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GIUSTIZIA SPORTIVA

Plusvalenze Juve: ecco perché il Parma non rischia nulla

Dal ricorso della Procura federale non emerge alcun elemento nuovo della Procura di Torino che coinvolga la società crociata o i suoi dirigenti all'epoca dei fatti

Plusvalenze Juve: ecco perché   il Parma non corre rischi  Dal ricorso della Procura federale non emerge alcun elemento nuovo della Procura di Torino che coinvolgala società crociata o i suoi dirigent

28 Dicembre 2022, 08:43

Ha fatto parecchio scalpore, nei giorni scorsi, la notizia della possibile riapertura dell’inchiesta sportiva sulle plusvalenze, a carico della Juventus e degli altri club – tra cui il Parma – coinvolti nel processo sportivo della scorsa primavera.
Come è noto, l’inchiesta si concluse sia in primo che in secondo grado con la piena assoluzione delle squadre e dei dirigenti coinvolti – verso i quali la Procura aveva richiesto multe e squalifiche – essenzialmente perché dai giudici federali fu ribadito il consolidato principio per cui «non è possibile stabilire in modo oggettivo il valore di un giocatore».

«Nuovi elementi decisivi»

Ora la Procura Federale guidata da Giuseppe Chiné è tornata alla carica, dopo aver ricevuto le carte della Procura di Torino che da oltre un anno sta indagando sulla correttezza degli ultimi bilanci della Juventus. Secondo i magistrati federali, dalle carte torinesi dell’inchiesta “Prisma” emergerebbero «nuovi elementi decisivi». Intercettazioni, manoscritti e documenti che se conosciuti al tempo del processo sportivo, avrebbero fatto prendere ai giudici una decisione diversa. Per questo motivo, lo scorso 23 dicembre gli uomini di Chinè hanno fatto ricorso, richiedendo la revocazione della sentenza e di conseguenza il 20 gennaio la Corte federale d’appello valuterà l’ammissibilità del ricorso e la necessità di un eventuale nuovo giudizio del merito. Come succede spesso in questi casi, la notizia ha lasciato spazio nei giorni successivi, soprattutto su web e social, ad indiscrezioni, ricostruzioni e previsioni di ogni tipo, anche a riguardo dei crociati. L’inchiesta è stata riaperta? Ci sono rischi per il Parma calcio? Si rischiano punti di penalizzazione? Possono cambiare le classifiche? La «Gazzetta di Parma» è entrata in possesso – come diverse altre testate – delle 106 pagine del ricorso della Procura federale ed è quindi in grado di provare a fare un po' di chiarezza.

L'istanza di revocazione

Innanzitutto, è opportuno evidenziare che dare per scontato che l’istanza di revocazione venga accolta e che l’inchiesta venga conseguentemente riaperta è quantomeno affrettato. L’istanza di revocazione prevista dall’articolo 63 del Codice di Giustizia sportiva è uno strumento straordinario, con pochissimi precedenti giurisprudenziali ed utilizzabile in circostanze del tutto eccezionali, ad esempio quando una sentenza è stata basata su prove false o per errore di fatto del giudice o quando sono emersi fatti decisivi, nuovi e totalmente sconosciuti al tempo del processo. È questo il caso che integrano le carte dell’inchiesta “Prisma”? A parere di molti esperti di diritto sportivo – tra cui l’avvocato Mattia Grassani, che ha dichiarato pochi giorni fa al «Corriere dello Sport»: «Personalmente, da una prima lettura del ricorso, sono molto perplesso rispetto alla sussistenza delle condizioni necessarie previste dall’articolo 63 del Codice di Giustizia» – sembrerebbe molto difficile che la richiesta di revocazione venga accolta, anche alla luce del fatto che riferimenti all’inchiesta di Torino e alle principali intercettazioni emerse erano già presenti nel ricorso in appello della Procura federale e considerando il fatto che l’intreccio tra giustizia sportiva e giustizia penale è quasi fisiologico in questi casi».
Ma tralasciando il punto di mero diritto e ipotizzando invece una riapertura nel merito, cosa rischierebbe il Parma calcio? Partiamo dal fatto che l’inchiesta originaria non ha mai coinvolto e non coinvolge in alcun modo l’attuale dirigenza del Parma, ma il consiglio di amministrazione in carica nella precedente gestione.

