LUTTO
Sarà strano non vederlo più seduto ai tavolini del bar della piazza, intento a chiacchierare con gli amici di una vita, con l’immancabile sigaretta in bocca. Sarà strano non scorgere più il suo viso sempre sorridente, i suoi occhi cristallini, la sua presenza costante e rassicurante. Con Carlo Uccelli se ne è andato un pezzo di storia - e di cuore - di Tizzano, che con la sua scomparsa perde un pilastro della comunità.
Classe 1932, Uccelli era originario di Casola, dove è nato e dove viveva tutt’ora, con la sorella Caterina. Primo di cinque tra fratelli e sorelle, Uccelli veniva da una famiglia di agricoltori ma la sua attività non si è limitata all’azienda di famiglia. Ha infatti lavorato come muratore per l’impresa che costruì l’Arena dei Pini e per diversi anni, fino alla pensione, ha lavorato come operaio per il Comune di Tizzano. Un lavoro, quest’ultimo, che lo ha portato ad essere conosciuto ed apprezzato in tutto il territorio comunale.
Persona semplice e di animo nobile, Uccelli era un uomo altruista e si è impegnato in diverse attività di volontariato. Era milite onorario dell’Assistenza Pubblica di Langhirano, associazione di cui ha vestito per 30 anni, con grande orgoglio, la divisa arancione, ma era anche «amico» dei volontari della Croce Rossa di Tizzano e donatore di sangue all’Avis.
Uccelli era un punto di riferimento per l’intera comunità, ma naturalmente anche per la sua famiglia: i fratelli, le sorelle e i nipoti hanno sempre potuto contare sulla sua presenza costante e discreta, ma sempre attenta.
Era un uomo buono, come ha ricordato don Giovanni Orzi nel corso dei funerali, sempre sorridente, simpatico ed ironico. «Rimanda le arrabbiature a domani» ripeteva, ma alla fine quelle arrabbiature non arrivavano mai. Appassionato fungaiolo, conosceva i sentieri e i boschi intorno a Casola come le sue tasche. Grande amante degli animali, Uccelli era un lavoratore instancabile ma anche un «simpatico creativo», come lo definiscono i nipoti: appena aveva qualche minuto a disposizione si impegnava per abbellire i luoghi intorno a casa. Panche, muretti, scale in sasso, tavoli o altri manufatti: il legno e sasso non avevano segreti per lui.
«Non saremo mai abbastanza riconoscenti allo zio Carlo – dicono nipoti e i cugini -: ci lascia un’eredità di sani principi di vita».
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