PREOCCUPAZIONE
Se l’alta val Taro si sente assediata dai lupi anche in bassa Valtaro si registrano problemi con i lupi che utilizzano il fiume come una grande «autostrada» che li collega da nord a sud, dalla montagna alla pianura, percorrendo decine e decine di chilometri al giorno a caccia di prede.
Nella zona pianeggiante, che costeggia il fiume Taro, nelle stalle nelle località di Gaiano, Giarola, Collecchiello e Madregolo si sono registrati, negli ultimi mesi, casi in cui i lupi sono entrati nelle stalle prendendo di mira soprattutto i vitelli. La situazione non è grave come nell’alta val Taro ma preoccupa anche qui.
«I lupi sono sempre meno timorosi dei centri urbani – spiega un agricoltore di Collecchio – e si avvicinano anche alle frazioni collecchiesi che costeggiano il Taro a caccia di prede. Il numero di cinghiali nel corso degli ultimi anni è diminuito a causa delle campagne di contenimento, per la peste suina che ha colpito soprattutto l’Appennino, ed anche per il fatto che i lupi attaccano principalmente i piccoli dei cinghiali, non gli esemplari adulti. Anche il numero dei caprioli si è contratto e i lupi, quando hanno fame, non si fanno scrupoli. Tanto che negli ultimi anni sono passati ad attaccare anche la fauna di taglia più piccola come le nutrie, ma anche galline. Il numero di nutrie, soggette anch’esse a campagne di contenimento per i danni che provocano lungo i corsi d’acqua, è calato proprio perché i lupi, in assenza di altre prede, si cibano anche di queste ultime».
Gli agricoltori collecchiesi per tenere alla larga i lupi sono ricorsi a diversi espedienti, tra questi l’uso di radio accese di notte che scoraggino la loro presenza. Un escamotage che secondo alcuni può funzionare per qualche tempo, ma, si sa, i lupi sono scaltri e poi si abituano.
Tra gli allevatori interpellati è stato segnalato anche un altro increscioso rischio legato alla presenza dei lupi. «Le feci dei lupi – spiega uno di loro – sono portatrici spesso di una malattia, la neosporosi, che colpisce le vacche facendole abortire». Per tutti, l’unica soluzione è quella di un loro contenimento, così me è stato fatto per i cinghiali.
Gian Carlo Zanacca
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