INTERVISTA
«Chiara Petrolini? Un'assassina seriale: i domiciliari non bastano». Così Roberta Bruzzone in un'intervista alla Gazzetta di Parma, prima dello spettacolo di ieri sera al Paganini «Genitori sull’orlo di una crisi di nervi».
Lei non ha mai incontrato Chiara Petrolini?
«No, ma come spesso faccio mi baso su quelle che sono le valutazioni comportamentali - spiega la nota psicologa e criminologa -. E gli elementi di area comportamentale li ho. Al netto che non ho incontrato il soggetto faccio una valutazione di area psicologico comportamentale e questo tipo di informazione mi consente di fare una lettura abbastanza precisa. Che è quello che ha fatto anche il colonnello Bonifazi del Racis».
Una ragazza col senso di onnipotenza?
«L'aspetto di onnipotenza emerge dal fatto che ha gestito le due gravidanze nell'assoluto segreto. Una personalità di quel tipo a mio modo di vedere ha nutrito in lei un senso di grandiosità enorme: l'idea che potesse celare un aspetto così importante della sua vita e continuare a gestire in qualche modo la sua vita nell'apparente normalità, sicuramente ritengo possibile abbia nutrito il suo senso di onnipotenza. Ecco perché è stata così abile a gestire tutto nell'assoluto segreto. E questo è un aspetto particolare di questa vicenda, perché non è successo una sola volta: sono portata a pensare che se non la fermavano poteva succedere una terza e una quarta volta. Credo che quella condizione di riuscire a celare a tutti quello che accadeva abbia nutrito in lei il senso di onnipotenza. Non penso si sia trattato di due incidenti, sicuramente la seconda gravidanza no. Lei ha sperimentato attraverso la prima, che l'ha fatta sentire in grado di ingannare tutti. E il fatto di seppellire i due corpicini nel giardino di casa è un attacco nei confronti dei famigliari molto pesante, un aspetto passivo aggressivo spaventoso: come dire "ti metto davanti agli occhi una cosa che non sei in grado di vedere". Un atteggiamento di matrice narcisistica».
Un'assassina seriale?
«Certo, tecnicamente rientra nella definizione internazionale: sono due i bambini uccisi. Uno stesso modello comportamentale che viene raffinato dal primo al secondo passaggio con un periodo di raffreddamento abbastanza breve, per cui i requisiti per parlare di serialità ci sono. E poi l'incapacità di assumere su di sé le responsabilità delle proprie azioni, il fatto stesso di mostrare ancora oggi una enorme difficoltà ad ammettere la gravità di quanto commesso e il fatto di nascondersi dietro alla maschera della povera ragazza molto sfortunata».
Che cosa vede in Chiara Petrolini?
«Possiamo ipotizzare una personalità distorta, ma non una patologia psichiatrica. Siamo nella sfera narcisistica grave, di tipo covert: questo si concilia perfettamente con la piena lucidità, con la consapevolezza del disvalore delle proprie azioni e con la volontà di sottrarsi dalle conseguenze. Non vedo nulla che possa spostarmi dal pensiero di una capacità di intendere e di volere, pur con una personalità certamente disturbata».
E nessuno se ne poteva accorgere?
«Con i covert è così. Potrei citare decine di casi che ho esaminato: soggetti con personalità di tipo narcisistico covert che avevano un funzionamento sociale efficiente e coltivavano nella parte recondita della loro mente fantasie distruttive che poi si sono tradotte in realtà. Sono i più subdoli e i più pericolosi perché a livello sociale questo aspetto non emerge: anzi, sono iper adeguati alle aspettative sociali. Ed è questo aspetto che nutre il loro sé grandioso: il fatto di riuscire a celare agli altri la loro vera natura. Quella di Chiara è una condotta eseguita con lucida determinazione che non si concilia con nessuna componente psichiatrica: siamo nella sfera del narcisismo maligno e della piena capacità».
Lei ha detto «Non c'è due senza tre», per cui sono sufficienti i domiciliari?
«Assolutamente no. Sono dell'avviso che dovesse stare in carcere, perché è un soggetto comunque che ha un coefficiente di pericolosità personologica enorme, non psichiatrica, perché è capace di intendere e volere. E' un soggetto in grado di manipolare in maniera veramente straordinaria. E' talmente abile da dominare l'aspetto emotivo e fisico: un soggetto che ha un controllo su di sé spaventoso. La manipolazione è la sua cifra. Non credo che possa essere lasciata ai domiciliari».
Cosa pensa del fidanzato di Chiara e dei genitori?
«Il fidanzato è un ragazzo travolto dalla vicenda e che ha perso due figli che non sapeva nemmeno che esistessero, finché non hanno scoperto i due corpicini sepolti. E' forse la principale vittima, ingannato con la maggiore gratificazione di Chiara. Anche i genitori sono state vittime di questa situazione. Questa ragazza è riuscita a ingannare tutti».
Quello di Chiara le ricorda altri casi?
«A livello di modalità narcisistica sì. Però il fatto che questo caso ha riguardato due povere creature che erano completamente sotto il suo controllo la rende un unicum: a questi due bimbi non ha dato nessuna possibilità».
Mara Varoli
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