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lutto

Per la morte di Papa Francesco Parma-Juventus e altre tre partite di serie A rinviate a mercoledì alle 18:30 - Papa Francesco e lo sport, un atto di fede senza pausa

Pubblicato il bando per individuare il moderatore dei dibattiti per il nuovo stadio

21 Aprile 2025, 10:32

A seguito della scomparsa del Santo Padre, la Lega Nazionale Professionisti Serie A comunica che le gare previste nella giornata odierna di Campionato di Serie A Enilive sono rinviate a mercoledì alle 18:30
Di seguito le gare rinviate:
SERIE A ENILIVE:
Torino-Udinese
Cagliari-Fiorentina
Genoa-Lazio
Parma-Juventus

"Il calcio italiano partecipa commosso al dolore di centinaia di milioni di persone per la dolorosa scomparsa di Sua Santità Papa Francesco". Così, in una nota, il presidente della Figc Gabriele Gravina. "Grande esempio di carità cristiana e di dignità nella sofferenza, si è mostrato sempre attento al mondo dello sport e al calcio in particolare, di cui era appassionato - ha aggiunto il numero uno della Federcalcio - La sua vicinanza umana, oltre che spirituale, ai malati, ai poveri e ai perseguitati di tutto il pianeta è stata la sua testimonianza più profonda, un faro che illuminerà le generazioni a venire. Resterà per sempre nei nostri cuori di fedeli e di amanti del gioco del calcio". La Figc, d’intesa con tutte le componenti federali, ha deciso di sospendere tutte le competizioni in programma nella giornata di oggi, dalla Serie A ai Dilettanti.

In Argentina, come in Italia, il calcio si ferma in segno di lutto per la morte di papa Francesco, l’argentino Jorge Mario Bergoglio. La federcalcio (Afa) ha deciso di sospendere la disputa di tutte le partite previste oggi. Gli incontri della Professional League, e di tutte le altre categorie, che erano in calendario oggi si giocheranno domani.

Papa Francesco e lo sport, un atto di fede senza pausa

"Da piccolo mi piaceva il calcio, ma ho giocato anche a basket, lo sport di mio papà. Non ero un granché con i piedi e allora mi mettevano sempre in porta". Da portiere a pontefice, Papa Francesco è passato dalla retroguardia all’avanguardia. Sul campo osservava le spalle dei compagni, dalla cattedra di Pietro ha scrutato le facce dei fedeli. Il rapporto tra Jorge Bergoglio e lo sport è stato un atto di fede senza pausa, dall’infanzia fino all’agonia. Anche nelle ultime settimane della sua esistenza terrena il Santo Padre ha continuato a informarsi sulle vicende agonistiche dell’amato San Lorenzo dl Almagro, il club di Buenos Aires per il quale si è professato grande tifoso e ha avuto anche la tessera associativa. Un’incredibile coincidenza temporale ha voluto che la squadra del Boedo vincesse il suo ultimo campionato nazionale proprio nell’anno in cui Bergoglio veniva eletto Papa, il 2013. Un trionfo amplificato l’anno successivo con la conquista della Copa Libertadores, la Champions sudamericana. Proprio nell’estate 2014, dopo il primo e finora unico trionfo continentale della loro storia, i rappresentanti del San Lorenzo furono ricevuti in udienza in Vaticano e in quell'occasione Bergoglio non esitò a confessare: "Siete parte della mia identità culturale". 
A trasferirgli l’amore per i Cuervos fu il padre, ad alimentare la passione per il Ciclón fu il mitico terceto de oro composto da Armando Farro, René Pontoni e Rinaldo Fioramonte Martino, i protagonisti dello scudetto nel 1946, quando il piccolo Jorge aveva dodici anni. Leggendo la storia del club il giovane Bergoglio rimase estasiato dall’opera di bene compiuta da un salesiano: "Quando i ragazzi di strada all’inizio del Novecento erano in cerca di uno spazio sicuro dove poter giocare a calcio, un sacerdote discendente di italiani, don Lorenzo Massa, aprì le porte dell’oratorio, e lì inizio una bella avventura". Come quelle che Papa Francesco ha dedicato allo sport durante il Pontificato. Le parole più toccanti furono le prime, pronunciate nell’ottobre 2016, dopo i Giochi di Rio, all’apertura del convegno mondiale sullo sport al servizio dell’umanità, nell’Aula Paolo VI: "La sfida sarà mantenere la genuinità dello sport, di proteggerlo dalle manipolazioni e dallo sfruttamento commerciale. Sarebbe triste, per lo sport e per l’umanità, se la gente non riuscisse più a confidare nella verità dei risultati sportivi, o se il cinismo e il disincanto prendessero il sopravvento sull'entusiasmo e sulla partecipazione gioiosa e disinteressata. È importante lottare per il risultato, ma giocare bene, con lealtà lo è ancora di più". Da lì è cominciato un continuo invio di messaggi, destinati a tutti gli operatori del settore. Dalla necessità degli impianti nei luoghi difficili ("Abbiamo bisogno di spazi per poter fare sport, soprattutto nei contesti più poveri ed isolati"), al bisogno di educatori fedeli ai sani principi: "Occorrono adulti che accolgano in modo autentico i bambini e i ragazzi, sappiano ascoltare i loro sogni, desiderino insieme a loro un futuro migliore". Il meglio della produzione papale in tema di sport è stato però rivolto agli atleti, più volte accolti in udienza privata e salutati in sedute pubbliche. Secondo Francesco, lo sport "è un generatore di comunità per i giovani, perché crea socialità, condivisione, partecipazione e senso di appartenenza. Come le membra formano un corpo, così i giocatori formano una squadra e le persone formano una comunità". Parole forti di un uomo vicino agli sportivi, anche senza aver osservato le loro gesta agonistiche. Bergoglio infatti non ha guardato la tv per più di quarant'anni. L’ultima volta che si sedette davanti allo schermo in compagnia di amici fu per la finale del Mondiale di calcio di Italia '90. Forse la sconfitta dell’Argentina facilitò la sua scelta radicale.

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