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Lutto

Addio ad Augusto Migliavacca, il sindacalista con la musica nel cuore

Addio ad Augusto Migliavacca, il sindacalista con la musica nel cuore

di Anna Pinazzi

22 Maggio 2025, 03:01

Le sue parole buone hanno come sottofondo un'aria lirica. Il suo sorriso si mescola, nei ricordi, a quel giradischi anni '70 che riempiva sempre di musica la casa. Un suono caldo che rimane impresso nella memoria del figlio Carlo: «Tutte le passioni che ho oggi, me le ha trasmesse papà: un genitore straordinario».

Venerdì scorso, Augusto Migliavacca è venuto a mancare all'età di 92 anni. I ricordi di chi gli ha voluto bene restituiscono l'immagine di mille vite in una. Dal terrore delle bombe in un Oltretorrente distrutto dalla guerra, al lavoro di artigiano, poi la passione per la musica (tutta), per la lettura, per gli aerei, per il prossimo. «Grazie a lui ho imparato ad amare il jazz, la lirica, le canzoni popolari, le stornellate romane, la mala milanese - racconta Carlo, il figlio -: già da quello che ascoltava si poteva intuire la sua apertura mentale e la sua sensibilità». Passava da Pavarotti ai Pink Floyd (per amore di Carlo). Ed era capace di svegliarsi anche alle 4 del mattino, con la neve che imbiancava le strade, per mettersi in fila davanti al Regio e acquistare un biglietto per l'opera. Le note nel dna: Augusto era infatti diretto discendente dell'omonimo e celebre violinista che inventò la mazurka variata, ancora una delle più suonate al mondo.

Un'ispirazione anche le infinite enciclopedie che riempivano l'appartamento. Era lui stesso, con precisione certosina, a rilegarle: «Questo dà l'idea di quanto valore avessero per lui i libri», riflette il figlio. Un legame indissolubile, il loro: «Mi ha sempre dato fiducia, era unico e sensibile», aggiunge Carlo. I suoi ricordi sono pieni di affetto. Anche in ultimo, quando la memoria a breve termine aveva iniziato a vacillare: andavano a ripescare le conversazioni nel passato, dove la mente non inciampava mai. Augusto, infatti, non ha mai dimenticato gli anni della Seconda Guerra Mondiale e grazie al figlio, la sua «penna», aveva raccontato «l'urlo terrificante» dei bombardamenti sulle pagine della Gazzetta di Parma. Un pezzo di memoria, un'eredità per tutti: «Chi non è mai stato sotto un bombardamento aereo - aveva ribadito al giornale - non potrà mai capire cosa si prova». Lui che in quell'Oltretorrente indomito abitava. Lui, che si era salvato più volte dalla fine, che riusciva a sentire anche in lontananza il fischio degli aerei o che ha visto le bombe cadere dal cielo. Aveva conosciuto bene la polvere e il tanfo delle cantine dentro cui si rifugiava per scampare al peggio. Aveva solo 11 anni.

Finita la guerra, la vita ha iniziato a rifiorire. Augusto è diventato un dipendente della prima azienda in Italia a realizzare scarpe per neonati. Si occupava di scegliere e tagliare le pelli. Era l'inizio di tutta la «catena». Alla fine della produzione c'era Miria, la ragazza che da lì a poco sarebbe diventata sua moglie. Augusto ha poi lavorato per un'altra azienda, l'Ebe di via Lanfranco e poi per l'Alexander. Al lavoro, aveva affiancato la sua «fede» verso i diritti. Per anni è stato sindacalista, si è battuto per difendere i lavoratori «ma non senza tenere in conto anche i doveri di ciascuno». Negli ultimi anni è stato volontario, oltre che fondatore, del patronato della Lega pensionati di via Bixio della Cgil. «Anche quando non riusciva più a seguire le pratiche - ricorda il responsabile, Alessandro Grossi - Augusto veniva a trovarci: passava di qui, scambiava un sorriso e una battuta: una gran persona».

Nei familiari è scolpito il ricordo di «un uomo generoso, sensibile, straordinario». Se chiudono gli occhi possono sentire ancora i suoi racconti. E quando la mancanza sarà insopportabile basterà guardare il cielo. «Il suo orizzonte preferito». Tra aerei da ammirare e stelle in cui credere ancora.

Anna Pinazzi

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