PERSONAGGIO
Terenzo Non è facile incasellare Valentino Straser. Per i suoi studenti del liceo Marconi è «il professore di scienze naturali».
Per il mondo scientifico internazionale è il geologo che ha osato spingersi oltre i confini canonici della ricerca, esplorando i misteriosi precursori sismici e le relazioni fra terremoti, variazioni di microgravità, plasmi luminosi e persino attività solare. Per la comunità della Valtaro è una voce giornalistica che da anni racconta territorio e memoria.
Ma c’è un’altra dimensione che accompagna da mezzo secolo la sua vita: la musica.
«Era il 30 settembre del 1975. Entrai in chiesa a Fornovo e mi misi a suonare la tastiera senza saperne nulla. Da lì è nato tutto».
A quell’intuizione giovanile è seguito lo studio privato con il maestro Giorgio Branchi Paganini, che lo indirizzò verso un linguaggio musicale capace di collegare la tradizione settecentesca al Novecento.
Da lì Straser passa rapidamente dal piacere di suonare alla necessità di comporre. Non si limita più a riprodurre ciò che altri avevano scritto: inizia a tradurre sul pianoforte le melodie che gli nascono in testa e a trasformarle in partiture.
«Io scrivo ancora alla vecchia maniera: niente software, solo carta e matita. Quello che sento prende forma sul pianoforte e da lì si costruisce il brano».
È così che nascono le sue sinfonie, eseguite negli anni in rassegne importanti – dalla Casa della Musica di Parma al Lago d’Iseo, da Brunico a Bressanone – fino ad arrivare oggi, a condividere il programma con Mozart e Beethoven.
Giovedì, nella splendida cornice di Villa Malenchini a Carignano, e poi ancora venerdì nella Sala Concerti della Casa della Musica di Parma, la sua Sinfonia n.1 tornerà a risuonare in pubblico nell’ambito della XVII edizione del Piano and Orchestra Festival della Camerata Ducale di Parma.
«È immeritato essere messo accanto a Mozart – confessa Straser – ma in fondo la mia musica conserva una parte di quel linguaggio, un ponte ideale con il passato e con il Novecento».
Nel frattempo la sua agenda resta quella di un ricercatore di caratura internazionale.
Fra poche settimane sarà a Berlino per un convegno scientifico dedicato ai cambiamenti climatici, dove presenterà uno studio che lega l’attività solare, la meteorologia spaziale e persino l’interazione con i terremoti.
«Confrontarsi con studiosi di tutto il mondo è sempre un arricchimento: ti costringe a rimettere in discussione quello che pensi di sapere e a guardare da prospettive nuove».
Passioni che sembrano lontane, la geologia e la musica, e che invece per Straser si completano.
«Anche la musica ha un rigore scientifico – spiega –. Ma allo stesso tempo è un’esigenza, un modo di comunicare: sono due mondi che si alimentano a vicenda».
È in questo dialogo continuo tra arte e scienza che si colloca il suo multiforme ingegno, capace di passare dalla cattedra alla platea internazionale, da un’aula scolastica al palcoscenico.
Per i suoi studenti, che oggi lo incontrano in classe al suono della prima campanella, il messaggio è chiaro: non esistono compartimenti stagni tra le discipline, ma possibilità di esplorazione continua.
E chissà che proprio tra quei banchi non ci sia qualcuno pronto a raccogliere, un domani, il suo testimone, incuriosito dalla stessa sete di sapere che da sempre muove Valentino Straser.
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