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Testimonianze

«Ecco perché abbiamo scelto di venire a vivere sull'Appennino»

«Ecco perché abbiamo scelto di venire a vivere sull'Appennino»

di Maria Chiara Pezzani

30 Settembre 2025, 09:27

C’è il fenomeno dei «ritorni», quello delle persone che, raggiunta la pensione, rientrano nei territori d’origine. E poi ci sono gli nuovi arrivi, coloro che, senza aver legami con i luoghi, scelgono la montagna per cambiare vita, assaporando ritmi differenti dai grandi centri.

Storie diverse accomunate dall’amore sbocciato per questi posti e dalla ricerca di una dimensione di vita diversa.

Per Frida e il marito Roberto l’esigenza era quella di «staccare», avere un luogo in cui rilassarsi e tirare il fiato da una professione, quella di amministratori di condomini, che li vede risolutori delle più disparate questioni, anche le più banali, spesso frutto della poca tolleranza delle persone. Il lavoro è ancora in città, così come le due giovani figlie di 25 e 17 anni, ma se prima a Zibana passavano solo i weekend e il periodo estivo, ora fanno a turni e sono quasi sempre su. Nel territorio di Palanzano sono finiti per caso. «Cercavamo già prima della pandemia qualcosa in montagna – racconta -. Una nostra conoscente era originaria di Isola e siamo venuti a trovarla per vedere la zona. Ci ha indicato una casa che era in vendita e ci siamo subito affezionati a questo luogo. Ci siamo subito sentiti accolti dal paese. A Zibana ci sono anziani e giovani famiglie. E, nonostante non avessimo mai visto queste persone, ci siamo sentiti come in famiglia. Abbiamo incominciato a incontrarci per cena, a riunirci la domenica, diventando una comunità nella comunità. Per integrarmi maggiormente nella vita di Palanzano e dare il mio contributo sono entrata nell’associazione Il Faggio, che organizza eventi sul territorio. Il contatto umano, al di là di quello che è il lavoro, è aria fresca. E anche le mie figlie in estate sono qui, hanno partecipato come aiuto al Grest e si sono da subito integrate».

Dalla profonda pianura padana, passando per la Bassa parmense, fino alla montagna. Lei 47 anni, lui 52, S. e M. dallo scorso anno vivono in una frazione di Tizzano: complice l’inizio delle elementari della figlia, hanno compiuto il «salto» decidendo di assecondare un desiderio coltivato da tempo. Entrambi cremonesi, hanno studiato a Parma, lei laureata in medicina veterinaria, lui in biologia.

«Due eventi che hanno inciso sulla possibilità di realizzare il sogno: la nascita di nostra figlia nel 2018 e la pandemia – racconta S. -. La prima ha significato una rivoluzione lavorativa per me, ho lasciato il lavoro prestigioso e sicuro che avevo. Sapevo che di lì a qualche anno avrei voluto tornare nel mondo nel lavoro, ma in quel momento non sapevo con che modalità. Poi è arrivata la pandemia portando nuove modalità, tanto che dal 2020 mi occupo di attività di ricerca in campo zootecnico per un centro di ricerca di Reggio Emilia, lavorando quasi esclusivamente da remoto. E sempre da casa scrivo per una rivista di settore. M. invece è docente e anche lui ha la possibilità di lavorare uno o due giorni da remoto – prosegue -. La zona di Tizzano la frequentiamo da molti anni. A parte la bellezza di questi posti, ci siamo innamorati della loro storia e delle persone. Ci siamo resi conto che non è un luogo comune: qui il tempo ha uno scorrere diverso. E anche il senso della comunità è vivo e vitale. Ciliegina sulla nostra torta, la scuola di Lagrimone, super attrezzata e con insegnanti molto competenti e motivati, che coltivano sia le competenze nozionistiche sia quelle emotive e tanti progetti interessanti. Insomma – conclude -, non potremmo essere più contenti di così».

Carlo, 37 anni di Parma, Palanzano non sapeva nemmeno dove fosse. Cercava un angolo tranquillo vicino alla città per il relax del fine settimana ed estivo. E a Lalatta del Cardinale è arrivato davvero per caso. «Una conoscente mi ha detto che il padre aveva una casa in vendita, mi sono fatto dare il numero per poterla vedere – spiega -. La prima volta ho anche sbagliato strada, non conoscevo proprio la zona. Poi mi sono innamorato. Prima ancora del posto mi sono innamorata della casa: quando ho visto i miei cani dalla città arrivare qui felici, sapevo che era il posto giusto. Ad un’ora da Parma trovare la pace, mi sembrava il sogno». Visto che il lavoro è, tuttora, in città, doveva essere una seconda casa, dove tornare nei fine settimana e con la bella stagione. Poi è diventata la prima. E nonostante la fatica, viaggia tutti i giorni per tornare la sera sui monti. «Aprire la finestra e avere la Pietra di Bismantova lì, non ha prezzo. Quando arrivi in un contesto chiuso non è sempre facile – conclude -, ma mi sono sentito accolto molto bene, nei miei confronti c’è stata un’attenzione positiva. E io cerco, con il mio impegno in alcune attività, di restituire quello che ho ricevuto».

Maria Chiara Pezzani

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