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Video - Atto vandalico al Louvre contro la Gioconda: la teca l'ha salvata - Dal furto del 1911 al lancio della tazza di tè: gli episodi

Atto vandalico al Louvre contro la Gioconda: la teca l'ha salvata

29 Maggio 2022, 21:18

La Gioconda di Leonardo da Vinci, il quadro più famoso al mondo, è stato vittima di un gesto vandalico. Gesto rimasto tale, visto che la tela è ricoperta uno spesso vetro e quindi ha impedito che venisse danneggiata. Un gesto studiato, preparato: il vandalo si è avvicinato al quadro su una sedia a rotelle e per camuffarsi indossava anche una parrucca. Ma sotto la giacca aveva una torta che, quando si è trovato vicino, ha lanciato contro il quadro. Davanti al quadro, alla teca, c'è sempre una ressa notevole, che in questo caso ha assistito stupefatta al gesto. 

Gli addetti alla sorveglianza e la polizia hanno immediatamente bloccato l’autore del gesto. La sua fama ha purtroppo sempre attirato le attenzioni di malintenzionati: nel 2009 una visitatrice russa lanciò una tazza da tè che andò a infrangersi contro la teca di vetro. Nel 1956 in due occasioni, a distanza di pochi mesi l'una dall'altra,  fu lievemente danneggiata dal lancio di acido e di un sasso.

L'episodio che, però, resta nella storia, è il furto del 1911. Autore il decoratore italiano, emigrato in Francia, Vincenzo Peruggia. Si nascose in una stanzetta del Louvre e alla chiusura tolse la Gioconda prima dal gancio (all'epoca non c'erano gli attuali sistemi di sicurezza e le attenzioni dei nostri giorni) e poi la tavola dalla cornice, per uscire dal Louvre dal retro. Furto che venne denunciato molto tempo dopo (la sicurezza pansava che la tavola fosse dal fotografo). Per due anni ci fu la caccia al quadro e girarono le ipotesi più strane, ma la Gioconda era nella casa di Peruggia, non lontano dal Louvre, nascosta in un baule ai piedi del letto. La portò addirittura in Italia, evitando tutti i controlli (ci fu una vera mania collettiva: la Gioconda rubata venne "avvistata" ovunque) perché avrebbe voluto vendere l'opera alla Galleria degli Uffizi. Per lui, solo l'Italia avrebbe potuto custodire il capolavoro. Ma un pizzico d'ingenuità lo fregò. Il direttore degli Uffizi si presentò da Peruggia con i carabinieri. 

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