Il ritratto
Della sua visione del calcio il «fattore sorpresa» è un caposaldo: Enzo Maresca lo esibisce non già in maniera sfrontata, ma ragionata. Ponderando ogni mossa. Proprio come fa il bravo giocatore di scacchi. Una vera passione, anche questa, per il tecnico di Pontecagnano Faiano che, non a caso, sulle analogie tra le pedine disposte sulla scacchiera e i calciatori schierati sul rettangolo verde ha costruito la tesi presentata a Coverciano.
Annata da incorniciare
Al Mondiale per club il «fattore sorpresa» di Maresca nella semifinale col Fluminense è stato Joao Pedro, attaccante brasiliano appena acquistato dal suo Chelsea e impiegato per la prima volta da titolare. Come è andata a finire? Doppietta e “blues” in finale. In meno di un anno Maresca ha completamente rivitalizzato il Chelsea portandolo alla conquista della Conference League (poker in finale al Betis), mettendo così in bacheca il suo primo trofeo internazionale da allenatore, e al quarto posto in Premier League con annessa qualificazione in Champions. Tutto questo appena un anno dopo aver riportato nella massime serie il Leicester, con una cavalcata trionfale in Championship.
Un passo indietro
Ma per inquadrare meglio l'ascesa di mister Maresca, bisogna fare un passo indietro. Estate 2021. Il Parma è appena retrocesso nel campionato cadetto e il presidente Krause ha in mente un nuovo ciclo - che solo tempo dopo inizierà a dare i propri frutti - imperniato sui giovani. Talenti da forgiare e da far sbocciare sotto la guida di un tecnico, Maresca appunto, ambizioso ma con un curriculum che fino ad allora raccontava di esperienze maturate da vice (prima Ascoli, quindi Siviglia con Vincenzo Montella e Malaga con Manuel Pellegrini, che era stato anche suo allenatore in passato) e poi alla guida della formazione Under 23 del Manchester City, a “scuola” di un certo Pep Guardiola. Qui allena anche Adrian Bernabé, nome che Maresca suggerirà al Parma dove lo spagnolo arriverà a parametro zero. E sarà lo stesso tecnico a caldeggiare l'ingaggio di Franco Vazquez, suo compagno di squadra ai tempi del Palermo e che aveva poi ritrovato a Siviglia, quando era vice allenatore.
Emergente, capace, desideroso di imparare, conoscitore delle lingue (quante similitudini col presente chiamato Carlos Cuesta...): Enzo Maresca aveva tutti i requisiti in linea col profilo ricercato dal Parma. A lui vengono quindi consegnate le chiavi del rilancio.
Il regno crociato
Lo sfortunato esordio in Coppa Italia contro il Lecce (1-3) sembra solo un incidente di percorso davanti ad un avvio di campionato promettente con sette punti conquistati nelle prime tre partite: pari col Frosinone, vittorie su Benevento e Pordenone. Ma le successive due sconfitte di fila contro Cremonese e Ternana aprono le prime crepe, dovute principalmente all'inesperienza. Non è tutto da buttare del lavoro di Maresca, sia ben inteso. Le idee ci sono, qualcosa si intravede pure. Manca semmai il tempo. Perché sulla carta il progetto sarà anche triennale, ma Parma è una piazza che freme dalla voglia di tornare nel palcoscenico più consono alla sua storia, almeno quella degli ultimi tre decenni. Il regno di Maresca sulla panchina crociata dura complessivamente 100 giorni. Prima dell'addio ha il tempo di vincere altre due partite, sul campo del Cittadella e poi al Tardini contro il Vicenza, in entrambi i casi grazie ai guizzi di Adrian Benedyczak. Uno di quei ragazzi che, tempo dopo, contribuirà a riportare il Parma in A. L'1-1 casalingo col Cosenza, il 21 novembre 2021, è fatale a Maresca. Che a Parma non mangia il panettone. Esonerato (al suo posto Beppe Iachini) con la squadra al quattordicesimo posto in classifica, la sua avventura si chiude con diciassette punti raccolti in tredici giornate, frutto di quattro vittorie, cinque pareggi e altrettante sconfitte.
Il «maestro» Guardiola
Otto mesi dopo, a luglio 2022, Maresca fa ritorno al City. Pep Guardiola nutre stima ed elevata considerazione nei suoi confronti: lo inserisce così nel suo staff. Insieme vinceranno anche una Champions League. Poi Maresca sente che è il momento giusto per riprendere un filo interrotto: va a Leicester e firma un capolavoro, poi riceve la chiamata del Chelsea. In Inghilterra Enzo ha ormai trovato la sua dimensione, il terreno nel quale far germogliare le proprie idee. Ma Parma e il Parma, in fondo, non li ha mai dimenticati. In una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, il tecnico è tornato sulla sua esperienza vissuta nella nostra città definendola «breve ma fondamentale».
Onestà intellettuale
«Dagli errori si impara e lì io ne commisi» ha spiegato facendo autocritica, a riprova della sua onestà intellettuale, ma rammentando anche (e qui togliendosi forse un sassolino dalla scarpa) di essere stato ingaggiato per «un programma di tre anni e cacciato dopo tre mesi». Il Parma di Maresca poteva contare, oltre che su Bernabé, anche su Bonny e Mihaila, «considerati giovani ancora adesso. Si vede che con me erano dei bambini» la chiosa di Maresca, sottolineando come i crociati per tornare nella massima serie abbiano impiegato «comunque i tre anni previsti». Come dire: tempo e pazienza queste sconosciute, nel calcio moderno.
Qualcosa però forse sta cambiando. Durante la presentazione di Cuesta, il Ceo del Parma Federico Cherubini ha ribadito la necessità di cambiare prospettiva. «In Italia la permanenza media di un allenatore supera di poco i 300 giorni: significa affidare progetti pluriennali a tecnici per poi interromperli dopo una stagione. Bisogna dare una risposta a questo problema e restituire all'allenatore un ruolo centrale nel progetto del club». Ben detto. La storia di Maresca al Parma insegna anche questo.
Vittorio Rotolo
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