Lo studio
1423 residenti per ogni medico di Medicina generale. 977 bambini dagli 0 ai 14 anni per ogni pediatra. Ma tutto sommato «a Parma la situazione non va male: non siamo con l'acqua alla gola». Così Faissal Choroma, direttore del dipartimento di Cure primarie dell'Azienda Usl commenta i dati emersi dallo studio ripreso dal Sole 24 Ore che delinea la «mappa dei professionisti attivi in Italia».
Il rapporto tra residenti e professionisti attivi emerge dalle analisi del database OneKey, che raccoglie informazioni su oltre 10,9 milioni di sanitari nel mondo. Cosa è emerso? In generale, che ci sono province in cui c'è un solo medico di medicina generale ogni 1700 abitanti, o un pediatra ogni 1400 bambini (dagli 0 ai 14 anni).
Le medie nazionali
Le situazioni più critiche si riscontrano proprio al Nord: a Lodi, per esempio, si conta un medico di base ogni 1720 abitanti, a Monza e Brianza uno ogni 1663, a Como uno ogni 1653. Passando, invece, alla mappa dei pediatri la situazione peggiore si riscontra ad Asti, dove si conta un pediatra ogni 1433 bambini.
Per farsi un'idea della situazione è necessario specificare che la media italiana è di 1370 residenti per medico di base convenzionato e 931 per pediatra. La vicino Reggo Emilia, per esempio, si trova nelle migliori 5 con 94 pediatri e 711 minori per medico. Parma «sfora» di diverse unità entrambe le medie nazionali.
«Nessuno senza medico»
«A Parma non ci troviamo in una situazione critica - afferma il dottor Choroma - Nel nostro territorio nessun residente è rimasto senza medico di base». Tiene a specificare, però, che «i numeri sono una media: la forbice può essere anche più ampia: qualche medico può avere 500 pazienti, qualcun altro arriva anche a 1700». Considerando sempre che il numero limite per ogni medico è di 1500 pazienti (con una percentuale di tolleranza del circa 20%). Nel nostro territorio, nello specifico, ci sono 59 pediatri e 282 medici di base.
Il post Covid
Anche perchè «il momento più complesso è passato». Uno dei momenti più difficili per i medici di base e per i pediatri è stato, infatti, quello del Covid. «Tra il 2020 e il 2021 abbiamo attraversato un momento critico - prosegue il direttore del dipartimento id Cure primarie Ausl - adesso la situazione è molto migliorata». La pandemia, in particolare «ha inciso molto anche sulle uscite e i pensionamenti - aggiunge -: è stato un colpo duro, ma adesso, per fortuna, ci stiamo riprendendo».
Formazione, più posti
Fondamentale, per riprendersi dal caos post-pandemico, è stato «l'ampliamento del numero di accessi alla scuola di formazione di medicina generale - fa notare l'esperto -: nuovi medici hanno permesso di colmare il gap che si era formato in precedenza».
Andando, quindi, anche a sostituire i diversi medici andati in pensione. In generale, anche in Italia, il picco dei pensionamenti è stato superato e la situazione dovrebbe, man mano, migliorare. Anche se il sindacato Fimmg stima ancora altri 7.345 medici di famiglia in età da pensione (70 anni) tra il 2025 e il 2027.
Criticità superate
Risale all'anno scorso, invece, il problema dei paesi di montagna. In particolare, «abbiamo avuto qualche difficoltà a trovare un medico di base per Berceto - rivela Choroma -: poi da qualche mese abbiamo trovato un medico di base stabile, siamo quindi riusciti a trovare una soluzione». Per quanto riguarda l'ambito pediatrico, «non ci sono particolari criticità da segnalare - fa sapere il medico -: anzi, la denatalità, in questo senso, ha permesso di sorreggere il fabbisogno e non c'è stata la necessità di incrementare i posti a disposizione».
«Un sistema capiente»
«Parma è uno dei distretti con più concentrazione di popolazione, per questo possiamo raggiungere numeri medi molto alti per abitante-medico - riflette il dottor Choroma -. Nei distretti di montagna, la densità è più bassa: questo fa sì che in quelle zone ci siano meno pazienti per medico». Questo, nell'economia generale del sistema sanitario si traduce in questo modo: «Siamo un territorio capiente - dice l'esperto -: abbiamo, cioè, posti anche per nuovi iscritti, nuovi pazienti». In questo modo, il sistema regge. E per ora «non siamo con l'acqua alla gola».
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