Bedonia
Bedonia A Bedonia, grazie alla perseveranza di Carlo «Billy» Cavalli, bedoniese doc classe 1947, esiste una collezione dove il tempo sembra essersi fermato: è un vero e proprio museo della memoria nato dopo 60 anni di ricerche compiute tra i casolari della montagna, in particolare di Bedonia, con l’intento di raccogliere e conservare oggetti non solo vecchi ma antichi, testimonianze di un passato che altrimenti sarebbe destinato a scomparire. Tra i tanti tesori, figurano pezzi che definire unici sarebbe quasi riduttivo: sono certamente pochi i collezionisti che possono, ad esempio, vantare di possedere un paio di pantofole confezionate appositamente per Papa Leone XIII, come prova il certificato allegato. E che dire dei morsetti utilizzati da Antonio Stradivari per costruire i suoi celebri violini?
Al netto delle rarità, Cavalli conserva soprattutto utensili, documenti e suppellettili che raccontano la vita, spesso durissima, della gente di montagna che aveva magari poche povere cose ma le custodiva gelosamente perché indispensabili nella quotidianità. Come per la maggior parte dei possedimenti, anche per gli oggetti più utili arriva il momento dell’abbandono: vuoi per sopraggiunto inutilizzo o cambio delle mode, vuoi perché chi un tempo ne faceva uso è emigrato in cerca di un futuro migliore, lasciando così indietro molti «tesori» di casa… anche perché non tutto poteva trovare posto nelle valigie o nei bauli. O ancora, più semplicemente, per un miglioramento della qualità della vita che ha consentito di passare a strumenti anche tecnologicamente più performanti. Se non fosse stato per Cavalli, molti sarebbero stati destinati all’oblio o persi irrimediabilmente. In un’intervista rilasciata alcuni mesi fa all’emittente locale Rta, Cavalli ha dichiarato di voler far conoscere a più persone possibile la sua collezione: «Osservandola sarà possibile scoprire e imparare la funzione di tanti oggetti di un tempo passato, capaci di trasmettere sensazioni che arrivano al cuore». Da allora, però, nessuno si è fatto avanti. Oggetti recuperati e, all’occorrenza, restaurati, il cui valore è forse poco conosciuto in valle ma è arcinoto a livello accademico: dall’Università di Genova al Museo PTC di Berlino, infatti, esperti e studiosi ne hanno da tempo riconosciuto lo straordinario rilievo, auspicando che venga preservata nel suo luogo d’origine. Per questo la collezione Cavalli cerca letteralmente casa, o meglio uno spazio museale possibilmente a Bedonia che la accolga e la conservi per le future generazioni, affinché attraverso indumenti, attrezzi, strumenti per lavorare o per il tempo libero, i nostri figli e nipoti possano «rileggere» la storia del proprio territorio. «L’obiettivo è sensibilizzare le istituzioni affinché sostengano il progetto di individuare uno spazio adeguato in cui ospitarla, evitando che il patrimonio venga disperso». Insomma, il messaggio è chiaro: chi si candida a custodire e valorizzare la collezione per farne un museo aperto a tutti?
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