Una donna la prima paziente positiva alla variante del covid: ha un'alta carica virale

E’ una donna italiana il paziente su cui è stato riscontrato per la prima volta anche in Italia il genoma del virus Sars-Cov-2 con la variante britannica. 
Secondo quanto si apprende da fonti sanitarie, la paziente - che è in isolamento con il suo convivente rientrato giorni fa dal Regno Unito - ha una forte carica virale. 
La donna - che secondo alcune fonti si trova nella zona di Roma - ha fatto il tampone nei giorni scorsi, probabilmente in un drive through.

Sta bene ed è asintomatica. Il compagno, di orgini britanniche, è anche lui positivo ed asintomatico ed era rientrato alcuni giorni fa dal Regno Unito ma su di lui non è stata ancora conclamata la variante. La sua compagna invece ha una forte carica virale. Elemento, quest’ultimo, che avrebbe aiutato a sequenziare il genoma del virus SARS-CoV-2 con la variante riscontrata nelle ultime settimane in Gran Bretagna. 

Le «informazioni preliminari» sulla variante del Covid suggeriscono che «potrebbe anche incidere sull'efficacia di alcuni metodi diagnostici», oltre al fatto che «potrebbe essere più contagiosa». Lo spiega un portavoce di Oms Europa, chiarendo comunque che al momento non c'è «alcuna prova di un cambiamento nella gravità della malattia». 
L’Oms, aggiunge, fornirà maggiori informazioni non appena avrà «una visione più chiara delle caratteristiche di questa variante». 

«La variante del coronavirus era presente a fine settembre in Inghilterra ed è stata osservata per la prima volta ad ottobre. Ora è stata riscontrata in Italia, Olanda, Danimarca e addirittura in Australia. Perché non dovrebbe essere anche qui?» in Germania: lo ha detto il virologo e direttore dell’ospedale Charitè di Berlino Christian Drosten a Deutschlandfunk, secondo quanto riferisce Welt online. Il virologo non ha espresso grande preoccupazione e ha riferito di attendere questa settimana la pubblicazione dei dati degli scienziati inglesi prima di esprimersi sulla potenziata capacità di contagio e sugli effetti di questa mutazione. 

Le analisi hanno identificato una larga parte di casi di Covid nel sud-est dell’Inghilterra collegati alla nuova variante inglese del coronavirus. Per questo le autorità sanitarie pubbliche e i laboratori di tutti i paesi europei devono analizzare i virus isolati in modo tempestivo per identificare i casi della nuova variante. Va identificato immediatamente chi ha avuto contatti con persone positive alla nuova mutazione o ha viaggiato nelle aree colpite, in modo da testarli, isolarli e tracciare i loro contatti. E' l'invito che arriva a tutti i paesi europei dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc). 

"La cosiddetta variante inglese del coronavirus «non è certo la prima e non merita tutto il clamore che gli viene dato. La mia sensazione è che abbia un impatto modesto sul vaccino e a livello clinico. La discussione dovrebbe tenersi su tavoli scientifici prima che sui media, soprattutto in una fase in cui dobbiamo convincere le persone a vaccinarsi». A dirlo Massimo Andreoni, direttore dell’unità di malattie infettive di Tor Vergata, parlando a Radio Cusano Campus. 
Secondo il medico, «serve sempre quel minimo di cautela indispensabile rispetto a notizie che iniziano a circolare prima ancora che ci siano pubblicazioni scientifiche». Questa sarà infatti «la decima o la quindicesima variante del virus di cui si parla. Adesso si descrive una variante che si trasmette più facilmente - continua - Questo è un virus a Rna, quindi ha una grande capacità di mutare per sua natura. Se si diffonde un pò di più, ma clinicamente non è più aggressivo, è interessante, ma non merita tutto il clamore che gli viene dato. Ai fini della cura dovrebbe rispondere ai pochi farmaci che abbiamo in questo momento a disposizione». 
Anche l’impatto sul vaccino dovrebbe essere «modesto», prosegue Andreoni, secondo cui «sarebbe stato più intelligente se la discussione si fosse tenuta su tavoli scientifici anzichè sui media. In una fase in cui dobbiamo convincere le persone a vaccinarsi, non è infatti il caso di creare tutte queste preoccupazioni e questi dubbi - conclude - Da quei pochi dati che abbiamo a disposizione, questa modifica della proteina spike sembrerebbe essere modesta e quindi non determinare la necessità di un cambiamento del vaccino. Ormai il vaccino si è capito come farlo, quindi anche se fosse necessario un nuovo vaccino sapremmo farlo rapidamente».  ulla resistenza al vaccino della variante Gb emersa nel Regno Unito «io lo ritengo altamente improbabile». Lo ha detto a Buongiorno, su Sky TG24, il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli."I vaccini - ha precisato - determinano la formazione di una risposta immunitaria contro diversi 'pezzettinì, chiamiamoli così, della proteina spike. Se anche c'è una mutazione in uno, due o tre 'pezzettinì della proteina spike, è altamente improbabile che il vaccino possa risultare inefficace». «Non dobbiamo avere paura delle mutazioni. E’ attraverso le mutazioni che si favorisce l'adattamento del virus all’uomo. E questa che arriva dalla Gran Bretagna non è la prima». Così a 'Il Sole 24 Orè Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. 
«Non ci sono riscontri su una minore risposta del vaccino - aggiunge - dobbiamo fare una sorveglianza molecolare e aspettare le prove di laboratorio». Eppure sono proprio le mutazioni del virus dell’influenza che impongono vaccini sempre diversi, gli viene fatto notare: «Ma questo è un Coronavirus - risponde - e le mutazioni sono assai più lente perchè il genoma è molto più grande di quello dell’influenza. Mutazioni ci sono già state. In Italia circolano almeno 13 varianti non sono però coinvolte nè la letalità nè la contagiosità e neppure l’efficacia vaccinale. Il virus è cambiato ma non così tanto: distanza e mascherine ancora per un anno e nel frattempo vacciniamoci: così ne usciremo». 
Teme per la riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio? «Non si tratta di timore ma di necessità. L’impennata nella seconda ondata è avvenuta tra settembre e ottobre, in concomitanza con la ripresa dell’attività scolastica e lavorativa». 

 La prima giornata della settimana prosegue in terreno pesantemente negativo per i mercati azionari del Vecchio continente, che pagano i timori di mutazione del Covid 19 e i blocchi per la 'variante inglesè del virus, con il conseguente ritorno di tensioni sul prezzo del petrolio. Madrid resta la Borsa peggiore e cede il 3%, seguita da Parigi (-2,7%), Francoforte (-2,5%) e Milano, in ribasso del 2,3%, con Londra che prova a contenere le perdite al di sotto dei due punti percentuali. Il listino della capitale della Gran Bretagna ha in parte già scontato a debolezza della sterlina e i rischi di una Brexit senza accordo, mentre in Piazza Affari tra i titoli principali le vendite si concentrano su Saipem, Eni e Leonardo, in calo di oltre il 4%. Male anche Atlantia (-3,8%), mentre tra le banche Unicredit perde il 3,5% e Intesa circa tre punti. Prova a tenere Mps (-1,8% poco sopra a un euro) e si registra qualche acquisto tra i farmaceutici su Diasorin, che sale di circa un punto percentuale.