Fontanellato
Fontanellato Sono le cinque di pomeriggio del 19 luglio 1992, è una calda domenica d’estate. Ci sono 100 chili di esplosivo contenuti in una Fiat 126 parcheggiata in via D’Amelio, a Palermo. Quel giorno l’auto di Paolo Borsellino esplode, e l’uomo muore insieme alla sua scorta. In quella macchina c’era anche Emanuela Loi, una ragazza di 24 anni: la prima donna agente di polizia a morire per mano della mafia, nella strage di via D’Amelio. Fontanellato le ha reso omaggio, inaugurando una via del paese a suo nome, più precisamente una strada nel quartiere nuovo della frazione Paroletta. A fianco, a pochi passi, è stata scoperta un’altra targa, quella di Francesca Laura Morvillo, magistrato e moglie di Giovanni Falcone, morta nella strage di Capaci. Due vie, per due eroine della lotta alla mafia.
«Mia sorella era una ragazza dalla Sardegna, semplice, gentile, sempre positiva, con un gran senso del dovere. La sua aspirazione sin da piccola era fare la maestra, infatti si è diplomata all’istituto magistrale, poi il caso ha voluto che tentasse il concorso in polizia. Lei lo ha fatto quasi per gioco, per farmi compagnia, visto che il mio sogno era fare la poliziotta. Ottenne un buon punteggio e fu subito selezionata. Cominciò a Trieste e poi la mandarono a Palermo. Amava tantissimo il suo lavoro - ha raccontato Claudia Loi, sorella di Emanuela, durante il convegno che ha aperto la mattinata dell’intitolazione, tenutosi nella sala Merli della Rocca Sanvitale -. Per noi famigliari è sempre un motivo di conforto sapere che la nostra cara Emanuela è entrata nel cuore della gente, io vado spesso nelle scuole a parlare della sua storia, all’interno di percorsi di legalità».
«Fontanellato ha sempre avuto un’attenzione alle tematiche antimafia, infatti da anni siamo iscritti come Comune ad Avviso Pubblico, che raggruppa gli enti che condividono proprio lo spirito di lotta alla mafia e alla corruzione. Abbiamo inoltre, nella zona di Parola, già delle vie intestate e dedicate a Falcone e Borsellino - ha poi aggiunto il sindaco di Fontanellato, Luigi Spinazzi. - Vogliamo tenere viva la memoria e l’attenzione sulle tematiche riguardanti il contrasto alla criminalità, che spesso tendono ad essere sottovalutate. Si tende a sminuire il problema, che invece è attualissimo, dobbiamo lavorare anche sulla coscienza dei giovani».
Presenti all’incontro, oltre ai cittadini e a importanti rappresentanti delle forze dell’ordine, anche dei giovanissimi studenti, appartenenti alle classi 2a A e 3a B, della scuola media Pigorini di Fontanellato. «Oramai sono passati oltre trent’anni da quelle stragi, e i nostri minorenni sono ignari di quella che fu una stagione violenta, cruenta e sanguinosa. - ha evidenziato il prefetto di Parma, Antonio Lucio Garufi. - Sappiamo che la minaccia è sempre concreta ed esistente, ecco perché un’iniziativa come questa è fondamentale per ogni comunità». «Con questo convegno e questa intitolazione contribuiamo in maniera significativa alla costruzione di una memoria collettiva, che deve essere preservata e soprattutto valorizzata - ha sottolineato Francesco De Vanna, presente in una doppia veste, quella di coordinatore provinciale di Avviso Pubblico e come assessore alle legalità e lavori pubblici del Comune di Parma. - Facciamo così maturare quegli anticorpi indispensabili per la salute della nostra democrazia». «Due eroine dei nostri tempi, che hanno sacrificato la vita per lo stato» ha infine concluso il questore di Parma, Maurizio Di Domenico, al momento dello svelamento delle targhe.
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