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Il Papa chiede perdono ai nativi per le discriminazioni. E indossa il copricapo indiano

Papa, quella per gli indigeni a Edmonton è  vera chiesa inclusiva

26 Luglio 2022, 09:14

«Sono felice di essere tra voi e di rivedere i volti di diversi rappresentanti indigeni che pochi mesi fa sono venuti a trovarmi a Roma. Quella visita ha significato molto per me: ora sono io a casa vostra, amico e pellegrino nella vostra terra, nel tempio dove vi trovate per lodare Dio come fratelli e sorelle». Lo ha detto papa Francesco nella chiesa del Sacro Cuore, a Edmonton, durate l’incontro con le popolazioni indigene e con i membri delle comunità parrocchiali. «Sono lieto di vedere che in questa parrocchia, nella quale confluiscono persone di diverse comunità delle First Nations, dei Mètis e degli Inuit, insieme a gente non indigena dei quartieri locali e a diversi fratelli e sorelle immigrati, tale lavoro è già iniziato», ha sottolineato.
«Ecco una casa per tutti, aperta e inclusiva, così come dev'essere la Chiesa, famiglia dei figli di Dio dove l'ospitalità e l’accoglienza, valori tipici della cultura indigena, sono essenziali: dove ognuno deve sentirsi benvenuto, indipendentemente dalle vicende trascorse e dalle circostanze di vita individuali», ha aggiunto il Pontefice. 

Papa, mi ferisce che cattolici partecipato discriminazione nativi

«Non dobbiamo dimenticare che anche nella Chiesa al grano buono si mescola la zizzania. E proprio a causa di questa zizzania ho voluto intraprendere questo pellegrinaggio penitenziale, e cominciarlo stamani facendo memoria del male subito dalle popolazioni indigene da parte di tanti cristiani e chiedendone perdono con dolore». Lo ha detto papa Francesco nella chiesa del Sacro Cuore dei Primi popoli, a Edmonton.
«Mi ferisce pensare che dei cattolici abbiano contribuito alle politiche di assimilazione e affrancamento che veicolavano un senso di inferiorità, derubando comunità e persone delle loro identità culturali e spirituali, recidendo le loro radici e alimentando atteggiamenti pregiudizievoli e discriminatori, e che ciò sia stato fatto anche in nome di un’educazione che si supponeva cristiana», ha rimarcato il Pontefice.
«L'educazione deve partire sempre dal rispetto e dalla promozione dei talenti che già ci sono nelle persone - ha aggiunto -. Non è e non può mai essere qualcosa di preconfezionato da imporre, perchè educare è l’avventura di esplorare e scoprire insieme il mistero della vita. Grazie a Dio, in parrocchie come questa, attraverso l’incontro, si costruiscono giorno dopo giorno le basi per la guarigione e la riconciliazione». 

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