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Progetto

I due anni del percorso che parla la lingua dell'integrazione

I due anni del percorso che parla la lingua dell'integrazione

di Roberto Longoni

12 Luglio 2025, 11:16

«La scuola mi ha aiutato in tantissime cose. Per prima cosa ho trovato lavoro. E ho anche imparato molte cose sulle regole dell'Italia, sulla città...» scrive Malick, in un pensiero letto da Martina Alfieri, una delle tre docenti del progetto Rete integrazione lavoro Parma ideato e progettato dall'Unione parmense industriali con il coinvolgimento di Cisita e di una rete di soggetti del territorio. Sulla stessa onda Faith, che ci mette un pizzico di cuore: «Fino a oggi ho imparato tante parole, adesso parlo italiano. Vi voglio tanto bene...». Qui, più importante dei pensieri è la lingua nella quale vengono espressi. Anzi, scritti: l'italiano. Non più la lingua d'origine né quella «ponte» - francese o inglese che sia -, ma quella d'arrivo, della vita nuova: del Paese che ha il lavoro come fondamento della propria Costituzione, come ricorda un altro migrante-studente.

Si fa presto a parlare di integrazione, quando si abbandonano i soggetti che dovrebbero esserne coinvolti dietro il muro dell'incomprensione. Abbattere questa barriera è l'obiettivo del progetto Rilp, di cui si è parlato alla Dallara Academy a Varano Melegari. «Un piacere avere la possibilità di riflettere sui problemi della nostra società e sui tentativi per risolverli» esclama Giampaolo Dallara, facendo gli onori di casa. Quanto sia sentito il progetto lo dimostra anche la figlia dell'ingegnere, Angelica, presidente della Fondazione Caterina Dallara: «Fondamentale dare una seconda chance a persone con fragilità».

Domenico Altieri comincia il suo appassionato intervento con un esempio. «Nel forno di Ranzano - spiega l'amministratore delegato di Biricca, capofila del progetto finanziato il primo anno dall'Upi e ora dalla Fondazione Cariparma - su undici lavoratori cinque, immigrati dall'Africa, sono stati accolti da noi». Accolti e aiutati a crescere dal Rilp, che mette in campo oltre a tre docenti, tre coordinatori, un orientatore per l'impiego e cinque volontari. «Le aule sono due - prosegue Altieri -: una di Cisita e una di Leone rosso. Quattro i semestri scolastici, ai quali hanno partecipato 623 studenti suddivisi in 28 classi. Sono già 92 le persone orientate verso una professione». Persone, non «risorse».

Un progetto seguito passo a passo da tutte le parti coinvolte, come testimonia lo sguardo indirizzato da Altieri a Cesare Azzali. «Le persone sono la vera ricchezza ed è fondamentale che siano in grado di comunicare - sottolinea il direttore dell'Upi, che non nasconde la soddisfazione per i risultati dei primi due anni del Rilp - e la ricchezza economica è parte di quella sociale. Abbiamo avuto la fortuna di trovare persone intelligenti e buone, permettetemi di usare questo aggettivo, che hanno condiviso questo percorso. Ne abbiamo realizzato un pezzo, ma va arricchito con altre iniziative: è necessario che prosegua e si stabilizzi».

Con la stessa energia. A sottolinearla è Alberto Sacchini. «L'entusiasmo e la dedizione con i quali tutti si sono impegnati nella realizzazione di questo progetto - dice il direttore di Cisita - ha trasmesso ai partecipanti la sensazione di una comunità che sa fare squadra attorno a valori importanti». Valori che non scadono. «Dare continuità a questa iniziativa è interesse di tutti» chiosa Sacchini, ricordando il corso di sicurezza in azienda appena concluso: «L'abbiamo fatto in italiano, impiegando più ore, perché è in italiano che ci si esprime, quando c'è un'emergenza».

Che il Rilp possa essere un modello «esportabile» è evidente. Lo testimonia Ettore Brianti. «Spesso ne parliamo, quando incontriamo altre realtà - dice l'assessore al Sociale del Comune di Parma -. Concretezza, solidarietà, fare sistema: è importante far conoscere e sviluppare questi valori». Brianti, poi, dopo aver ricordato come «siano stati tolti finanziamenti per l'insegnamento della lingua e per il supporto psicologico», sottolinea l'importanza del «tema dell'abitare». Dare una lingua, in fondo, significa anche cominciare a dare ascolto anche su questi temi.

Roberto Longoni

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