Ricerca dell'Università
Uscire la sera in città fa paura anche alle studentesse dell’Università di Parma. Il problema dell’insicurezza nei luoghi pubblici al calar del sole è un tema presente nel nostro ateneo, dove oltre 100 ragazze iscritte hanno partecipato al progetto di ricerca «Che genere di città?».
L’iniziativa, coordinata dalla docente Giulia Selmi, è giunta al termine, dopo un lavoro iniziato a settembre dello scorso anno, che ha visto coinvolti, nelle vesti di intervistatori, un gruppo di studenti del corso di Metodologia della ricerca sociale. Grazie a queste «interviste in profondità», somministrate a ragazze provenienti da vari dipartimenti, chi di Parma e chi fuori sede, è stato approfondito il rapporto con il delicato tema del sessismo nei luoghi pubblici. Un progetto che è stato presentato a studenti e cittadini, nella sede centrale dell’Università.
«Le risposte alle interviste - ha spiegato Giulia Selmi - non fanno emergere Parma come una città violenta. Però abbiamo raccolto tantissime storie di catcalling, di invasione dello spazio personale, di commenti sul modo in cui le ragazze sono vestite. Il fatto che moltissime studentesse abbiano dichiarato di non muoversi mai di sera da sole per me è un grande fallimento». Questi esiti sono stati raccolti nell’albo illustrato «Siamo sempre attente», un fascicolo di otto immagini realizzate dalla disegnatrice Martina Sarritzu, che durante l’incontro di lunedì ha presentato i risultati attraverso il dialogo con Laura Zimmardi, borsista di ricerca per il progetto. Otto immagini accompagnate dalle frasi delle studentesse intervistate, come il titolo «Siamo sempre attente», presente nella copertina dell’albo. «Leggendo questa frase ho pensato immediatamente ai gatti, che amano stare in alto e controllare l’ambiente circostante. Ho fatto perciò un parallelismo con le donne che si muovono di notte, immaginandole nella copertina - ha spiegato Martina Sarritzu - come delle feline». Realizzato nell’ambito delle attività del Centro interdipartimentale di ricerca sociale (Cirs) e del gruppo Parter (Participatory teaching and research) dell’Università di Parma, il progetto ha ricevuto il finanziamento del Comitato unico di garanzia. Un’iniziativa che ha affrontato da vicino un tema delicato e spinoso, attraverso una «didattica non convenzionale», come ha commentato il prorettore dell’Università di Parma Simone Baglioni. Oltre alle otto immagini dell’albo, creato con il supporto editoriale dell’associazione Canicola, i partecipanti dell’incontro hanno ricevuto anche un poster, realizzato per visualizzare un mondo ideale, dove le donne sono libere di muoversi. «Insegnare non è indottrinare, fare ricerca non è solo stare dietro ad uno schermo o in una biblioteca. Le città sicure saranno sempre quelle città dove le persone possono uscire senza aver paura», ha detto Chiara Scivoletto, direttrice del Cirs.
Pietro Amendola
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