×
×
☰ MENU

usa

Vince Johnny Depp: la Heard lo ha diffamato. Lei presenterà appello

Johnny Depp accusato da Amber Heard anche di abusi sessuali nel 2015

01 Giugno 2022, 21:29

Johnny Depp ha vinto: l’ex moglie Amber Heard lo ha diffamato. Amber Heard dovrà pagare all’ex marito 15 milioni di dollari di danni per averlo diffamato: una cifra inferiore ai 50 milioni chiesti dall’attore ma pur sempre gigantesca e più del doppio degli alimenti ricevuti al momento del divorzio. Anche Johnny Depp dovrà risarcire Amber Heard seppure in misura minore di quanto toccherà a lei. I giurati hanno assegnato infatti all’attrice un compenso di 2 milioni di dollari per quando l’avvocato dell’ex marito ha definito «un imbroglio» le sue accuse. 

Questo il verdetto della giuria dopo sei settimane di processo e 13 ore di deliberazioni in camera di consiglio. Amber ha accolto a capo chino la lettura della sentenza. Johnny è ancora in Gran Bretagna e poco prima della lettura del giudizio a lui favorevole era stato fotografato in un pub di Newcastle.


L’attore aveva fatto causa all’ex moglie chiedendo "almeno" 50 milioni di dollari di danni sulla scorta di un op-ed da lei firmato sul Washington Post nel 2018. L’articolo intitolato «Ho parlato contro la violenza sessuale e dovuto far fronte alll'ira della nostra cultura. Questo deve cambiare» non menzionava Depp per nome. Amber aveva rilanciato con una controquerela quando un avvocato di lui aveva definito le sue accuse «un imbroglio»

«La giuria mi ha ridato la vita», ha detto Johnny Depp dopo il verdetto del tribunale di Fairfax in Virginia che gli ha dato ragione nella causa per diffamazione intentata alla ex moglie Amber Heard.

La Heard presenterà appello

Uscita con le ossa rotte e praticamente sul lastrico dopo il processo per diffamazione contro l’ex marito Johnny Depp, Amber Heard prepara l’appello. «Avevamo una montagna di prove che sono state soppresse», ha detto l’avvocatessa dell’attrice, Elaine Bredehoft, intervistata sulla Nbc nel day after del verdetto.
«Amber non ha i soldi per pagare l’enorme risarcimento a cui l'hanno condannata i giurati di Fairfax», ha aggiunto l'avvocatessa, secondo cui nel corso del processo «sono state ammesse cose che non avrebbero dovuto esserlo e questo ha confuso la giuria. Mentre il team di Johnny è riuscito a sopprimere una montagna di prove», tra cui quelle emerse nel processo contro il «Sun» del 2020 a Londra.
In quella causa vinse il tabloid che aveva definito Depp «uno che picchia le donne». Stavolta la giuria ha stabilito che i due ex coniugi si sono diffamati a vicenda ma Depp ha ottenuto molto di più. «Amber è stata demonizzata dagli avvocati di Johnny e sui social media», ha detto l’avvocatessa Bredehoft, lamentando una sconfitta del movimento #MeToo: per la prima volta dallo scandalo Weinstein, ha prevalso in corte la nozione che sta alle donne che denunciano un maschio, soprattutto se celebre e potente, l’onere di dimostrare che dicono il vero, non viceversa.
L’attrice di «Aquaman» non è una santarellina, così come non è un santo Depp che ieri ha citato il filosofo stoico Seneca ("La verità non muore mai") in latino per celebrare «un nuovo capitolo» nella sua vita. Fish and chips e birra in un pub di Newcastle: «Sembrava contento», ha detto Gary Spedding, un giocatore di rugby che si èimbattuto nell’ex Pirata che festeggiava con Jeff Beck degli Yardbirds, «la sua anima gemella musicale», con cui era salito sul palco a Sheffield e alla Royal Albert Hall di Londra.
Ora gli avvocati gongolano contando le parcelle milionarie che i due dovranno pagare oltre ai danni stabiliti dalla corte: 10,35 per Amber, due milioni per Johnny. Incerto, per entrambi il futuro, anche se Depp, tuttora il volto del profumo Dior Sauvage, potrebbe tornare in un nuovo «Beetlejuice» di Tim Burton, uno dei film che lo ha fatto amare dai fan.
Per gli esperti legali il verdetto è stato una sorpresa, ma fin dalle prime mosse del processo Johnny aveva già vinto nella corte della pubblica opinione con un volume astronomico di interazioni al vetriolo sui social «che inevitabilmente hanno influenzato la giuria», ha detto la Bredehoft. Tante cose hanno fatto discutere al primo processo dell’era TikTok, a partire dalle telecamere in aula. «Ero contraria», ha detto l'avvocatessa: «Hanno trasformato quell'aula in uno zoo». Rilanciate dalle tv sui social le immagini dalla corte hanno scatenato un tifo da stadio tra i fan di Johnny, cresciuti guardando film come «Charlie and The Chocolate Factory», «Beetlejuice» e «Pirata dei Caraibi», certi fin dall’inizio che la ragione stava dalla parte del loro eroe. Negli Usa si chiama «stan culture» da una canzone di Eminem su un superfan che diventa stalker assassino: stavolta la vittima è stata Amber Heard.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI