STATI UNITI
Le immagini del prima e del dopo rimandano in maniera vivida il livello di devastazione nella città di Lahaina, sull'isola di Maui alle Hawaii travolta dalle fiamme che hanno ucciso 55 persone, stando all’ultimo bilancio fornito dalle autorità locali ma che rischia di aggravarsi. Mentre ne mancano all’appello almeno 1000, che risultano irraggiungibili. Una lista quest’ultima soggetta a continui aggiustamenti, si esita perciò a parlare di dispersi e si continua a sperare che la mancata comunicazione sia dovuta alle linee telefoniche non ancora del tutto stabili. E’ invece ormai certa e sotto gli occhi di tutti l’entità di quanto è andato perduto, fagocitato dal fuoco inarrestabile: danni non ancora calcolati ma tali da far dire al governatore Josh Green che si impiegheranno anni e saranno necessari miliardi di dollari per ricostruire Lahaina, centro storico e turistico dell’isola di Maui, ridotto a rovine fumanti da quello che lo stesso Green definisce il peggior disastro naturale nella storia dello Stato, dove sono tra l’altro migliaia le persone rimaste senza casa dopo che gli incendi hanno raso al suolo oltre 1.700 edifici. Ed è tra quelle macerie che potrebbe adesso moltiplicarsi i dati sulle vittime: perché fino ad ora la conta dei decessi ha riguardato soltanto i ritrovamenti fuori dagli edifici, mentre le ricerche continuano.
I turisti che hanno lasciato Maui sono quasi 15.000, secondo il Guardian: nelle scorse ore 25 bus navetta hanno trasportato oltre 1.200 visitatori dagli hotel della zona all’aeroporto di Kahului, secondo un aggiornamento pubblicato dalla Contea di Maui su Facebook, mentre le autorità locali consigliano ai visitatori ancora presenti che desiderano lasciare Maui di prenotare un volo per Honolulu e poi proseguire per la terraferma negli Stati Uniti. Dall’Italia il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso la vicinanza agli Usa e ha anche confermato che sull'isola risultano esserci circa 60 italiani «li stiamo rintracciando», ha scritto sui social, confermando inoltre che «tra le vittime non ci sono connazionali». Papa Francesco ha intanto inviato un messaggio di cordoglio per le vittime degli incendi con un telegramma, a firma del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, in cui esprime «solidarietà a tutti coloro che soffrono per questa tragedia, soprattutto coloro che hanno perso i propri cari» e assicura le sue preghiere «per i morti, i feriti e gli sfollati, nonché per i soccorritori e il personale di emergenza».
Insieme con l’aggravarsi dei bilanci nella distruzione delle fiamme montano però anche le polemiche di chi segnala ritardi del sistema di allerta nonostante sia considerato tra quelli più efficaci e all’avanguardia. In alcune testimonianze raccolte dai media internazionali, residenti di Lahaina raccontano la loro fuga dai roghi quando le colonne di fumo erano già visibili, spiegando di non aver sentito alcuna sirena e di essersi invece resi conto di essere in pericolo solo quando hanno visto le fiamme o sentito esplosioni nelle vicinanze. Thomas Leonard, un postino in pensione di 70 anni, martedì non si era reso conto dell’incendio finché non ha sentito odore di fumo. Anche Cole Millington è un residente di Lahaina e alla Cnn ha raccontato che intorno alle 16 di martedì scorso ha notato «l'enorme pennacchio di fumo nero» che appariva come sufficientemente minaccioso per decidere di fare le valigie e andarsene sebbene non avesse ancora ricevuto alcun segnale di allerta sui suoi dispositivi. «Ci siamo resi conto che la città e la nostra strada sembravano sul punto di bruciare», ha detto, «15 minuti dopo stavamo correndo verso le nostre auto dopo aver preso con noi tutto ciò che potevamo prendere: il passaporto, il cane e il mio furgone. Stavamo uscendo dal vialetto» quando è arrivato l'allarme con l’ordine di evacuazione.
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