×
×
☰ MENU

BELFORTE

Il coraggio del gatto Plughi: si «amputa» una zampa pur di tornare a casa

Il coraggio del gatto Plughi: si «amputa» una zampa pur di tornare a casa

12 Maggio 2025, 03:01

Borgotaro Nel cuore verde dell’Appennino parmense, tra le pieghe del bosco che avvolge Belforte – minuscolo borgo medievale a pochi minuti da Borgotaro – è andata in scena una vicenda che scuote le coscienze.

Qui, dove la natura regna sovrana e la vita scorre lenta, dove i pochi residenti custodiscono con amore il paese come fosse un gioiello, Plughi, un giovane gatto di appena dieci mesi, è riuscito a tornare a casa da solo dopo essersi letteralmente strappato una zampa per liberarsi da un laccio di un trappola. Una trappola, piazzata da mani ignobili nel bosco che circonda il paese, lo ha condannato a una sofferenza atroce. E a una corsa disperata contro il tempo per salvarlo.

«È tornato dopo dieci giorni - racconta Jeannette, residente del borgo e padrona del micio -. Quando l’ho visto non riuscivo a crederci. Aveva la zampa penzolante, era rimasto solo l’osso, tutto il resto era necrosi. Si è liberato da solo, strappandosi via la carne e i nervi. Plughi si è letteralmente fatto a pezzi per tornare a casa. Il veterinario ha detto che ha sofferto in modo indicibile».

Jeannette non è una nuova arrivata: con suo marito si è trasferita a Belforte dopo la pensione e da oltre dieci anni si prende cura di una colonia felina, aiutata dalle associazioni del territorio.

«Erano sedici, adesso ne ho otto. Gli altri? Spariti. Alcuni li ho trovati morti vicino a casa, probabilmente avvelenati. Altri non sono mai più tornati. Ora ho paura a lasciarli uscire, perché evidentemente le trappole sono anche a pochi passi da casa».

La comunità ha subito fatto quadrato, esprimendo solidarietà e sdegno. In molti si sono detti pronti a tenere gli occhi aperti per individuare i responsabili. «Chi mette trappole nei boschi non è un cacciatore, è un delinquente. Qui gli animali selvatici non fanno paura: quelli pericolosi hanno due gambe e un cuore che ha smesso di battere per gli altri esseri viventi».

Il caso di Plughi è solo l’ultima pagina nera in una serie purtroppo lunga. Anche nel Parmense gli episodi di bracconaggio non si contano più: bocconi avvelenati lasciati lungo i sentieri, specie protette abbattute a fucilate, animali mutilati da trappole illegali. «Qui facciamo attività per i bambini, giochi nel bosco, il Sentiero del Natale con elfi e gnomi costruiti a mano – ricorda Jeannette -. È assurdo che, in un luogo così, ci sia chi piazza trappole che possono ferire non solo gli animali ma anche le persone».

Plughi ora è in convalescenza dopo un’amputazione d’urgenza in una clinica specializzata di Reggio Emilia, ma in un paese dove si lavora ogni giorno per costruire un equilibrio tra uomo e natura, gesti come questo fanno male. «A Belforte non si chiude un occhio. Plughi è tornato, e con lui la voglia di difendere quello che abbiamo costruito. Con cura, con amore, e con la determinazione di chi non ha intenzione di piegarsi davanti alla barbarie. Perché chi tende trappole in un bosco non è solo un bracconiere: è un pericolo per tutti».

Chiara De Carli

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI