Dopo il report della Regione
A Parma oltre 1200 persone vivono in condizioni di povertà estrema. Fa impressione, e fa discutere, il dato emerso martedì dal report presentato in Commissione Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna.
«Il report ci restituisce dati preoccupanti - commenta Maria Federica Ubaldi, consigliera comunale di Civiltà Parmigiana e promotrice del progetto ChiAma Parma - mettendo in evidenza le difficoltà delle famiglie ad affrontare spese impreviste e nel quasi 9% dei casi anche ad arrivare a fine mese. L’Amministrazione comunale, in collaborazione con altri soggetti ed enti territoriali, deve essere in grado di offrire servizi che non siano solo di informazione ma anche di assistenza e consulenza. Occorre che venga attuato al più presto un riordino del settore sociale per costruire, insieme al terzo settore, un percorso condiviso che si ponga l’obiettivo di tessere una rete di pronto intervento sociale», prosegue.
Tra i temi che saranno attenzionati, anche nei prossimi mesi, dal suo progetto civico quello del welfare riveste un ruolo importante. «Da un’analisi della situazione emerge la necessità di politiche per contrastare la povertà delle famiglie, per sostenerle sia nella fase delle responsabilità genitoriali sia in quella di assistenza delle persone fragili».
«Servono anche misure concrete - entra nel dettaglio l’Ubaldi - come agevolazioni in ambito pubblico e privato, da attuarsi con accordi tra l’Amministrazione, Iren, imprese del territorio, banche ed esercizi commerciali che possano fornire sconti sull’acquisto dei beni a favore delle famiglie, non solo per quello che riguarda i beni di prima necessità ma anche per i beni secondari che sono necessari per lo svolgimento di attività come quello sportive e culturali. Fondamentale sarà anche l’attuazione di politiche a sostegno della natalità e della genitorialità: rispetto ai dati del recente bilancio demografico sono necessarie azioni concrete per invertire la tendenza negativa».
Ma se Ubaldi considera preoccupanti i dati del report, l'assessore alle Politiche sociali del Comune, Ettore Brianti, ha da ridire sulla lettura che di questi numeri è stata fatta, in particolare dal consigliere regionale di FdI Priamo Bocchi («il dato di Parma è del tutto fuori scala»). «Un commento - sostiene Brianti - che nasce da una lettura errata. Quei numeri, raccolti dalla Regione attraverso i servizi sociali comunali, non misurano quante persone vivono in condizione di fragilità, ma quante ricevono un supporto concreto grazie ai servizi attivi sul territorio. Ad esempio, si legge che Parma ospita 450 persone tra migranti e rifugiati, 134 donne nei centri di accoglienza e circa 300 persone nei dormitori. Dati che tendono allo zero nelle città prese a paragone. Questo non significa che altrove non ci siano queste situazioni di fragilità, ma che da un lato a Parma le politiche sociali funzionano, i servizi esistono e offrono risposte concrete, dall’altro che altre città, se hanno questi servizi, non hanno comunicato i dati alla Regione».
«Rivendichiamo con forza quanto fatto a Parma - aggiunge Brianti - frutto di un lavoro serio e condiviso che coinvolge Comune, Ausl, Università, volontarie e volontari, terzo settore e tante realtà all’interno del Patto sociale. Un sistema che supporta la fragilità con attenzione alla prevenzione e autonomia delle persone; ampliamento dei servizi abitativi, alimentari e di emergenza; strumenti reali a sostegno della coesione sociale».
«Mancanza di sostegno alle nuove e vecchie povertà? Direi che i dati dimostrano l’esatto contrario». Anche Antonio Nouvenne capogruppo di Prospettiva bacchetta il consigliere Bocchi sulla lettura data al report «che ci restituisce non la quantità della povertà presente in un territorio ma gli interventi che il Comune ha messo in pratica per contrastarla. Ergo Parma primeggia altro che registrare deficit nelle politiche sociali».
«L’ampio ventaglio di servizi istituiti dal Comune, confermati dai numeri della Regione, ci dicono quanto l’Amministrazione segua, protegga e intervenga sulle fasce più deboli della popolazione. Piuttosto - chiude Nouvenne - mi interrogherei sulle politiche governative che causano una crescente povertà, diffusa in tutta Italia (8,4% del totale secondo Istat). Nel giorno in cui sono usciti i dati, col segno più, sul Pil, questi dati sulle povertà ci consegnano una forbice che si allarga sempre di più fra poveri e ricchi, contribuendo a quella disuguaglianza sociale a cui questo Governo non prova neanche a porre rimedio».
r.c.
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