Emergenza
Il lupo non si ferma: crescono le predazioni su animali da cortile e d’affezione, così come sui capi di bestiame dei pochi, e ormai eroici, allevamenti montani.
La situazione sta precipitando: le richieste di aiuto e di intervento, infatti, si moltiplicano al punto che si fa fatica a stare dietro a tutte le denunce di chi perde, per colpa dei lupi cani, gatti, capre, pecore, bovini e compagnia cantante. Il tutto, nel silenzio pressoché assordante di chi questi predatori li difende: sono in tanti a riconoscere che sì, i lupi hanno diritto a vivere, ma lo stesso diritto va riconosciuto agli animali d’affezione e da lavoro sbranati o portati via in questi mesi in Valtaro e in Valceno. Animali dall’immenso valore affettivo, oltre che economico.
Siamo arrivati al punto che i lupi non solo si avvicinano alle case e alle stalle ma praticamente vi entrano.
È il caso della lagottina Lula, campionessa della ricerca di tartufi, predata in giardino mentre il suo padrone era a pochi passi da lei a Casale di Tornolo. È il caso dei due border collie portati via da Foppiano, così come di parecchie capre e pecore in svariate località, dalle Piane di Carniglia di Bedonia ad Albareto, dove nei giorni scorsi, oltre a una capretta di cui sono rimasti pochi resti, è stata attaccata una mandria di 36 bovini, salvati solo grazie all’intervento tempestivo dell’allevatore.
E ancora, è il caso dei tanti, troppi segugi e cani da ferma sbranati in questi anni durante le battute di caccia in più località della montagna. La prova che la strage sia opera del lupo è indubitabile: in molti casi, i predatori sono stati ripresi nei filmati delle telecamere installate in molte proprietà private proprio mentre predano.
L'intervento di Serpagli
A dare voce al territorio è il sindaco di Bedonia Gianpaolo Serpagli, che ieri mattina ha inviato una pec al Ministro dell’ambiente Pichetto Fratin per denunciare una «situazione ormai insostenibile».
«Da oltre un anno – scrive in proposito Serpagli - gli avvistamenti di gruppi di esemplari sono quotidiani, spesso a ridosso delle abitazioni, con gravi ripercussioni sul turismo, sull’agricoltura e sugli allevamenti di montagna».
Il primo cittadino ricorda come la montagna abbia investito su trekking, natura e filiere locali, ma sottolinea che le continue predazioni di bestiame, cani da caccia e da tartufo stanno mettendo in crisi attività già fragili.
«Nulla possono fare sindaci e regioni – aggiunge –: serve un intervento diretto del Governo, unico in grado di modificare una normativa oggi inadeguata».
Serpagli propone al Ministero una strategia in quattro punti (vedi spazio a fianco), condivisa dalle amministrazioni del territorio.
«Non si tratta di dichiarare guerra al lupo – conclude – ma di avviare un percorso graduale e proporzionato che coniughi la tutela della specie con la sicurezza delle comunità e il futuro dei nostri territori».
Che sia urgente intervenire lo dice il buon senso e l’ennesimo video dal territorio: ad Albareto, non lontano dalle case, due giorni fa è stato filmato un branco di 6-8 lupi. Quando si dovrà sfamare, dove caccerà? Chi ci rimetterà?
Monica Rossi
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