Conservatorio
Lo scorso 7 giugno al Ravenna Festival, con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, è stata presentata la composizione «Surrogate Cities» di Heiner Goebbels alla quale hanno partecipato ben cinque allievi del master annuale di I livello «Specializzazione nel ruolo di professore d’orchestra-Timpani e Strumenti a percussione» del Conservatorio di Parma: Andrea Colarossi, Stefano Lussignoli, Michele Falasca, Jona Muscia e Martina Russo. Responsabile del master è Danilo Grassi.
Era la prima collaborazione con la Cherubini?
«La Cherubini, da quando è stata fondata, chiama sempre gli allievi di Parma: il Maestro Muti, evidentemente, si fida della nostra scuola. Ci può essere anche qualche esterno per suonare i timpani, ma di base le percussioni sono affidate ai nostri allievi. La Cherubini e Ravenna sono state per tanti anni una ottima palestra per i nostri studenti e spero che continuerà ad esserlo».
Qual era la particolarità di quest’anno?
«La novità di quest’anno è che ho collegato il master a questo lavoro di Goebbels: c’è stata questa occasione e parlando con il direttore del Conservatorio, Massimo Felici, ho pensato di realizzare questo progetto visto che c’erano cinque allievi iscritti al master in percussioni e servivano cinque percussionisti, oltre al timpanista. Perché non preparare questa collaborazione nelle quarantaquattro ore di project-work nel master? Ne abbiamo parlato con la Cherubini e sono stati felicissimi di questa soluzione. Abbiamo dedicato due intere giornate di dodici ore, solo con me, alle parti di questa composizione estremamente vasta che per la prima volta è stata eseguita in modo integrale. Poi ho coinvolto il direttore Andrea Molino che si è reso disponibile a venire a Parma per lavorare con noi e abbiamo fissato altre due giornate, prima della prova al Ravenna Festival».
C’è stato qualche aspetto più complicato?
«La cosa particolare è che dovevano essere recuperati tantissimi “strumenti”: pensavano di utilizzare dei materiali ferrosi al Porto di Ravenna, ma in realtà sono riusciti a trovare ben poco, giusto due bidoni. Abbiamo dovuto utilizzare dei materiali che avevo già per altre esperienze tra i quali una bomba d’aereo tagliata, che ha un suono simile a una campana, battenti particolari, da usare sul ferro, e lastre grandissime che sono state sospese al Teatro Alighieri di Ravenna: per Goebbels era molto importante anche questo aspetto visivo».
Un bilancio su questa esperienza?
«Abbiamo lavorato tantissimo, ma il risultato è stato molto apprezzato: nel momento nel quale si sono alzati i percussionisti per gli applausi finali, hanno ricevuto un boato dal pubblico. Questo è il master al quale si può accedere dopo il Triennio, per Timpani e Percussioni. È l’ottavo anno che lo portiamo avanti, la sesta edizione visto che abbiamo saltato due anni per il Covid e per altri motivi burocratici. È l’unico in Italia ad avere i punteggi ministeriali. I cinque allievi provengono da esperienze diverse e tra loro c’è anche un mio ex allievo di Parma. A breve parteciperanno anche ad altri due programmi della Cherubini».
Giulio A. Bocchi
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