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Intervista

Rugby, novità in arrivo alle Zebre. Il neopresidente Fava: «Il club? Un'eccellenza»

Rugby, novità in arrivo alle Zebre. Il neopresidente Fava: «Il club? Un'eccellenza»

07 Agosto 2025, 03:01

Non solo sport, non solo rugby professionistico, non solo Parma, e un grosso investimento per lo stadio. Il nuovo consiglio di amministrazione delle Zebre è pronto a mettere in campo una rivoluzione copernicana, a partire dalla Cittadella del Rugby del quartiere San Leonardo, e da un progetto molto ambizioso. Un consiglio rinnovato e rafforzato dalla Federazione Italiana Rugby, proprietaria della franchigia, che milita nei campionati United rugby championship ed European professional club rugby – Challenge cup, dove contende la palla ovale con i quindici di Galles, Irlanda, Scozia, Sudafrica, Francia, Georgia, Inghilterra e Romania.

A parlarne per la prima volta è il neopresidente Gianni Fava, che è affiancato nel cda da due tecnici sportivi come Roberto Zanovello e Claudio Perruzza, e da due top manager aziendali come Carlo Ghisoni e Pier Maria Saccani.

Presidente, la federazione le ha affidato il gravoso incarico di riaccendere i riflettori sullo stadio Lanfranchi. Si erano spenti così tanto?
«Raccogliamo il testimone dal cda precedente, che aveva già avviato un processo. Adesso tocca a noi trovare soluzioni e idee. Sono convinto che il club possa esprimere un potenziale enorme, che abbiamo il dovere di cogliere e rilanciare. Ho la fortuna di non essere da solo in questa avventura e di essere affiancato da manager esperti, che hanno una visione chiara su cosa fare: non basta voltare pagina, occorre scrivere un libro nuovo».

Siete in carica da un paio di mesi e il campionato comincia solo tra un mese, da dove siete partiti?
«Abbiamo affrontato e sciolto molti nodi, a partire dal rimettere ordine nello staff, per finire con il rilancio della Cittadella del Rugby. Se non si ha piena disponibilità della struttura, diventa complicato riuscire ad avere ambizioni per una squadra che milita in campo internazionale. Un esempio su tutti: da settembre le Zebre potranno utilizzare in totale autonomia la Club House, un tassello fondamentale per l’hospitality delle gare e per gli eventi extra sportivi, con un focus progettuale, di notevole significato, dedicato all’educazione alimentare per le nuove generazioni».

Avete incontrato il Comune di Parma per chiedere la proroga della concessione, a fronte di un investimento della federazione. Di cosa si tratta?
«La Cittadella può diventare il punto di riferimento di un ampio progetto. La federazione italiana rugby ci crede fermamente ed è pronta ad investire cifre considerevoli, con interventi strutturali costosi, come la palestra della squadra, attualmente collocata sotto una tribuna. La volontà c’è e sono sicuro che alle risorse economiche della Fir seguirà anche la volontà di essere protagonisti da parte degli sponsor. È evidente che se c’è un investimento disponibile di lungo periodo, l’attuale concessione non può essere tarata sullo status quo. Il sindaco Michele Guerra è il primo a tifare per questa rivoluzione e ha colto perfettamente le potenzialità del progetto. Siamo oltre la linea dei 22, ma il tempo stringe per andare a meta».

Se si rilancia la Cittadella, non sarà solo per la squadra e per le gare. A cosa state lavorando?
«Sarà anzitutto utile per promuovere il rubgy e la pratica sportiva. Pensiamo solo all’importanza delle sinergie da mettere in campo con l’Accademia under 20 e con la Nazionale femminile. Ma non solo. Abbiamo in animo un forte impegno verso il valore sociale del rugby, e del rugby integrato in particolare. La palla ovale è uno dei pochi sport che consente davvero a tutti la pratica, anche a chi è in una condizione di handicap. La Cittadella dovrà essere uno spazio inclusivo, aperto, di festa, dove le famiglie e gli sportivi, senza distinzioni, possano ritrovarsi a casa».

Come pensate di sfruttare la dimensione internazionale delle gare? Quanto vale coinvolgere il territorio da questo punto di vista?
«Questa, probabilmente, è la sfida meno complessa. Non perché sia facile, ma è davvero inaccettabile ignorare questo grande palcoscenico. Il club delle Zebre è un ambasciatore, un messaggero in grado di raccontare l’eccellenza dello sport e il made in Italy. È evidente che il primo legame da rafforzare è quello con il territorio, in primis con una robusta dedizione a Parma. Partiremo a breve con un lavoro certosino, battendo palmo a palmo tutte le province dove sono presenti i club affiliati: Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Bologna. Qui porteremo il nostro messaggio a sportivi e imprenditori, coinvolgendoli a pieno titolo nel ruolo internazionale del nostro team. La franchigia italiana di Parma è un onore per l’Emilia ed è un valore per l’Italia».

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