Il dati del 2024 nel Parmense
Parma si conferma una delle province trainanti dell’economia italiana. Secondo i dati del Centro Studi Tagliacarne e di Unioncamere, infatti, nel 2023 ha registrato un valore aggiunto pro capite di 43.250 euro. Un dato che la colloca al quarto posto a livello nazionale, in miglioramento di una posizione e con un incremento del 6,2% rispetto all’anno precedente.
Questo valore supera di un terzo la media italiana, evidenziando la buona capacità del territorio parmense di produrre ricchezza da parte di tutte le sue componenti, tra cui certamente anche il tessuto industriale.
Il settore manifatturiero gioca un ruolo centrale nella definizione del valore aggiunto complessivo della provincia, contribuendo per il 33%. A questo si somma il contributo delle costruzioni, pari al 5%, che portano l’industria a incidere per un complessivo 38% sulla ricchezza generata.
Parma si distingue nel panorama emiliano-romagnolo anche per la varietà e l’elevata specializzazione delle sue filiere produttive. L’industria locale spazia dall’agroindustria alla farmaceutica, dalla meccanica generale all’impiantistica alimentare e packaging fino all’automotive, generando un fatturato complessivo di 25,9 miliardi di euro (dato MEF 2022). Un ruolo chiave nel garantire il funzionamento dei diversi settori è giocato dai servizi alle imprese, con logistica e Ict in primo piano.
I risultati dell’indagine congiunturale Upi
Secondo i dati emersi dall’ultima indagine congiunturale dell’Unione Parmense degli Industriali relativi a fine 2024, «l’industria del nostro territorio ha dimostrato ancora una volta grande resilienza nel fronteggiare un contesto economico incerto, chiudendo l’anno con dati improntati alla sostanziale stazionarietà del fatturato e della produzione».
Le esportazioni hanno raggiunto i 10,07 miliardi di euro, segnando una crescita del 2,3% rispetto al 2023, in netta controtendenza rispetto alla flessione registrata a livello regionale
(-2%) e nazionale (-0,4%) sempre nello stesso periodo.
I settori più performanti, nel 2024, sono risultati l’alimentare, l’impiantistica alimentare e la farmaceutica, mentre la meccanica, il vetro e l’abbigliamento hanno mostrato segnali di rallentamento. Dal punto di vista dimensionale, decisivo per la tenuta generale è stato il contributo delle grandi imprese del territorio. L’alimentare ha guidato l’export con un fatturato di 2,93 miliardi di euro (in crescita dell’8% su base annua), seguito dall’impiantistica alimentare (1,86 miliardi, in crescita del 15%) e dalla farmaceutica (1,59 miliardi, in crescita del 4%).
Sul versante occupazionale, l’industria manifatturiera ha sostenuto un andamento positivo delle assunzioni. Il tasso di disoccupazione per il 2024 è stato stimato al 4,6%, confermando la tenuta del mercato del lavoro provinciale.
Previsioni 2025
Le previsioni per il primo semestre 2025 evidenziano un calo della produzione, mentre gli ordini, soprattutto dall’estero, mostrano segnali di tenuta.
Le previsioni per settore ricalcano quanto evidenziato a consuntivo nel 2024. Le aspettative migliori riguardano la chimica farmaceutica e l’impiantistica alimentare, il dato dell’alimentare è positivo nonostante le incertezze delle conserve animali, in deciso calo sono la meccanica generale e il vetro, negative le prospettive per i settori della plastica e delle costruzioni.
Considerando le stesse previsioni in base alla dimensione delle imprese, si evidenzia una forte differenza nelle aspettative con un peggioramento delle attese al diminuire della dimensione aziendale per tutte le variabili considerate, ad eccezione dell’occupazione.
Secondo gli ultimi dati pubblicati nella Congiuntura Flash di maggio dal Centro Studi Confindustria, il Pil italiano è cresciuto più del previsto nel primo trimestre 2025 (+0,3%), con l’industria che ha interrotto il suo lungo calo.
L’incertezza legata alle politiche economiche internazionali frena esportazioni e investimenti, imponendo agli imprenditori una visione strategica per affrontare le sfide globali.
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