Il personaggio
Felino Una rosa con un bel gambo, una fisarmonica, un piatto di tortelli d’erbetta, una bottiglia di lambrusco, un elmetto della Prima Guerra Mondiale e tanto altro ancora.
Cosa hanno in comune tutti questi oggetti? Sono stati tutti realizzati in legno con una incredibile maestria da Santino Valenti, 72 anni ben portati, residente a Felino. Sono oggetti per i quali Santino ha impiegato ore ed ore, difficile quantificare il tempo che si è reso necessario per arrivare a dei risultati che lasciano a bocca aperta.
Andiamo per ordine. Chi è Santino Valenti? «Sin dai tempi della scuola elementare a Calestano mi è sempre piaciuto osservare mio padre del quale apprezzavo la manualità – ha ricordato Santino – la nostra era una famiglia contadina molto numerosa visto che avevo sette tra fratelli e sorelle, io ero il più giovane. Quando arrivava l’inverno i lavori nei campi erano finiti, così nella stalla mio papà si dava da fare per ricoprire sedie, sistemare attrezzi, fare funi per legare il fieno e realizzare cesti di vimini. Non avevo una grande passione per la scuola – ha proseguito Santino – mi piaceva osservare mio padre al lavoro, cercavo di memorizzare i suoi gesti, gli chiedevo informazioni sul tipo di legno che usava e cercavo di realizzare anch’io, nel mio piccolo, oggetti di vario genere».
Nel 1968 le cose in famiglia cambiano. «Vista la scarsa rendita per la vita di agricoltore mio padre decise che ci saremmo trasferiti a Felino. I miei fratelli più grandi andarono a lavorare nel settore edile, mentre io andai a lavorare in una falegnameria, dove restai per 9 anni. All’età di venticinque anni decisi di mettermi in proprio ed iniziai l’attività di imbianchino e verniciatore di infissi, scelta coraggiosa visto che c’era una famiglia da sostenere. Ho proseguito sino all’età della pensione quando mi sono trovato ad avere molto tempo a disposizione, così continuai nella passione che non avevo mai abbandonato: la scultura del legno».
Quello che ha creato Santino è davvero qualcosa di unico. Nella stanza adibita ad esposizione c’è di tutto.
Una tavola apparecchiata con diversi piatti pronti: cappelletti in brodo, spaghetti al ragù, tortelli, pastasciutta e minestrone. Un angolo riservato alle specialità gastronomiche come salame di Felino, coppa, Parmigiano Reggiano, pancetta, cappelletti e tortelli, un altro dedicato al vecchio west con una Colt ed un cappello da cowboy.
In un altro punto gli oggetti ci portano alla Prima Guerra Mondiale con elmetti, proiettili e granate, e, adagiato su di un grande masso un libro aperto nelle pagine del quale sono stati intagliati i dati sui caduti nel conflitto.
Si badi bene: quelli elencati sono tutti pezzi in legno, senza smalti e coloranti, lavorando solo sul colore naturale del legno stesso.
Per realizzare questi oggetti, che sarebbe bene chiamare opere d’arte, che tipo di legno ha usato? «Di tutto: noce, frassino, bosso, maggiociondolo, ciliegio, dipende da cosa si vuole lavorare, occorre valutare il tipo di legno in funzione del risultato finale. Sino a quando potrò continuerò a creare quello che mi viene in mente e continuerò ad emozionarmi per ogni pezzo realizzato».
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