Parma Calcio
Il momento tanto atteso è finalmente arrivato: a una settimana esatta dall'annuncio ufficiale, questo pomeriggio alle 15 nella sala stampa dello stadio Tardini si terrà la presentazione del nuovo allenatore del Parma, Carlos Cuesta, che sta già suscitando parecchia curiosità tra addetti ai lavori e tifosi. Sarà l'occasione per conoscere da vicino il tecnico spagnolo, il secondo più giovane di sempre nella storia della serie A (spegnerà 30 candeline a fine luglio), all'esordio assoluto in panchina. Prima di lui, anche altri suoi nove predecessori, da Scala fino a Chivu senza dimenticare Ancelotti, Pioli, D'Aversa, Carmignani e il flop Passarella, debuttarono in A, con alterne fortune, alla guida dei gialloblù.
I vincenti
L'excursus comincia da Nevio Scala che, assieme al Parma, si affacciò al massimo campionato italiano il 9 settembre 1990, perdendo in casa, tra le polemiche, contro la Juve, lo stesso avversario che Cuesta si troverà di fronte nel battesimo di fuoco. Scala, che pochi mesi prima aveva ottenuto una storica promozione, raggiunse traguardi insperati anche a livello europeo e in sette stagioni vinse, di seguito, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Coppa Uefa. Nel '96, segnato da una grande rivoluzione (Stefano Tanzi eletto presidente a 28 anni ancora da compiere, a proposito di record di precocità), come suo successore venne scelto un certo Carlo Ancelotti, all'epoca 37enne, che, dopo il salto di categoria con i «cugini» della Reggiana, si trasferì al di qua dell'Enza, dove era già stato agli inizi della carriera da calciatore, e alla prima esperienza nell'Olimpo del calcio chiuse al secondo posto che valse la qualificazione alla Champions League. Poi alzata al cielo cinque volte tra Milan e Real Madrid dall'attuale ct del Brasile. E lasciò il segno anche il più esperto Pietro Carmignani, che già aveva preso in mano il Parma in B nel 1985 e ricevette una nuova doppia chiamata in corsa nelle annate 2001-02, culminata con il successo dell'ultima Coppa Italia, e 2004-05, quella del memorabile spareggio di Bologna.
Disastro Passarella
Nel primo caso, tolta la brevissima parentesi ad interim nell'autunno 2001, raccolse il testimone dall'argentino Daniel Passarella, detto «El Caudillo», una vera e propria meteora, che, tra novembre e dicembre, subì l'onta di cinque sconfitte in cinque giornate e un inevitabile esonero lampo.
Nemo propheta in patria
L'esonero toccò nel 2006-07 anche al parmigiano Stefano Pioli, che, reduce dai buoni risultati al Modena in cadetteria, in un'annata complicata anche per il cambio di proprietà non si rivelò profeta in patria ma da qui mosse i primi passi nella serie A che, in coda alle tappe di Chievo, Bologna, Lazio, Inter e Fiorentina, gli regalò la gioia dello scudetto col Milan nel 2022. Meno ricco di soddisfazioni il percorso professionale di Domenico Di Carlo, che, preso dal Mantova in B, sostituì Ranieri nell'estate 2007 e non convinse mai fino in fondo tanto da essere sollevato in marzo dall'incarico. Un ribaltone che non servì a evitare la retrocessione, sancita il 18 maggio 2008 nell'unica partita diretta da Andrea Manzo, promosso dalla Primavera al posto di Cuper e battuto in casa dall'Inter campione d'Italia ma capace, in pochi se lo ricordano, di aggiudicarsi nella tournée post season la Fiat Cup a Shanghai in Cina, superando la Juve ai calci di rigore.
Imprese salvezza
Il resto è storia più recente, relativa al periodo della rinascita, con la scalata di Roberto D'Aversa, artefice delle due promozioni consecutive dalla Lega Pro e protagonista di altrettante salvezze tra il 2019 e il 2020 prima dell'infausto ritorno nel 2021 sotto la gestione Krause. E, infine, quest'anno la scommessa Cristian Chivu, che in tredici gare, tutt'altro che agevoli, è riuscito a mantenere la categoria e poi a spiccare il volo per andare ad allenare la «sua» Inter. L'augurio è che Cuesta, il più giovane del lotto davanti ad Ancelotti e Pioli, possa ripercorrere le orme di qualcuno di loro. Mucha suerte, Carlos.
Marco Bernardini
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