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SALA BAGANZA

Se n'è andato il ristoratore Gianni Sartori, custode della tradizione parmigiana

Se n'è andato il ristoratore Gianni Sartori, custode della tradizione parmigiana

di Chiara De Carli

23 Agosto 2025, 15:55

Sala Baganza Si è spento giovedì sera, a 81 anni, Giovanni Sartori, ristoratore che per decenni ha legato il suo nome alla tradizione parmigiana.

Nato a Bettola nel dicembre 1943, arrivò a Parma quasi per caso: un affare legato a una ditta di trasporti sfumò e la vita prese una piega diversa.

Prima un bar notturno a Fiorenzuola, poi l’«Orientale», quindi San Polo di Torrile, con «Il Mulino», dove dall’inizio degli anni ‘80 e per oltre vent’anni è stato punto di riferimento per tanti clienti e amici.

Gianni – come tutti lo chiamavano a Sala Baganza, a Torrile e ovunque abbia lasciato un ricordo - imparò a cucinare osservando le «storiche» cuoche di paese, catturando i gesti e i segreti di chi sapeva trasformare la semplicità in sapore. Il suo regno erano i cappelletti e la carne da brodo: piatti di tradizione che diventavano rito familiare e festa.

Accanto a lui, sempre, la moglie Emma, compagna instancabile di lavoro e di vita, poi i figli Giancarlo e Fabio, e successivamente le nuore Federica e Letizia: la famiglia era la sua forza e la sua gioia più grande. E ancora di più mano a mano che arrivavano i nipoti – Gabriele, Anna, Margherita e Iris – che guardava con un affetto diverso, più indulgente, più tenero.

Fabio nel 2003 aprì a Sala Baganza il ristorante «La Sevra», e dopo due anni anche Gianni arrivò lì con Emma, portando in cucina il suo sapere. «Quando sono entrato in cucina con lui – ricorda Fabio – mi sono reso conto che sapevo già fare tutto, anche se non mi aveva mai direttamente “insegnato” nulla. Papà c’era sempre: se non era in cucina, lo trovavi in sala o in giardino. Non si fermava mai». E così ha fatto fino a pochi giorni fa, quando il cancro che era stato vinto anni prima è tornato a chiedere il conto. Ma prima di andarsene ha lasciato ai figli l’affettuoso monito «Lavorate meno: non lasciate che il lavoro vi tolga il tempo per vivere», perché per lui il lavoro era stato tutto: sacrificio, unione, complicità con la moglie Emma, ma anche fatica senza risparmio.

L’ultimo saluto a Gianni sarà questa mattina alle 11,30, nella chiesa di Sala Baganza. Poi la salma sarà accompagnata a Bettola, nella cappella di famiglia, accanto ai suoi cari. Qui nel parmense, di Gianni resterà però il ricordo di un uomo schietto e appassionato, che ha saputo trasformare un imprevisto in una vita intera di cucina e affetti. E il profumo dei cappelletti, che continueranno a raccontare la sua storia.

Chiara De Carli

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