don camillo e peppone
«Signore - disse don Camillo - Vi ringrazio d’aver portato la confusione e la discordia nel campo del nemici di Dio». «Io non posso portare buio e discordia ma solo luce e pace - rispose il Cristo - Don Camillo, anche il tuo nemico è il tuo prossimo e i dolori del tuo prossimo debbono essere i tuoi dolori».
«Perdonate, Signore - replicò don Camillo - ma io non me la sento di rammaricarmi se Peppone ha un figlio capellone!». «Don Camillo - disse sorridendo il Cristo -non dimenticare che anche io, durante la mia breve vita terrena, ero un capellone». Questo è uno dei dialoghi più memorabili, scritti da Giovannino Guareschi per il suo «Don Camillo e la ragazza yè yè», pubblicato a puntate su «Oggi» nel 1966, e uscito in volume nel 1969, un anno dopo la morte del suo autore, mutilato di qualche racconto e col titolo di «Don Camillo e i giovani d’oggi».
Nel 1970, sceneggiato da questo volume, si iniziò a girare a Brescello «Don Camillo et ses contestataires» (titolo italiano «Don Camillo, Peppone e i giovani d’oggi»), per la regia di Christian Jacque, sesto film della serie, per la prima volta a colori, sempre con Fernandel nei panni del pretone e Gino Cervi in quelli del grosso sindaco comunista di «Mondo piccolo».
Faceva un caldo infernale e, purtroppo, Fernandel si ammalò gravemente, rendendo impossibile terminare le riprese.
Così, il film non venne mai finito ma, siccome la produzione aveva comunque acquistato i diritti, si decise di girarlo ex novo nel 1972, con Gastone Moschin nei panni di don Camillo e Lionel Stander in quelli di Peppone e, soprattutto, di realizzarlo in economia, scegliendo per esterni ed interni San Secondo Parmense, paese della Bassa che sarebbe di certo piaciuto anche a Guareschi come scenario per le favole vere del suo «Mondo piccolo», proprio dove Guareschi avrebbe voluto fosse ambientato già il primo «Don Camillo» e dunque, pur se postuma, arrivò con questo film anche per Giovannino la «nemesi geografica» evocata da Peppone.
Le premesse per realizzare un ottimo film c’erano tutte ma, nonostante le migliori intenzioni della produzione e la certezza di un regista di vaglia quale Mario Camerini, il successo del film non è quello che ci si aspettava: evidentemente il paragone con Fernandel e Gino Cervi era, ma lo sarebbe anche oggi, impietoso per chiunque. Mentre, però, Lionel Stander, pur bravo attore americano, fatica parecchio a sostituire Gino Cervi, Gastone Moschin, nei panni di don Camillo risulta essere molto più convincente: ha le physique du rôle, la voce e l’atteggiamento giusti per impersonare il pretone guareschiano.
Va da sé che molti, oggi, ricordino il Gastone Moschin cinematografico per la parte dell’architetto Melandri in «Amici miei», ovvero una delle sue pellicole più fortunate, ma i panni di don Camillo calzavano a pennello all’attore veronese, al punto che, nella prima collezione francese dei Dvd doncamilliani, la casa di produzione ha deciso di inserire anche il «Don Camillo» di Moschin: un bel riconoscimento, non c’è che dire.
Se il film non risulta indimenticabile c’è una scena davvero suggestiva e degna del «Mondo piccolo» letterario, anche se non scritta da Guareschi: mentre il pretone e il sindaco tornano a casa camminando sull’argine, si sente fischiettare il motivetto «beat» suonato dai capelloni al matrimonio di Cat (la nipote di don Camillo) con Veleno (il figlio di Peppone). Don Camillo accusa Peppone di essere lui a fischiare, mentre a farlo è il Cristo della cappelletta sull’argine: il Cristo di don Camillo…
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