Atalanta-Parma
Di partite decisive ne ha vissute tante dalla panchina, seppur nel mondo del calcio dilettantistico. E Gian Luca Baratta, in passato allenatore, tra le altre, di Borgo San Donnino, Pallavicino, Fidenza e Colorno, sa come si gestiscono le emozioni alla vigilia di quelle sfide da dentro o fuori che possono determinare l'esito di un'intera stagione. E, allo stesso modo, è consapevole che in questi frangenti il gap tecnico si assottiglia non poco se rapportato all'aspetto delle motivazioni. E quelle del Parma non potranno mai essere inferiori rispetto a quante ne metterà in campo l'Atalanta, già sicura del terzo posto che vale l'accesso alla prossima Champions League. «L'Atalanta gioca tutti duelli individuali uno contro uno -spiega Baratta- è un gioco molto dispendioso sul piano fisico e atletico e occorre veramente una grande motivazione. Affrontare l'Atalanta è complicato perché in Italia è stata la prima squadra a giocare uomo su uomo a tutto campo, ora in tanti l'hanno seguita però non lo fanno con la stessa costanza e continuità dei nerazzurri. Ma il Parma, soprattutto, con i difensori centrali è bravo a lasciare uno dei tre a uomo sulla prima punta e a rompere la linea con i due «braccetti». Sono fiducioso anche perché ha trovato un assetto equilibrato con i tre centrocampisti che andranno sicuramente a uomo sui loro mediani. È una partita difficile ma l'aspetto motivazionale spesso fa la differenza».
Bastano le motivazioni a colmare la differente caratura tecnica tra le due squadre?
«Perché no? Chi l'avrebbe detto che il Parma, dopo lo 0-2 del primo tempo, avrebbe ribaltato la partita con l'Inter nella ripresa? E chi l'avrebbe detto che il Parma avrebbe messo così in difficoltà la Juventus? Purtroppo, nell'ultimo periodo del campionato c'è stata questa flessione contro le due squadre forse meno stimolanti e questo è un aspetto su cui si dovranno fare le opportune riflessioni».
Dove si può mettere in difficoltà l'Atalanta?
«Se l'Atalanta non gioca una partita di determinazione totale, l'aggressività che comporta questo sistema di gioco può diventare il loro tallone d'Achille. Se tu vai in pressione ma non lo fai con la giusta organizzazione e convinzione, rischia di essere deleterio».
Quali possono gli uomini chiave del match?
«Bonny occupa una posizione di campo particolare perché gioca sotto la punta e svaria molto: è un ragazzo che ha qualità fisiche, atletiche e tecniche. E avrà un ruolo importante la tenuta della linea difensiva, visto che il Parma poi ha gli uomini per far male in ripartenza».
Da tecnico che spiegazione attribuisce al rendimento del Parma dai due volti?
«Intanto il cammino va distinto tra la gestione Pecchia e Chivu o, meglio, tra il 4-2-3-1 e il 5-3-2. È tipico delle squadre giovani, e se alla fine sarà raggiunta la salvezza, come tutti speriamo, bisogna riconoscere che la linea dettata dalla società è stata vincente. Perché ha conseguito il risultato sul campo giocando, allo stesso tempo, con una squadra giovanissima. In Italia sono pochissime le squadre che fanno giocare titolari i classe 2006».
Come vede la lotta salvezza?
«Se il Parma dipendesse solo dal risultato di Empoli-Verona, dovrebbe cercare di fare punti ad ogni costo e non aspettarsi notizie confortanti dagli altri campi ma il Lecce è obbligato a conquistare i tre punti in casa della Lazio che ha bisogno di vincere e si gioca parte della stagione. Per questo sono molto ottimista».
Da chi dovrebbe ripartire il Parma con la salvezza in tasca?
«Premettendo che dovremmo fare i complimenti alla società e alla strategia adottata, poi si dovrebbe prendere in esame tutta la stagione e riconoscere che un paio di uomini con personalità, anche se magari non giovanissimi, farebbero lievitare il valore della squadra e, di conseguenza, darebbero una grande mano ai bravi ragazzi che già ci sono. È l'insegnamento di questa stagione: si può fare con i giovani, però questi giovani, se avessero l'apporto di qualche elemento d'esperienza, farebbero ancora meglio. Basti vedere come Milan Djuric si è integrato nello spogliatoio a livello di leadership».
M.B.
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