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Valmozzola

La frana di Lamino si è messa «a correre»

La frana di Lamino si è messa «a correre»

di Valentino Straser

14 Dicembre 2025, 11:37

 Un gigante della natura, che dopo un sonno decennale, si è risvegliato negli ultimi giorni: si tratta della frana di Lamino, che ora minaccia la strada comunale e statale.
«In sole 22 ore – spiega il sindaco di Valmozzola Claudio Alzapiedi, la colata di fango è avanzata di circa trentacinque metri». I sopralluoghi, sottolinea Alzapiedi, proseguono da oltre tre giorni e «rispetto all’avanzamento di 5 metri iniziali, la situazione è quasi decuplicata in breve tempo».
La colata di fango, prosegue il primo cittadino di Valmozzola, «si era attivata quindici anni fa ed aveva richiesto interventi sino al 2014».
Il movimento gravitativo è in rapida evoluzione e la situazione è di massima allerta. La frana di Lamino, alimentatadalle abbondanti precipitazioni e dalla saturazione dei terreni, rappresenta una minaccia concreta sia per la viabilità locale sia per la strada statale che attraversa la valle, snodo fondamentale per i collegamenti del territorio.
«La grande frana che minaccia Valmozzola – sottolinea Andrea Massari, consigliere regionale e vicepresidente della commissione regionale territorio - minaccia la viabilità e l’esistenza di una azienda agricola. È un monito che non possiamo ignorare: l’Appennino va curato. In questi giorni il Governo prova ad approvare una legge che sembra una presa in giro per la montagna e che di fatto eliminerà il 40% dei Comuni dell’Appennino dalla lista dei Comuni montani, riducendo risorse e attenzione proprio dove servono di più. La colata di terra avanza verso la strada comunale di Lamino e la statale 308, mettendo a rischio un allevamento con 600 bovini, cuore della produzione di Parmigiano Reggiano. Non è solo una questione locale: è il futuro di intere filiere e comunità. Le strade che collegano aziende straordinarie -ha aggiunto Massari - devono essere mantenute aperte e sicure, e i sindaci – come quello di Valmozzola – vanno sostenuti con mezzi e fondi adeguati. Difendere la montagna significa difendere lavoro, identità e qualità che rendono grande l’Italia. Ogni scelta che riduce attenzione e investimenti su questi territori è una scelta contro il Paese».
La colata di detriti si sta estendendo progressivamente verso valle, tecnici e amministratori, con il supporto degli enti sovraordinati, dalla Provincia alla Regione, stanno monitorando costantemente l’evoluzione del fenomeno, consapevoli che un’ulteriore accelerazione potrebbe comportare la chiusura degli assi viari, con pesanti ripercussioni sulla mobilità e sull’economia della zona.

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