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Ristorazione, metà delle grandi catene è contraria alla riapertura

Ristorazione, metà delle grandi catene è contraria alla  riapertura

15 Maggio 2020, 03:33

Oltre la metà delle grandi catene food e ristorazione, non è d’accordo sulla riapertura anticipata dei locali con le attuali misure di distanziamento sociale: il 52% contro il 48,5%. E’ quanto emerge dal Centro studi Confimprese, che ha monitorato lo stato dell’arte delle aziende che operano nella ristorazione e nel food. Inoltre a marzo e aprile l’85% delle imprese ha perso oltre l’80% del fatturato, il 9% tra il 50 e l’80%. Quest’ultimo dato è in parte dovuto al delivery con cui i retailer hanno cercato di salvare i conti. Oltre il 54% ha riconvertito l’attività sulle consegne a domicilio, mentre il 66% ha puntato sul take away e quasi il 9% sul drive through. Ma c'è anche una parte consistente pari al 31% che non ha svolto alcuna attività. "Quando un imprenditore perde il 50% del fatturato per due mesi consecutivi preferisce restare chiuso - dichiara Mario Resca, presidente Confimprese -. Certo, l’obiettivo è riaprire il prima possibile, ma non alle attuali condizioni che non permettono di coprire i costi". 
"Con le normative vigenti non potremo rialzare le serrande nè a maggio nè a giugno, servono risposte certe dal governo che continua a ignorare il commercio. I protocolli di sicurezza sono poco chiari, dal lavaggio della stoviglieria, alle attività di sanificazione all’obbligo per il personale delle mascherine che non si trovano", sottolinea Resca. Per Confimprese una via d’uscita potrebbero essere le agevolazioni per l’occupazione del suolo pubblico richieste dal 97% delle imprese, stando alle indicazioni di privilegiare spazi aperti per le attività di somministrazione, ma anche in questo caso non mancano le difficoltà. Le norme sono stabilite dalle singole amministrazioni locali e differiscono da regione a regione. 

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