Ricorso fotocopia

Altro punto preliminare da chiarire: il ricorso presentato dalla Procura è, dal punto di vista delle operazioni di calciomercato contestate, un “copia/incolla” di quello dello scorso aprile, né potrebbe essere altrimenti. Sono state escluse infatti soltanto le compravendite che non riguardavano direttamente la Juventus, tra cui l’operazione Napoli-Oshimen-Lille o le operazioni tra Parma e Pescara. Per queste operazioni, si è quindi consolidato il giudicato di maggio, che ne ha stabilito la piena correttezza. Rimarrebbero da rivalutare – secondo la Procura federale – le operazioni di compravendita di calciatori effettuate dalla Juventus con 15 controparti (Samp, Genoa, Lugano, Sion, Barcelona, Manchester City, Basilea, Pisa, Empoli, Pescara, Parma, Amiens, Marsiglia, Pro Vercelli, Novara) che i bianconeri non avrebbero effettuato a valori di mercato, ma all’interno di un contesto di sistematico ricorso a plusvalenze gonfiate, sempre secondo la Procura, per migliorare il proprio bilancio.
Per questioni di competenza federale, soltanto i club italiani sono oggetto del ricorso insieme alla Juventus e l’unica operazione che coinvolge il Parma è la cessione di Alessandro Minelli per 2,9 milioni di euro e il contestuale acquisto di Eric Lanini per 2,5 milioni oltre bonus, avvenuta nel mercato invernale del 2020.

Nessun riferimento al Parma

A questo proposito, è fondamentale evidenziare come da un’attenta lettura di tutte le 106 pagine di ricorso, contenenti numerose intercettazioni, manoscritti ed email perlopiù tra dirigenti juventini ma in alcuni casi anche di altre squadre, non ci sia alcun riferimento specifico a tale operazione, né ci siano documenti, appunti o intercettazioni riferibili al Parma calcio o ai suoi dirigenti dell’epoca.
In assenza di ogni elemento nuovo specifico riguardante l’operazione o più in generale il Parma calcio, come sarebbe possibile giudicare in modo differente un’operazione che è già stata al vaglio di due gradi di giudizio della magistratura sportiva questa primavera senza che fosse in alcun modo censurata?
E questo prima ancora di ogni considerazione sostanziale, visto che se è vero che l’acquisto di Eric Lanini, negli ultimi due anni bomber della Reggiana in Serie C, potrebbe oggi essere considerato caro con il senno del poi, è anche vero che giocatori con quelle caratteristiche, acquistati da Faggiano in quel periodo come Matteo Brunori o Walid Cheddira, hanno invece decuplicato le loro quotazioni in questi anni, a testimonianza di quanto sia scivoloso addentrarsi nella una valutazione oggettiva di un calciatore.

Le possibili conseguenze

Ma – è lecito domandarsi da tifosi del Parma – se comunque i giudici federali dovessero cambiare idea sulla congruità di questa operazione, quali potrebbero essere le conseguenze per i crociati? A tanto voler concedere, quelle previste dall’articolo 31 comma 1 del codice di Giustizia sportiva, che prevede in caso di irregolarità amministrative la sanzione di un’ammenda pecuniaria a carico del club. È importante infatti ricordare che l’unico caso in cui le norme federali prevedono l’irrogazione di punti di penalizzazione è quello previsto dall’articolo 31 comma 2, ossia nel caso in cui la provata irregolarità amministrativa abbia avuto impatto sui criteri di iscrizione al campionato. Criteri patrimoniali d’iscrizione che nel caso del Parma, facevano tassativamente riferimento al 31 dicembre 2019 e su cui l’operazione Minelli-Lanini, conclusa il 31 gennaio 2020, è indubbiamente e oggettivamente neutra.

Del resto, già nel procedimento originale, quando le operazioni in discussione erano una dozzina e non solo due, la Procura chiese nei confronti del Parma soltanto un’ammenda pecuniaria. Concludendo, almeno su questo fronte i tifosi del Parma possono quindi stare ragionevolmente tranquilli durante le feste. Non c’è nulla di nuovo, nelle carte dell’inchiesta “Prisma” utilizzate dalla Procura federale per il ricorso per revocazione, che riguardi il Parma calcio.

red.sport

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