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Svolta nel giallo

Donna uccisa a Zibello: in manette il figlio

Donna uccisa a Zibello: in manette il figlio

di Luca Pelagatti

07 Agosto 2025, 09:51

Kaur Jaan era arrivata nella Bassa, in quella palazzina di via Verdi, da soli dieci mesi. E appena scivolata in quelle stanze, lei indiana settantenne dalla salute un po' malferma, si era resa conto di essere sprofondata in un incubo. Difficile raccontarlo in un'altra lingua, complicato sfogarsi in una terra così lontana e tanto diversa: ma in qualche modo era comunque riuscita a mormorarlo a qualcuno intorno: «Vorrei andarmene, vorrei tornare a casa. Qui ho troppa paura».

Non ne ha avuto il tempo: chi avrebbe dovuto volerle più bene le ha strappato anche questo ultimo sogno. E dopo schiaffoni e botte, grida stridule e pugni in faccia, qualche giorno fa, il suo aguzzino si è accanito con più cattiveria del solito, ha picchiato più forte. La donna ha provato a resistere ma alla fine è crollata a terra priva di sensi, ormai in coma. I medici hanno fatto quello che hanno potuto, l'elicottero del 118 è volato il più velocemente possibile. Ma alla fine il cuore della settantenne si è fermato. E quello che in un primo momento era apparso come un fatale malore si è svelato essere invece un omicidio pluriaggravato. Commesso da R.B., il figlio 51enne della vittima.

A scoprirlo, dopo due giorni febbrili di interrogatori e sopralluoghi, sono stati gli uomini del Comando provinciale dei carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Parma, arrivati in forza a Zibello dopo che dall'ospedale era arrivata una allarmata segnalazione: «Una donna è morta: la Tac ha dimostrato una emorragia cerebrale in corso. Ma il problema è che c'è molto altro».

L'esame del corpo della vittima aveva infatti evidenziato un «quadro di natura traumatica polidistrettuale» con eloquenti ferite agli arti. Per di più, era chiaro, inferte in momenti diversi. Come se picchiare, in quel contesto. fosse la prassi di ogni giorno.

Sulla base di questo si è messa in moto la macchina delle indagini: e a Zibello, oltre ai militari della locale stazione, si sono precipitati i carabinieri del Nucleo operativo di Fidenza e quelli di Parma. Occorreva fare girare all'indietro le lancette: il primo allarme era stato lanciato dai familiari della donna alle 8 e mezzo di mattina e il suo decesso era arrivato nel tardo pomeriggio. Cosa era successo prima di quella telefonata al 118? E, soprattutto, quei lividi e quell'occhio nero, quel dente strappato e quel devastante ematoma al cervello da chi erano stati provocati?.

Sono così stati sentiti gli operatori di Parma Soccorso intervenuti per primi in via Verdi, si è cercato di fare parlare gli abitanti dell'appartamento e della palazzina. E il quadro che si è abbozzato in quella notte insonne di domande e ispezioni si è svelato subito raggelante. Già al momento dell'arrivo dell'ambulanza Kaur Jaan era priva di sensi, di fatto in coma, ma i presenti non apparivano preoccupati, sconvolti, come sarebbe normale di fronte ad un malore improvviso. No, li dentro si respirava la rabbia: due tra i famigliari hanno iniziato a litigare furiosamente arrivando persino a picchiarsi mentre una terza persona, facendosi aiutare da un conoscente al telefono per spiegarsi in italiano, ha raccontato la sua versione: «Salvatela, è stata picchiata».

Insomma, l'ipotesi del malore sostenuta dal figlio ha iniziato a traballare. Anche perché altri testimoni hanno aggiunto nuovi dettagli: qualcuno ha parlato di liti furibonde e grida di dolore che arrivavano sino in strada, altri hanno citato l'alcol come la miccia che accendeva la rabbia del figlio della vittima che, tra l'altro, più volte si era schierata in difesa della nuora. Anche lei bersaglio designata degli scoppi d'ira di quel 51enne ormai fuori controllo. L'ultimo tassello è arrivato con il racconto degli altri figli della vittima, fratelli di R.B. che a mezza voce hanno confermato: «La mamma temeva per la propria vita». Peccato: quella conferma è arrivata troppo tardi.

Alla luce di tutto questo il pubblico ministero ha emesso un decreto di fermo a carico dell'uomo, che già nelle prime ore dopo il decesso, aveva cercato di scomparire, allontanandosi da Zibello e rifugiandosi da un conoscente in un altro comune.

Non è andato abbastanza lontano: i carabinieri lo hanno rintracciato e ora su di lui pende l'accusa di omicidio aggravato per essere stato commesso in una situazione di maltrattamenti e nei confronti di un familiare. Nelle prossime ore, fondamentale, arriverà anche l'esito dell'autopsia sul corpo della settantenne mentre il figlio dovrà comparire davanti al Gip per la convalida del fermo.

Intanto, nella palazzina di via Verdi, è tornato il silenzio. E la macchina dell'Arma che per 48 ore ha sostato davanti alla palazzina è ripartita. Resta sospesa sul paese intero l'angoscia per una vita spenta in questa maniera assurda e il pensiero di una madre che per mesi ha vissuto nell'angoscia e nel dolore. Lei aveva paura: peccato nessuno le abbia allungato una mano. E offerto un aiuto.

Luca Pelagatti

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