Parma Calcio
Neustift im Stubaital Ricordare il passato per vivere meglio il futuro. E magari anche il presente. Ricordare ma con grande serenità: parlare con Alessandro Circati dà un po' questa impressione. Il passato, ovvero la stagione scorsa, sono quattro gare disputate da titolare, riflettori accesi sulle sue prestazioni e poi il crack. Poi l'operazione, la riabilitazione, i primi allenamenti e 28 partite fuori. Poi 4 gare in panchina e finalmente 2 da titolare (Napoli e Atalanta) e una di qualificazione Mondiale (con il Giappone). Due missioni compiute. Eppure lui, Alessandro Circati, resta impassibile, accenna un sorriso soltanto. «La passata stagione è stata anche troppo condizionata da quell'incidente. Che mi ha messo in pausa per mesi. Poi, essendo la prima stagione in serie A, vedendo i compagni giocare sapendo che potevi essere con loro... ma non potevi. Sì, un po' ha bruciato».
Ne parli con molta serenità, comunque...
«Diciamo che mi ha dato ancora più voglia di ritornare anche perché sapevo che sarei riuscito a giocare un po', verso la fine della stagione. Sapevo che con i tempi dì recupero sarei riuscito a tornare. Quello era veramente il mio obiettivo: avevo cominciato bene e volevo almeno finire bene».
Il tuo rientro: un mese di panchina e poi il Napoli da titolare.
«Mister Chivu all'inizio mi diceva tu vieni con noi per stare con il gruppo, aiuti i ragazzi. Il suo messaggio era chiaro, sapevo che non mi faceva entrare. Me l’aveva detto e lo sapevo, sapevo il mio ruolo lì. Poi, col passare del tempo, mi chiedeva come stavo, ci parlavamo. La settimana prima del Napoli, anche lì mi aveva detto che non aveva intenzione di farmi giocare. Poi viene la partita, abbiamo deciso che ero pronto a giocare».
Dicevamo Napoli, poi Atalanta e quindi Giappone: salvezza con il Parma e qualificazione Mondiale con la tua Australia contro il Giappone.
«Sono state tre partite di fila bellissime, perché sono stati risultati bellissimi. Contro tre squadre forti come Giappone, Napoli e Atalanta, quindi. Ho giocato tre partite di alto livello e anche molto positive».
Guardiamo avanti: il ritiro è ormai terminato, dopo l'amichevole con il Real Deportivo Maiorca, si torna a Parma. Come è andata?
«Il ritiro è andato molto bene. Tanto lavoro e c'è ancora tanto lavoro da fare. Abbiamo migliorato come collettivo, per me è stato un ritiro molto positivo».
Cosa ti aspetti da questa stagione?
«Prima di tutto di stare bene, di non avere nessun problema fisico. Poi ovviamente giocare più gare possibili, avere un ruolo da protagonista in questa squadra e arrivare alla salvezza e poi a luglio giocare i Mondiali».
E adesso si riparte dalla Juventus...
«Sì, il nostro campionato inizia con la Juventus: sono sicuro che io e i ragazzi saremo pronti a giocarcela. È il nostro obiettivo di ogni partita».
Allenatore giovane: un ritornello che avrai sentito allo sfinimento. Come va con Cuesta, che rapporto c'è?
«Un normale rapporto giocatore-mister: lui ha il suo ruolo e visto che siamo giovani anche noi, avere l’allenatore giovane non cambia le cose e credo anche per lui. Poi lui ha vissuto tanti anni nel mondo del calcio con ruoli importanti, come vice allenatore, quindi ha visto tante situazioni diverse. Quindi nessun problema».
Si dice che tu e Leoni siate i difensori centrali del futuro. Come ti trovi a giocare con lui?
«Con Giò mi trovo molto bene fin dalla prima partita che abbiamo fatto insieme col Napoli. Ci troviamo molto bene, ci conosciamo bene, ci aiutiamo sempre. . Non guardiamo troppo avanti ma pensiamo a quello che stiamo facendo adesso».
E qual è il tuo rapporto con Parma?
Parma è la città della mia famiglia, ho i nonni a Bussetto e Salso quindi sono di Parma, è la città dove mamma e papà sono cresciuti. Io, purtroppo, non sono cresciuto qui. Sono cresciuto in Australia, e sono molto contento anche di quello. Mio fratello è cresciuto a Parma, quindi Parma è la città della della mia famiglia. Ed è diventata anche la mia città».
Tu come sei? Come ti definiresti, un ragazzo...?
«Un ragazzo molto tranquillo, a seconda delle situazioni non mi esalto ma nemmeno mi deprimo».
Tuo padre è stato calciatore ed è stato anche un giocatore del Parma. Ne avete parlato? Cosa ti ha consigliato?
«Papà non mi dà consigli nel. Ne abbiamo parlato solo dopo che avevo giocato la mia prima partita del Parma. Mi dice sempre di dare il massimo che poi quello è il minimo, mi dice sempre di essere concentrato, ma anche quello è abbastanza comprensibile. Lui purtroppo non ha avuto mai l’opportunità di fare la la prima presenza con il Parma, anche perché a quei tempi il Parma era sempre molto, molto forte. E allora, prima di parlarmi, ha aspettato che io debuttassi».
Sandro Piovani
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