×
×
☰ MENU

Cinema

Gatti porta “L’Inferno” a Bedonia

Gatti porta “L’Inferno” a Bedonia

03 Agosto 2025, 13:00

È iniziata la lavorazione de «L’Inferno», il primo film per il cinema girato interamente in Valtaro, dal parmigiano Federico Gatti che ne cura anche la sceneggiatura. Il film è prodotto dalla casa di produzione «Combo» in coproduzione con «A_nima», e vede protagonisti i Lubna Playoust e Sebastiano Kiniger.

La Playoust è un’attrice e regista franco-italiana vista anche in «The french dispatch» di Wes Anderson e ne «la natura dell'amore» di Monia Chokri, nonché autrice di un documetario - «Room 999» - passato al Festival di Cannes del 2023, mentre Sebastiano Kiniger è un volto emergente del cinema italiano che recentemente ha partecipato all'attesa serie su «Sandokan», nonché a «Che Dio ci aiuti» e a «Generazione 56k».

Sulla trama del film aleggia il mistero: dalle poche informazioni, si tratta di una coppia rinchiusa all’interno di un’elegante villa moderna assopita tra le montagne di Bedonia in località Cavignaga e di un loro dramma esistenziale che ruota attorno al cibo.

Concepita come una pièce teatrale, la storia trasforma la scenografia in un terzo protagonista, rendendo viva la costruzione (del 2004) dell’architetto Lucio Serpagli dello studio AAA office e amalgamando lo spazio scenico all’interiorità dei protagonisti in un processo organico e poetico.

Secondo le parole del regista: «La scenografia ha giocato un ruolo centrale fin dalla prima stesura della sceneggiatura. Era per me essenziale considerare lo spazio scenico come un terzo protagonista silenzioso, un grembo materno al cui interno muovere i due protagonisti e i loro sentimenti secondo una linea tagliente ed estetica. La presenza di una costruzione integralista e avanguardistica mi ha permesso di ottenere l’effetto desiderato, in cui il bianco sterile degli interni si contrappone al rosso materico dei mattoni, tipico dell’architettura contemporanea delle nostre zone. La collaborazione con Lucio, e con lo studio AAA office, mi ha permesso di dare vita al progetto, e sono contento di avere avuto la fortuna di potermi muovere all’interno degli spazi da lui concepiti».

Sempre secondo il regista, il film è un omaggio all'appennino parmense, dove Gatti ha le sue radici. «È stato appassionante inserire all’interno della storia elementi caratteristici delle nostre zone. Innanzitutto, c’è il cibo, elemento centrale della storia: la riscoperta di ricette come prosciutto e melone, gli amor di Borgotaro, la pasta al sugo di noci, e così via. Ma vi è anche un sottotesto culturale con il quale sono cresciuto e che mi premeva di mettere in luce attraverso il cinema: il rapporto tra l’ambiente architettonico e la natura, il clima ventoso delle montagne, le splendide edizioni di libri degli anni Novanta che risiedevano silenziose nelle abitazioni di questa provincia, i disegni della Pilotta, eccetera. È interessante analizzare quanto questi elementi influenzano il nostro modo di vivere, e mi premeva portarle all’attenzione del cinema».

Il film è stato realizzato grazie alla collaborazione di numerosi sponsor, tra cui si segnala Artarredo di Borgotaro gestita dalla famiglia Galluzzi, che ha contribuito alla scenografia del film, la casa stilistica Volt di Matteo Volterra e il Vintage Store Deny’s di Fontevivo che hanno concesso l’utilizzo dei costumi, sapientemente curati dalla costumista Marzia Paparini e dal suo aiuto Zelda Bronzo. La fotografia del film, interamente girato in pellicola 16mm Kodak, è curata dal direttore della fotografia Gabriele Tiddi, che per realizzarlo ha utilizzato una Arriflex 16BL costruita nei primi anni Settanta. «Si è trattato di una scelta stilistica rigorosa, che mi ha aiutato a creare un ambiente onirico dai colori pastello lontano dai colori acidi del digitale cui siamo abituati oggi», spiega Gatti: «Tutto questo non sarebbe stato possibile senza Combo», una casa di produzione di Bologna attiva nel mondo del cinema indipendente. «Un film è il risultato di più maestranze - sottolinea il regista -: è per questo che ringrazio Anja Verdjanic e Marcello Montù, i due perni della produzione. Senza il loro aiuto, ”L'inferno” non sarebbe stato realizzabile».

Un ringraziamento che Gatti estende a tutti i membri della troupe: oltre ai nomi già citati, il fonico Antonio Prugno, il segretario di edizione Alex Isabelle, tutto il reparto fotografia (Marco Mineyichev, Giuseppe Luccarini, Giacomo Piccolo, Andrea De Angelis), le truccatrici Desy Magliaccio e Giada Lelli e il montatore Pietro Maria Rusca. «Una sfida che abbiamo accettato con grande vitalità nella speranza che il pubblico internazionale possa scoprire il mondo silenzioso e atavico delle nostre valli».

r.s.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI