E' INIZIATA L'INVASIONE
Il Senato russo ha approvato l'utilizzo di forze militari all’estero, come richiesto oggi dal presidente Vladimir Putin a sostegno dei separatisti nell’Ucraina dell’est. Putin riconosce la sovranità dei separatisti «sull'insieme delle regioni» di Lugansk e Donetsk. Lo ha detto lo stesso presidente russo in una conferenza stampa. Al momento i ribelli filo-russi controllano solo una porzione di quelle regioni, la parte restante è sotto il controllo delle forze di Kiev. Ha aggiunto: "L'ingresso dell’esercito russo in Ucraina dipenderà dalla situazione sul terreno».
«Pensiamo che sia l’inizio di una invasione": lo ha detto Jonathan Finer, del consiglio di sicurezza nazionale Usa, alla Cnn, commentando gli ultimi sviluppi della crisi russo-ucraina. Ieri la Casa Bianca era stata più cauta, parlando di «flagrante violazione degli impegni internazionali» di Mosca, mentre in una telefonata di background un alto dirigente dell’amministrazione aveva evitato di parlare di invasione.
Di fronte alla minaccia russa, il capo della diplomazia ucraino Dmytro Kuleba chiede all’Occidente di dotarla di più armi e all’Ue la promessa di una futura adesione all’Unione.
«Noi condanniamo la decisione di Mosca» di riconoscere le repubbliche di Lugansk e Donetsk e «condanniamo l’incursione militare in Ucraina». «E' una escalation seria provocata dalla Russia». Lo afferma il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ribadendo il «supporto politico e finanziario» all’Ucraina. «La Russia è passata all’azione militare, siamo in allerta, monitoriamo la situazione», aggiunge.
«L'attacco a un Paese alleato della Nato genererà una risposta congiunta da parte di tutti gli alleati. Bisogna evitare qualsiasi tipo di attacco a paesi della Nato». Lo dice il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg ribadendo la natura «difensiva» della Nato. «Abbiamo circa 100 aerei e 120 navi in allerta alta», spiega Stoltenberg ricordando che i Paesi dell’Alleanza hanno inviato" migliaia» di militari nei Paesi dell’aera orientale dell’Europa, dalla Lituania alla Romania.
- «E' un momento particolarmente pericoloso per l’Ue. La Russia ha messo in campo una chiara escalation, questi sviluppi seguono chiaramente l’agenda del Cremlino sin dal 2008 e dal 2014. Di fronte a questa situazione gli europei, con una riposta rapida, in 24 or e, hanno raggiunto un accordo unanime per un pacchetto di sanzioni» che presenterò al consiglio. «E' un pacchetto che danneggerà la Russia». Lo dice l’Alto Rappresentante Ue della Politica Estera Josep Borrell al termine della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri europei.
E’ sempre più tesa la tensione in Ucraina dopo l’annuncio di Putin sul riconoscimento del Donbass e l’invio delle truppe, formalmente per una missione di peacekeeping, nella regione. L’Unione europea lavora a un pacchetto di sanzioni che, secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, saranno «massicce e robuste». E la Germania ha deciso di dare subito un segnale forte, cedendo, almeno temporaneamente, su uno dei progetti sui quali ha più interessi economici: il gasdotto Nord Stream 2. Lo stesso Scholz ha annunciato il congelamento dell’autorizzazione della rete, non ancora in funzione, che collega la Russia alla Germania. Un messaggio a Mosca ma anche ai 27 che rischiano una spaccatura proprio per gli interessi incrociati sui paletti da mettere alla Russia.
L’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue Josep Borrell si è dimostrato ottimista, dicendosi certo del «voto unanime" che darà il via alle prime sanzioni contro Mosca. Un pacchetto che dovrebbero prevedere, tra l’altro, il blocco dell’export con il Donbass limato in queste ore a Parigi dai ministri degli Esteri dell’Unione europea. Anche l’Italia, come ha sottolineato in un editoriale il Wsj, ha notevoli interessi in campo e non è un caso che il titolare della Farnesina Luigi Di Maio, giunto nella capitale francese, abbia sottolineato che Roma è «assolutamente convita nel procedere sulla strada delle sanzioni». Il premier Mario Draghi intanto è «in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa». La via del dialogo, ha sottolineato Draghi, «resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia».
Londra, come ha annunciato il premier Boris Johnson, varerà nel pomeriggio «una raffica» di misure e anche oltreoceano si lavora agli interventi per indebolire finanziariamente Mosca. Il presidente Usa Joe Biden ha già firmato un bando sugli investimenti e le attività commerciali e finanziarie da parte degli americani nelle regioni separatiste dell’Ucraina, ma saranno prese a breve nuove misure.
Intanto da Mosca Putin ha assicurato che le forniture di gas continueranno ininterrotte. E stanotte il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, nonostante la sterzata di ieri, durante il consiglio di sicurezza dell’Onu ha assicurato di essere ancora disposto a partecipare all’incontro con il segretario di Stato Usa Blinken fissato per giovedì. Mentre dal terreno arriva la notizia di due soldati ucraini rimasti uccisi nei bombardamenti e 90mila civili che, secondo Mosca, stanno lasciando il Donbass per rifugiarsi in Russia.
Il ministro della Difesa di Kiev si è rivolto direttamente ai militari: «Ci attendono prove difficili - ha detto - ci saranno delle perdite, ma vinceremo senza dubbio».
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