forse anche la più giusta: giocare. Perché Anna, con la sua grinta e quella passione che si portava addosso come una seconda pelle, non avrebbe mai accettato di vederle mollare e loro, ieri sera, nella prima partita di campionato contro la Coop, l’hanno portata con sé sul parquet.
«Anna entrava in palestra sempre col sorriso – raccontano –. Era molto determinata ed era come l’ancora della squadra, l’anello di congiunzione che le teneva tutte legate. In campo la sentivi. Se le altre stavano cedendo, magari perché avevano sbagliato più palloni o erano un po’ in tensione, lei era la prima a mantenere la lucidità e a trasmetterla alle altre»
.«Non sei più dov’eri ma sei ovunque siamo noi» si legge nel cartellone alle spalle delle compagne di squadra, che sulle magliette e sulla gamba portano il nome di Anna e il suo numero, il 45. Prima del fischio iniziale, il momento più toccante. La maglia della squadra, piegata con cura e consegnata ai genitori a bordo campo. Nessun discorso. Nessuna retorica. Solo un gesto silenzioso e potente. Più di qualsiasi parola. «Non siamo più la stessa famiglia – sussurra la madre – perché manca un pezzo. Il pezzo più importante».
Laura Ruggiero
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