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TESTIMONIANZA

Quelle interviste ad Arcore e i consigli del Cavaliere

Dalla tribuna di San Siro a villa San Martino

Quelle interviste ad Arcore e i consigli del Cavaliere

di Pietro A. Ferraguti

13 Giugno 2023, 13:31

Silvio Berlusconi l’ho incontrato in diverse occasioni, almeno una decina. Normale, facendo il mestiere di giornalista. Ma alcune di queste circostanze sono state del tutto speciali. Non le prime, però. All’inizio veloci interviste. Negli anni ‘80, per la radio, seguivo il calcio. E quando il Parma incontrava il Milan lui allo stadio non mancava mai. Si concedeva ai microfoni senza problemi, cordiale e disponibile, rispettoso anche del lavoro del cronista meno noto. A San Siro, nell’intervallo di un Milan-Parma, lo raggiungo in tribuna d’onore. Lui mi guarda e prima di tutto mi dice: «Lei perché porta la barba? Non va bene, le consiglio di tagliarla». Subito dopo un largo sorriso. E una lunga intervista.


Poi la politica. Berlusconi curava personalmente ogni campagna elettorale. Aveva individuato una decina di emittenti locali in tutta Italia e a turno le convocava ad Arcore per rilasciare interviste e sponsorizzare i suoi candidati. La prima volta che mi accadde fu nel maggio del 1999. C’erano le elezioni provinciali e Forza Italia aveva candidato Paolo Paglia. Arrivai con l’operatore al seguito ed entrammo a Villa San Martino. Telecamera e microfoni ci furono subito prelevati e sistemati in un ripostiglio: «Salite pure al primo piano, alle riprese ci pensiamo noi - ci disse qualcuno dello staff - poi vi diamo la cassetta». Arrivammo in una stanza: altro non era che un mega studio televisivo. Luci, telecamere, radiomicrofoni, un grande tavolo. Berlusconi ci accolse in giacca e cravatta ma sotto era in calzoni da ginnastica e sneakers. «Così sto più comodo». Comincia l’intervista ma non prima di un paio di barzellette, una era al vetriolo ed era dedicata a Vittorio Cecchi Gori, allora presidente della Fiorentina. Poi Berlusconi risponde a due o tre domande e mentre parla io scorro gli appunti. Lui si ferma, blocca la registrazione. «Le do un consiglio: le sue note è bene che le consulti mentre mi fa le domande, non mentre rispondo. In televisione è meglio fare così». Alla tv ci ero arrivato da un paio d’anni. L’insegnamento servì.


Andò diversamente nel maggio del 2014. L’appuntamento ad Arcore era per le 14. Arrivai per tempo ma una volta lì mi dissero che i tempi si erano dilatati, che Berlusconi aveva avuto impegni imprevisti, c’erano troupe arrivate dall’estero all’improvviso. Mi dissero di accomodarmi nel parco di Villa San Martino. Lui venne subito a scusarsi per il contrattempo. «Quando vede qualche cameriere qui in giardino lo fermi pure, si faccia portare quel che vuole, faremo tardi». L’intervista fu fatta verso le 21 e furono ore nella quali vidi da vicino una parte dell’universo berlusconiano: parlamentari, collaboratori, segretarie. Tutte persone con le quali il padrone di casa mostrava amichevole gentilezza e premurosa cortesia. La sua proverbiale empatia era inevitabilmente contagiosa.
Capisco perfettamente che Silvio Berlusconi sia stato e rimanga ancora oggi un personaggio divisivo. Ma io, per le esperienze che ho vissuto, lo ricordo così.

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