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TESTIMONIANZA

«Prima lo stalking, poi un'aggressione. Ora ho paura»: il drammatico racconto di una donna di Parma

«Prima lo stalking, poi un'aggressione. Ora ho paura»: il drammatico racconto di una donna di Parma

di Luca Pelagatti

23 Giugno 2025, 03:01

Da quella mattina maledetta sono passati ormai mesi. E' ovvio, i lividi sono svaniti: ma, paradossalmente, ora è anche peggio. Adesso a pulsare non è più la pelle contusa. Ma la paura che vibra dentro, quella che toglie il respiro. «Purtroppo è così: io vivo sospesa. Non posso uscire, non vado al lavoro. Aspetto: ma non succede nulla».

A parlare è la dottoressa, dipendente dell'Ausl, che a metà dello scorso marzo, alle 7 e 30 di mattina, mentre stava prendendo servizio in via Vasari è stata aggredita, picchiata, rapinata da qualcuno che non era il classico disperato in cerca di una vittima indifesa. Ma, piuttosto, l'esecutore di un agguato su commissione programmato e organizzato con cura. Solo il destino, per una volta bonario, ha evitato che ora fossimo qui a ricordare l'ennesima tragedia.

«Le persone che mi hanno assalita cercavano proprio me ed erano arrivate a Parma da Varese sapendo dove trovarmi: qualcuno le aveva assoldate e informate».

Un qualcuno che, ancora, a distanza di mesi, non ha un nome e un volto. Mentre dei picchiatori, gente pescata nel sottobosco dei balordi, si sa tutto. Sono stati subito arrestati dalla Mobile che li ha pedinati grazie alla tecnologia: «Dopo avermi malmenata, presa a morsi, mi hanno strappato la borsetta e sono scappati. Il telefono l'hanno lanciato via in autostrada ma non sapevano che dentro la borsetta c'era un localizzatore wireless che, dialogando con un cellulare, ha permesso ai poliziotti di seguirli fino a casa loro. E di fermarli».

Si è scoperto così che a colpire erano stati lo zio e la nipote più il fidanzato di lei arrivati su un'auto a noleggio dalla Lombardia: sono scattate le denunce. Insomma, caso chiuso in tempi record?

Per nulla. Perché manca il passo successivo, quello che avrebbe permesso di incastrare il mandante di quella aggressione. Che, secondo la vittima, è ancora libero e tranquillo. Quindi, potenzialmente, in grado di fare male.

«Io sopravvivo guardandomi intorno con perenne terrore e nessuno interviene: nessuno ha preso un provvedimento contro di lui, imposto un divieto di avvicinamento. Nulla: io sono nel limbo di chi chiede risposte. Ma ottengo solo silenzio».

Un vuoto che suona più che mai sconcertante perché, prima dell'agguato all'alba in via Vasari, c'erano stati molti altri segnali allarmanti : «Da novembre 2024 io ho presentato diverse denunce alle forze di polizia: episodi di stalking, minacce, pedinamenti. E come è normale in questi casi era scattato il “codice rosso”, sono stata sentita subito dagli investigatori. Sembrava che la vicenda dovesse essere risolta. Ma non è stato così».

Si, perché nonostante la vittima abbia trovato una microspia che segnalava ogni suo spostamento piazzata sulla propria auto, nonostante quell'agguato davanti alla sede dell'Ausl, tutto pare essersi arenato nei meandri di un'indagine complessa. E anche i legali che la seguono, secondo il suo racconto, avrebbero molte difficoltà ad avere risposte.

Inutile sottolinearlo: chi vive nella paura, facilmente, di fronte al silenzio sprofonda nel terrore. «Ho anche fatto tracciare dalla famosa criminologa Roberta Bruzzone un profilo della persona che ho denunciato per stalking e che ho motivo di ritenere che abbia ordinato il mio pestaggio: in quel testo la specialista parla di “uno scenario che non può essere sottovalutato e un desiderio di provocare danni permanenti” oltre che di una “escalation volta a cagionare danni irreversibili e financo la morte”. E leggendo queste parole è facile capire il mio stato d'animo».

Un sentimento di comprensibile timore che cresce col tempo e che la vittima, esasperata, spera di poter presto iniziare a superare. «Sono convinta che ci si fosse attivati subito, già dopo le mie prime denunce non ci sarebbe stato quel pestaggio davanti alla mia sede di lavoro. E ora penso che sarebbe necessario un intervento deciso per impedire che accada qualcos'altro». Il sottinteso è ovvio: qualcosa di molto peggiore.

Il tempo passa e si dice che sia un gran dottore: peccato che quando si vive con la paura non abbia nessun effetto. Anzi, giorno dopo giorno, quella continua a crescere. E alla fine avvelena ogni respiro.

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